La voce del vino

La parola scritta può essere la più valida alleata per il comparto vitivinicolo. Una simbiosi che diventa un tallone d’Achille quando prevalgono tentazioni di censura

Il rischio censura pare scongiurato.

Bruxelles ha rimosso il vino dalla black list dei prodotti dannosi per la salute. Una classificazione che avrebbe precluso l’accesso ai fondi Ocm per la promozione e comunicazione.

Editoriale VVQ 1/2023

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Correnti letterarie

L’Albana di Romagna può così continuare ad affidarsi ai versi del poeta Marino Moretti («brilla più bella dell’oro e più fluida di una matassa di luce»). I grandi rossi delle Langhe valorizzare narratori illustri come Carlo Emilio Gadda («un bicchiere di Barolo può ridestare a un tratto, nelle più amare anime, i sensi della condiscendenza nativa») o l’ironia di Cesare Pavese («tre nasi son quel che ci vuole per bere il Barolo»).

Il Brunello di Montalcino rinverdire la scatenata verve futurista di Filippo Tommaso Marinetti («il Brunello è benzina, il carburante che muove il mondo»).

Per Luigi Veronelli, il più imitato tra gli eno-cantori, «il vino, dopo l’uomo, è il personaggio più capace di racconti». E non si tratta solo di esperienze estetiche e sensoriali da descrivere, ma di veri e propri messaggi cifrati da interpretare. In ogni bottiglia è celata infatti la storia del territorio di produzione, l’interpretazione del concetto di sostenibilità, l’impegno dell’enologo per la qualità, le scelte di generazioni di vignaioli prese per principio o per migliorare la propria sorte.

Un affollamento di notizie, aforismi, presagi e indicazioni tecniche da districare e declamare con competenza, sensibilità e stile.

Miti che nascondono verità

Perché il vino ha sicuramente tante cose da dire, ma bisogna dargli voce e pure memoria. Per questo nella mitologia greca le muse, le 9 divinità delle arti, erano spesso in stretta relazione con Dioniso. E tra queste soprattutto Clio, la musa del canto epico, raffigurata con la pergamena arrotolata in mano.

Miti che, come spesso capita, nascondevano verità che scopriamo dopo millenni. La parola scritta si sta infatti rivelando l’ingrediente più solido e affidabile per far crescere il consumo di vino nel mondo.

Dal 2007, anno del varo della misura Ocm di promozione sui mercati terzi, l’export mondiale di vino è cresciuto da 20 a 35 miliardi di euro (nonostante il recente freno causato da pandemia, guerra e calo cinese). Quello italiano è addirittura raddoppiato (da 3,5 a 7 miliardi). Certo, promozione non vuol dire solo comunicazione. Ma un efficace stile narrativo può produrre effetti più significativi e duraturi di una fugace fiera o di una rapace degustazione.

Vino al vino

Lo dimostrano casi letterari come quello del “Sorì San Lorenzo” di Edward Steinberg, che aprì il mercato americano al Barbaresco di Gaja. Un lasciapassare che oggi può arrivare da un incisivo articolo su riviste come Wine Enthusiast (o magari VVQ). Un’efficacia che, nella società dell’apparire, può essere difficilmente replicata sulle piattaforme social. Gli emoji e i reel mettono infatti in luce lo stato d’animo dell’autore ma lasciano sullo sfondo il messaggio.

Per fare emergere la voce del vino servono invece tutte le 21 lettere dell’alfabeto. Mario Soldati, negli epici viaggi di “Vino al vino”, scelse di rappresentarlo come un’opera d’arte che può essere intuita solo nel luogo e con attorno tutti gli elementi della sua creazione.

Anzi, come «un essere vivente effimero, ineffabile, misterioso», accontentandosi di tradurre in parola le singolarità che intercettava nei suoi tortuosi percorsi culturali e sensoriali.

Lo spettro di Catone il Censore

Una scoperta, quella della perfetta simbiosi con la parola scritta, che può, a conti fatti, rappresentare un insidioso tallone d’Achille per il vino. Da Marco Porcio Catone in poi la censura è infatti una tentazione ricorrente per chi vuole preservarsi le leve del potere e così, nei periodi di crisi, è spesso la carica eversiva di Dioniso a finire all’indice.

Scongiurato, per ora, il rischio black list, il vino deve infatti ancora affrontare le insidie di una Oms risoluta a spezzare il binomio vino-salute e pure quelle causate, volutamente o no, dai cambi repentini di Governo. Lo dimostra il recente dimezzamento delle risorse (da 25 a 12,6 milioni di euro) del bando nazionale per la promozione. Un taglio concentrato proprio sulle attività di comunicazione che sta lasciando in braghe di tela molti Consorzi di tutela.


Lorenzo Tosi

La voce del vino - Ultima modifica: 2023-01-26T02:22:32+01:00 da Lorenzo Tosi

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