Chi ha paura del lupo cattivo?

Quale livello di accettazione si registra nei confronti delle TEA, Tecniche di Evoluzione Assistita? Lo status quo e gli sviluppi attesi

Il titolo di questo editoriale è anche quello del libro, per grandi e piccini, dello psicologo Cesare L. Musatti, nel quale il lupo cattivo rappresenta le paure irrazionali che attanagliano l’umanità sin dalla nascita.

Tra queste, la paura di ciò che è nuovo e poco conosciuto, come quella che ha fatto schierare una parte dell’opinione pubblica contro l’uso delle TEA, Tecniche di Evoluzione Assistita, in agricoltura.

In realtà, se riusciremo a evitare gli errori del passato, ovvero lasciare le biotecnologie in mano alle sole multinazionali e “venderne” i risultati come la panacea di tutti i mali, possiamo sperare che le TEA non solo godano di una maggiore accettazione per il contributo scientifico che sono in grado di dare all’adattamento ai cambiamenti climatici e a un’agricoltura ecosostenibile, ma anche che possano registrare un successo che altre tecnologie non hanno avuto.

Spiegare molto e spiegare meglio queste tecnologie ha già raggiunto un primo obiettivo, ovvero vedere tutte le Associazioni di categoria abbracciare all’unisono le opportunità offerte all’agricoltura dalle due premio Nobel per la Chimica, Emanuelle Charpentier e Jennifer Doudna: la scoperta insignita del più ambito premio mondiale si basa sulla capacità di una proteina di causare mutazioni mirate in un “gene difettoso”, cambiandone alcune basi (i mattoncini di cui è costituito il DNA) e produrre così una pianta resistente a una malattia. La conseguente riduzione dell’uso di fitofarmaci è già un grande vantaggio, ma da non sottovalutare è anche la pressoché identica natura dei prodotti ottenuti con le mutazioni mirate rispetto alle varietà di partenza: si tratta sostanzialmente di nuovi cloni della stessa varietà e non di una varietà diversa, magari molto valida, ma sulla quale si dovrebbe investire molto in conoscenza per arrivare a un prodotto vincente.

L’enorme incremento di biodiversità clonale che si ottiene tramite l’applicazione di queste tecniche di mutazione (evoluzione) assistita è già stata compresa dai più. Solo pochi soggetti anti-progresso hanno ancora paura del “lupo cattivo”.

Il Parlamento Europeo, e la politica in generale, sono chiamati ora a pronunciarsi sull’argomento. Dopo qualche esitazione iniziale, si sta facendo strada l’evidenza del fatto che le TEA possano essere di diverso tipo, con differente grado di impatto sui genomi, e debbano essere giustamente regolamentate in maniera differenziata. Si dovranno raggiungere compromessi e stabilire soglie che definiscono i prodotti (al momento TEA1 e TEA2), che genereranno un diverso grado di accettazione.

È un piccolo ma fondamentale passo avanti per non perdere il treno rispetto al resto del mondo, che ha già accettato biotecnologie più impattanti e che ha già definito le TEA “equivalenti” al miglioramento genetico classico.

Finalmente la nuova regolamentazione è al Trilogo Europeo. Siamo dunque alle battute finali, e dopo l’Europa dovranno essere le singole Nazioni a legiferare per adeguarsi. L’Italia è orgogliosamente all’avanguardia nel mondo per l’applicazione di queste tecnologie alla vite, da vino e da tavola. Occorre essere pronti a cogliere l’apertura europea e, “in casa”, quella delle Associazioni di categoria, per spingere questa opportunità.

Il Governo italiano sembra avere le idee chiare e ha rifinanziato un progetto applicativo, denominato TEA4IT, che vede la vite tra le specie più promettenti e attenzionate.

Carpe diem.

Editoriale di VVQ 8/2025

Chi ha paura del lupo cattivo? - Ultima modifica: 2025-11-27T08:12:03+01:00 da Redazione

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