Dona trasparenza e densità, splendore e fluidità.
Il vetro è da millenni il migliore alleato del vino, testimone di storia, illusione di verità, specchio di vanità.
Un materiale quasi magico, ottenuto da silice trattata con soda e potassa sempre più pure nel corso dei secoli, dalle proprietà fisiche uniche, né solido né liquido, impermeabile, inodore e completamente inerte dal punto di vista chimico e microbiologico. In grado non solo di dare forma ma anche sostanza alla qualità enologica garantendo, durante il periodo di affinamento, un miglioramento della piacevolezza aromatica, in particolare dei vini rossi correttamente conservati (vedi articolo del Dip. Disaaa dell’Università di Pisa su VVQ 4/2021).
Anteprima editoriale VVQ 3/2023
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Una lunga e proficua relazione che, come spesso capita, pare destinata a finire. Incrinata dalla crisi inflattiva e dall’aumento vertiginoso dei prezzi delle materie prime innescato dall’instabilità geopolitica internazionale. Deteriorata dalle accuse di insostenibilità per un processo di trasformazione altamente energivoro. Messa in forte difficoltà dalla svolta rigorista della Commissione Europea che, dopo la stretta ecologista della Farm to Fork in vigneto, infonde ampie dosi di Green deal anche nella nuova normativa sugli imballaggi (v. articolo su VVQ 1/2023) imponendo di passare dal riciclo al riuso del vetro entro il 2030 (anche in relazione all’impossibilità a lavorare più volte i vetri colorati).
I guasti del vuoto a rendere
Il comparto vitivinicolo sarebbe quello più colpito dal ritorno del vuoto a rendere. Sia per il ricorso a formati particolari e sempre più personalizzati, sia per i confini sempre più ampi dei mercati di riferimento (soprattutto se messi in relazione con le dimensioni economiche medio-piccole delle nostre cantine, chiamate a organizzare il richiamo dei vuoti e la loro sanificazione).
Un tentativo di normalizzazione che, potenzialmente, rischia di produrre effetti commerciali peggiori rispetto alla guerra all’alcol. E che spinge i player del settore a un ripensamento strategico delle politiche di gamma. Riservando la tradizione del vetro ai vini, soprattutto rossi, che devono sviluppare aromi terziari nel corso dell’affinamento e alle bollicine da mantenere sotto forte pressione. Esplorando le nuove opportunità degli imballaggi alternativi per tutte le altre referenze.
L'ecocompatibilità di Brik e Bib
A partire da quelli considerati “ecocompatibili” per la capacità di riduzione della carbon footprint nel corso della produzione e del trasporto. Tetrabrik e Bag in Box, a discapito dei pregiudizi - soprattutto italiani - sulla qualità dei vini contenuti, guadagnano infatti quote di riferimento nei comparti Igp e da tavola inscatolati nel Belpaese (rimanendo per ora alla finestra riguardo a Doc e Docg). I produttori di questi imballaggi sono fortemente impegnati a migliorarne la sostenibilità ambientale attraverso tappi non separabili e una maggiore facilità nel recupero e riciclo. E anche sul fronte della qualità l’impegno è quello di limitare la possibile permeabilità ai gas, che può essere un punto di debolezza in particolare per i Bag in Box.
Alla generazione Z piace l'alluminio
Torna anche il vino in lattina, grazie all’impegno di alcuni motivati pionieri (e alla ricettività che stanno dimostrando i consumatori della generazione Z in particolare dei mercati anglosassoni).
Immagine da reinventare
Le degustazioni guidate perderanno forse fascino. Diventerà sicuramente più difficile testimoniare l’immagine di naturalità che fa la fortuna di coraggiosi vignaioli impegnati a seguire disciplinari sempre più estremi.
Ma, come in ogni cambiamento repentino, possono anche emergere opportunità. La forma a parallelepipedo offre più superfici per la fantasia di grafici creativi per raccontare gli elementi distintivi della nostra tradizione enologica. I canned wine possono aprire a nuove occasioni informali di consumo. La capacità di reagire alle difficoltà è da sempre l’elemento che fa la fortuna del comparto enoico italiano.
Anteprima editoriale VVQ 3/2023