La Commissione Beca (Beating cancer) del Parlamento europeo si è espressa questa sera in favore del report sul piano anticancro.
Il documento redatto dagli EuroParlamentari e contestato da Unione italiana vini (Uiv) e da Alleanza delle Cooperative nei suoi assunti scientifici, dovrà essere ratificato il primo bimestre del prossimo anno in sede di sessione plenaria del Parlamento europeo.
Ne avevamo già parlato nell'Editoriale del numero 6/2021:
Un voto disastroso per l’economia del settore
«Il voto emerso – ha detto Paolo Castelletti, segretario generale Uiv,– conferma i timori della vigilia e pone in serio pericolo un’economia, una cultura e uno stile di vita fondamentali per l’Italia».
«Se il documento dovesse essere confermato anche nella sessione plenaria prevista tra un paio di mesi – ha proseguito Castelletti – l’indirizzo politico dato dal Parlamento si rivelerebbe disastroso per la competitività del vino europeo, con forti tagli in materia di promozione e marketing, oltre a un aumento della tassazione».
Obiettivi condivisibili, non i mezzi per raggiungerli
Sulla stessa linea Luca Rigotti, Coordinatore del settore Vitivinicolo di Alleanza Cooperative Agroalimentari: «Anche se non siamo ancora davanti a proposte legislative concrete, la votazione odierna della Commissione speciale Beca del Parlamento Europeo alla Relazione della Commissione europea sulla lotta contro il cancro rappresenta un elemento di grande preoccupazione per il comparto vitivinicolo e per i Paesi produttori».
«Pur condividendo – continua Rigotti - gli obiettivi del piano di lotta contro il cancro, riteniamo opportuno sottolineare come l'attuale approccio sia contraddistinto da una sostanziale assenza di equilibrio, che è necessario per tutelare, insieme alla salute dei consumatori, anche una fondamentale filiera del Made in Italy che dà lavoro a oltre un milione di addetti».
Il binge drinking è altrove
«Inutile ribadire ulteriormente – riprende Castelletti - l’iniquità di un documento che accomuna un prodotto simbolo della Dieta mediterranea con il binge drinking. Basterebbe verificare l’ultimo rapporto Eurostat per capire come i Paesi europei con il maggior consumo pro-capite di vino siano contemporaneamente in coda alle classifiche del bere compulsivo».
«Serve ora che le nostre istituzioni facciano quadrato in ogni sede assieme a quelle dei principali Paesi produttori del Vecchio Continente».
Secondo l’istituto statistico Ue, infatti, Italia e Cipro in primis, ma anche Spagna, Grecia e Portogallo sono i winelover più assidui e allo stesso tempo i meno dediti a consumi pesanti di alcol, prerogativa questa riservata in particolare ai Paesi del Nord Europa.
Per Uiv e gli imprenditori europei del Comité vins, l'ipotesi del report che non esista un “livello sicuro di consumo” si basa su un unico studio fuorviante e semplicistico. Non tiene conto, infatti, dei modelli di consumo e di altri fattori legati allo stile di vita.
Il proibizionismo rischia l’effetto opposto
«L’Europa – secondo Castelletti– ha il dovere di proporre politiche volte a minimizzare i rischi correlati alla malattia ma a nostro avviso non è censurando il consumo, in ogni genere e grado, che si risolve il problema. Occorre tenere conto delle specificità del vino, che in Italia - e non solo - è sinonimo di moderazione».
Per il presidente dell’associazione europea Wine in Moderation e vicepresidente Uiv, Sandro Sartor: «Porre come target una diminuzione generale della popolazione che beve alcol, composta per la maggioranza dei casi da consumatori moderati, non aiuterà a raggiungere gli obiettivi della strategia».
«A livello europeo il settore è già da tempo fortemente impegnato, anche grazie all’associazione Wine in Moderation, nella promozione di un consumo moderato durante i pasti nell’ambito di uno stile di vita sano. Ricordo in tal senso come solo in Italia negli ultimi 35 anni il consumo pro-capite di vino si sia ridotto di quasi il 50% e come non vi siano evidenze scientifiche che il consumo moderato nell’ambito della Dieta mediterranea sia dannoso».