È un’annata difficile per molti produttori di uva da vino. Soprattutto in Puglia.
Alcuni hanno recuperato appena le spese per gli investimenti sostenuti. Altri sono andati, più o meno nettamente, in perdita. Altri ancora, soprattutto coloro che trasformano le uve nella propria cantina, hanno maggiori probabilità di fare reddito, anche se sarà da verificare in quale misura. Purtroppo i colpi inferti dal cattivo andamento meteorologico della scorsa primavera e quelli, a esso legati, causati dalla peronospora hanno lasciato il segno nei vigneti, soprattutto in termini di riduzione delle rese.
A Taranto lo scorso 16 settembre Cia Puglia aveva posto l’attenzione sulla grave crisi del comparto con una manifestazione che aveva portato nel capoluogo jonico centinaia di produttori di uva da vino provenienti dall’intera Puglia.
Nell’occasione il presidente di Cia Puglia e vicepresidente di Cia Agricoltori Italiani Gennaro Sicolo aveva consegnato al prefetto Demetrio Martino un documento in cui si chiedevano al governo nazionale risorse proporzionali ai reali grossi danni che i produttori di uva da vino hanno subito in tutta l’Italia a causa dei gravi attacchi di peronospora.
Ma a distanza di quasi un mese, dichiara Giuseppe De Noia, viticoltore e presidente di Cia Levante (Bari e Barletta-Andria-Trani), nessuna risposta positiva è pervenuta ai viticoltori.
Risposte insufficienti dalle Istituzioni
«Il governo nazionale aveva stanziato, prima della nostra manifestazione, appena un milione di euro per tutta Italia».
«Una goccia nell’oceano, che non serviva a coprire nemmeno una minima parte delle perdite che hanno subito i viticoltori italiani. Avevamo chiesto risorse proporzionali al danno effettivo patito dai produttori. Poi il governo ha aggiunto solo altri 6 milioni di euro, evidentemente non ha chiarezza di ciò che è accaduto nei vigneti italiani. Adesso in totale sono disponibili 7 milioni di euro, sette gocce nell’oceano!».
La Regione Puglia si era impegnata a reperire risorse per varare misure compensative della perdita di produzione, però, malgrado le continue riunioni del tavolo tecnico aperto presso l’assessorato all’Agricoltura, non ha dato alcuna risposta positiva. Intanto abbiamo pressoché terminato la vendemmia, il portale Sian di Agea ha già aperto la finestra per presentare le dichiarazioni di vendemmia e ci stiamo facendo i conti in tasca per verificare come è andata la campagna».
In Puglia perdita media di produzione del 55%
Il primo dato su cui riflettere è la grossa perdita di produzione, sottolinea De Noia. «Il calo medio, rispetto alle ultime annate, è del 55%, con una oscillazione che va dal 30% all’80%. In alcune aziende sfiora o raggiunge il 100%. Nella mia azienda di 3 ha a Bitonto (Ba) ho perduto il 60% della produzione prevista».
Prezzi leggermente più alti degli altri anni, ma non remunerativi
Il secondo dato è l’andamento dei prezzi delle uve da vino. «Si sono rivelati leggermente più alti degli altri anni, a causa della bassa offerta, non certo come speravamo. Per le uve più commerciali, cioè quelle di vitigni buoni, ma non eccellenti, i prezzi sono oscillati fra 44 e 52 €/q, in funzione del grado zuccherino, ma, a differenza degli altri anni, senza una distinzione fra uve bianche e uve rosse o nere, la cui ragione stiamo cercando di capire.
Per le uve di vitigni pregiati, come Primitivo di Manduria, Negroamaro e pochi altri, da 70 a 75 €/q, sempre in base al grado zuccherino. È però evidente che il leggero aumento dei prezzi non è riuscito affatto a compensare le perdite di produzione!».
Risultati diversi tra produttori grossi e piccolo-medi
Naturalmente, puntualizza De Noia, i risultati sono stati diversi a seconda del tipo di produttore. «I grossi produttori, che avevano assoluto bisogno almeno delle proprie uve per vinificarle in cantina e rispettare i contratti firmati, non hanno lesinato i trattamenti fitosanitari in generale e quelli antiperonosporici in particolare, arrivando anche a 20-22 interventi! Così hanno salvato almeno l’80% della produzione in campo».
Invece i piccoli e medi produttori, che vendono le uve e non le trasformano, si sono fermati secondo De Noia a circa 10 trattamenti, anche perché hanno meno risorse da investire, e hanno conseguito rese più basse. Il presidente di una nostra cooperativa ci ha informato che parecchi soci adesso hanno difficoltà a pagare i prodotti fitosanitari acquistati dalla farmacia agricola interna alla cooperativa perché non sono riusciti a coprire le spese!
«Io ho prodotto uve di Moscato di Trani di ottima qualità, con 28 gradi Babo, ma, facendo i conti, ho verificato che sono andato in pareggio, non ho perduto ma non ho neanche guadagnato nulla. Potrei dire che mi è andata bene, ma per un anno il vigneto di fatto non ha prodotto reddito!».