Cercansi mercati alternativi.
Un'esigenza che è emersa con forza anche al 75° Congresso nazionale Assoenologi di Verona.
Un’analisi degli impatti del conflitto è stata oggetto il 25 marzo, di una relazione all’Intergruppo Vino del Parlamento Europeo di Ignacio Sanchez Recarte, segretario del CEEV, Comité Européen des Entreprises Vins, sotto la cui egida si riconoscono 25 associazioni nazionali di 13 Paesi UE oltre a Svizzera, Regno Unito e Ucraina, che a loro volta rappresentano il 90% dell’export del vino europeo.
La svalutazione del rublo
Un export che si è quasi fermato a causa della svalutazione del rublo, delle incertezze sui pagamenti e dell’incertezza giuridica-assicurativa. Soluzioni? Al momento solo quella di guardare a mercati alternativi.
«L’impatto diretto - ha spiegato Sanchez Recarte - è secondo a quello indiretto dovuto alla crisi economica, con l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime».
Promozione al palo
«Per quanto riguarda i programmi di promozione, visto il contesto economico e politico, non credo che si possa pensare nel breve periodo a iniziative rivolte a quell’area». Per il CEEV da questa crisi si deve uscire con una UE più forte: «Non chiediamo sussidi, vanno utilizzati gli strumenti già esistenti e rafforzato il mercato unico», viene spiegato.
Mercosur, barriere non tariffarie, ecommerce
Tra le proposte operative: accelerare la ratifica e attuazione degli accordi di libero scambio esistenti, come il Mercosur; intensificare gli sforzi della Commissione alla lotta agli ostacoli tecnici al commercio con un focus particolare su Cina, Brasile e Canada; aumentare la cooperazione tecnica con i Paesi terzi; migliorare il sostegno alla promozione dell’UE; eliminare gli ostacoli nazionali alla libera circolazione dei prodotti nell’UE; adottare regole più semplici per l’e-commerce dei vini».