La qualità è questione di tempo. Il tempo necessario ad esempio per capire qual è il vitigno resistente più adatto per ogni territorio di coltivazione e lo stile di vinificazione migliore per farlo esprimere al meglio. Alla fine di questo percorso però i risultati arrivano. Lo ha dimostrato la 1a Rassegna dei vini Piwi organizzata dalla Fondazione Mach di San Michele all’Adige (Tn).
Un concorso, il primo nel suo genere, organizzato da Marco Stefanini, responsabile dell'Unità di genetica e miglioramento genetico della vite, Andrea Panichi, coordinatore del Dipartimento istruzione post secondaria e Maurizio Bottura, responsabile dell'Unità viticoltura, a cui hanno aderito 56 aziende con 95 vini di 5 categorie diverse: rossi, bianchi, orange, frizzanti, spumanti.
Una diversità destinata a finire
Il 2 dicembre si è tenuta la cerimonia di premiazione che ha attribuito 15 premi e 13 menzioni di onore. Paradossalmente potrebbero essere gli ultimi a gareggiare in questa categoria speciale perché, a partire dal prossimo gennaio 2022, i Piwi (sigla tedesca che sta per Pilzwiderstandfähig, letteralmente “viti resistenti ai funghi”) potranno essere inseriti nei disciplinati delle denominazioni d’origine anche italiane (ovviamente di quelle regioni che li hanno già autorizzati, che sono la minoranza), smettendo di essere considerati “diversi”.
Ad annunciarlo è Attilio Scienza, fresco di nomina come presidente del Comitato nazionale vini proprio in occasione del seminario scientifico che ha tenuto banco nel corso della cerimonia di premiazione organizzata da Fem. «I responsabili di Consorzi e denominazioni –raccomanda Scienza - si mettano in fila per chiedere al Comitato l’inserimento dei vitigni resistenti nei loro vini (per ora però la fila non si vede: si può andare senza dover prenotare, ndr)».
Etica ed estetica a braccetto
«Etica ed estetica – aggiunge Luigi Moio, presidente dell’Oiv – devono andare di pari passo affinche anche i vitigni resistenti possano avere un futuro luminoso, contribuendo all’esaltazione del terroir attraverso un’enologia leggera, non invasiva».
«Molti studi di metabolomica – sottolinea Fulvio Mattivi, docente all’Università di Trento - dimostrato che non ci sono differenze analitiche significative in grado di incidere sulla qualità organolettiche tra i vini ottenuti da vitigni resistenti e quelli da varietà classiche». «Il vantaggio attuale in favore di quest’ultime è tutta nel tempo, nella perfetta combinazione con il territorio espressa nei secoli grazie all’impegno di generazioni di produttori».
I Piwi meritano più fiducia, ed è proprio grazie a rassegne come quella organizzata dalla Fondazione trentina che la loro coltivazione si può affermare.
Scarica le relazioni:
Attilio Scienza, "Il meticcio ci salverà o meglio salverà la viticoltura"
Luigi Moio , "Il futuro del vino nell'era della sostenibilità".
L’impegno delle istituzioni
«Questa prima rassegna nazionale – spiega Mirco Maria Franco Cattani, presidente di Fem - rappresenta un pass, importante verso la valorizzazione dei vini resistenti. Frutto di un’evoluzione scientifica e colturale che vede protagonisti, da anni, anche alcuni dei nostri più sensibili ed appassionati produttori locali».
«Uve e vini resistenti – testimonia l'assessore provinciale Giulia Zanotelli - sono strumenti preferenziali per realizzare la transizione ecologica auspicata dal Green Deal e dalla nuova PAC. Il Trentino ha saputo anticipare questi temi puntando su innovazione e ricerca in particolare legata al miglioramento genetico».
Enrico Giovannini, presidente del Consorzio Innovazione Vite, riconosce come in questi ultimi anni i vivaisti viticoli abbiano cercato di raccogliere i segnali e le indicazioni dei viticoltori e delle cantine per mettere in atto nuove strategie di sviluppo sostenibile.
Per Alex Morandel, presidente di Piwi international, il tema della viticoltura sostenibile viene alimentato dall’impegno e dalla passione di tecnici, ricercatori e produttori.
Mario Pezzotti, dirigente del Centro Ricerca e Innovazione, moderatore del seminario scientifico, ribadisce come il tema della sostenibilità in viticoltura dipenda dall’innovazione e da impegnativi programmi di miglioramento genetico.
I vini premiati
VINI FRIZZANTI | ||
classificato | Nome azienda | Nome vino |
3 | Cantina Pizzolato | Hoppa 2020 |
2 | Sartori Organic Farm | Diadema 2020 |
1 | Azienda Agricola Dellafiore Achille | Johanniter 2020 |
VINI SPUMANTI | ||
classificato | Nome azienda | Nome vino |
Menzione | Azienda Agricola Filanda de Boron | Lauro 2020 |
Menzione | Cantina Montelliana | “4.07” |
Menzione | Lieselehof | Brut 2017 |
Menzione | Tenuta Crodarossa | Derù 2020 |
3 | Cantine Umberto Bortolotti | Oltre 2018 |
3 | Cantina Sociale di Trento | Santacolomba 2019 |
2 | Le Carezze | Iris 2020 |
1 | Le Carline | Resiliens |
VINI BIANCHI | ||
classificato | Nome azienda | Nome vino |
Menzione | Azienda Agricola Ceste Franco | Ratio 2018 |
Menzione | Terre di Ger | Feltro Bianco 2020 |
Menzione | Il Brolo Società Agricola | I Cavalieri della seta |
Menzione | Cantina Kurtatsch | Bronner 2020 |
3 | Lieselehof | Vino del Passo 2020 |
3 | Villa Persani | Aromatta 2019 |
2 | Terre di Ger | Arconi Bianco 2020 |
1 | Weingut Plonerhof | Solaris 2020 |
VINI ORANGE | ||
classificato | Nome azienda | Nome vino |
Menzione | Azienda Agricola Doladino | Sbreg 2020 |
Menzione | Azienda Agricola Filanda de Boron | Tre 2019 |
Menzione | Casa Vinicola la Torre | Vagabondo Bianco le Anfore 2018 |
3 | Azienda St. Quirinus | Planties Amphora 2017 |
2 | Giannitessari Società Agricola | Rebellis 2019 |
1 | Lieselehof | Julian Orange 2019 |
VINI ROSSI | ||
classificato | Nome azienda | Nome vino |
Menzione | Parco del Venda | Cigno nero 2019 |
Menzione | Terre di Ger | Caliere rosso 2019 |
3 | Cantina Pizzolato | Novello 2021 |
2 | Le Carezze | Urano 2019 |
1 | Terre di Ger | El Masut 2019 |
VINCITORE ASSOLUTO | ||
Nome azienda | Nome vino | |
Weingut Plonerhof | Solaris 2020 |
Per rivedere la diretta streaming: https://www.youtube.com/user/fondazionemach