Mirabella e una “carta etica” per comunicare al consumatore l’attenzione per l’ambiente, il risparmio energetico, lo smaltimento dei rifiuti, ma anche le tecniche e gli accorgimenti presi in vigna e in cantina per fare vini di qualità con un occhio sempre rivolto all’uso intelligente e sicuro delle risorse.
Buone pratiche messe a punto in anni di prove
Un tema oggi sempre più incalzante, complici l’allarme sul riscaldamento globale e la necessità di un mondo più sicuro e sano, un tema che riguarda da vicino anche il mondo vitivinicolo.
Così, siamo andati a curiosare nelle “buone pratiche” messe in campo dall’azienda Mirabella in Franciacorta, che ha impiegato anni per adottare una serie di soluzioni orientate alla naturalità e che l’hanno portata nel 2012 a convertirsi, al 100%, alle fonti di energia rinnovabile. La cantina, tra l’altro, è interrata e circondata da una falda freatica superficiale che le permette di mantenere temperatura e umidità sempre costanti.
L’alveare della sostenibilità di Mirabella
Ma un altro aspetto importante riguarda la comunicazione, perché poi i risultati raggiunti vanno fatti conoscere. E Mirabella sul suo sito internet lo fa con un “alveare” di informazioni semplici e dirette, un grafico interattivo che racconta e motiva punto per punto ogni scelta, riassunta in una mappa etica (www.mirabellafranciacorta.it/carta-etica). Ne abbiamo parlato con l’enologo Alessandro Schiavi uno dei titolari della cantina.
Conversione in bio…
Le vostre buone pratiche sono riassunte da una “carta etica” che interessa vari aspetti: la gestione della vigna, la produzione, gli imballaggi, etc. Quando nasce questa vocazione alla sostenibilità ambientale ed economica e quanto tempo avete impiegato per diventare “etici”?
Mirabella, fin dalle sue origini, nel ‘79, ha gestito in modo etico le risorse e i suoi prodotti. Una scelta precisa del fondatore, Teresio Schiavi, che ha trasmesso questo modo d’interpretare il territorio anche ai figli. Nel corso degli anni Mirabella ha affinato le tecniche, si è convertita al Bio e soprattutto ha comunicato meglio il suo modo d’essere, la sua filosofia in campagna e in cantina.
Grande impegno è stato rivolto alla riduzione degli allergeni e dei solfiti in tutti i vini della linea, che ci ha permesso di realizzare il primo Franciacorta senza solfiti aggiunti (Elite, ndr) in cui anche quelli naturali si attestano al di sotto del minimo di dichiarazione. Un traguardo molto importante dell'ambito di questa ricerca avviata ormai 15 anni fa.
….ma sperimentazioni in integrato
In vigna ad esempio come lavorate?
La gestione è al 100% biologica ma stiamo ripensando e sperimentando nuovi sistemi di lotta integrata perchè l'obiettivo deve essere quello del minor inquinamento possibile, senza contraddizioni. Non ci vogliamo limitare ad una dicitura sulla carta.
Costi energetici abbattuti in cantina da MIrabella
E in cantina che accorgimenti avete adottato?
Sono molti gli accorgimenti che coniugano lavorazioni di qualità con velocità d’esecuzione e basso impatto ambientale. Ad esempio la flottazione permette di raffreddare meno i mosti, ridurre tantissimo le fecce e illimpidire in poche ore i mosti torbidi, o il raffrescamento con acqua di falda, la fermentazione malolattica per dare stabilità, complessità e riconoscibilità ai nostri Franciacorta e l’utilizzo del 100% di energia da fonti rinnovabili.
Quali sono le certificazioni che possono attestare una realtà di questo tipo?
Il Cofer 2012/06/1403281 per l'energia da fonti rinnovabili, il biologico in vigna e soprattutto la maggior restrittività che ci imponiamo rispetto al disciplinare Franciacorta, regole ben precise che garantiscono al consumatore alti standard qualitativi.
Cosa suggerirebbe a un produttore interessato a percorrere una strada analoga? Quali passi dovrebbe fare? E in che ordine?
Difficile dare suggerimenti nella complessa realtà della vite e del vino, ma credo sia fondamentale vivere la propria azienda quotidianamente esprimendo il territorio, senza emulare nessuno, con tanta pazienza e consapevolezza di quanto una scelta possa condizionare nel bene e nel male tutto l'ecosistema. Altrettanto importante sarà comunicare e motivare le proprie scelte, in sintesi cercare di creare il proprio stile, con passione e definizione, senza strafare.
Più facile partire da zero che trasformare l’azienda
Ritagliarsi un profilo di cantina etica comporta un forte investimento iniziale?
Nel periodo storico in cui siamo la maggior parte delle attività richiede pesanti investimenti iniziali e una cantina non è certo da meno. Se parliamo di Franciacorta dobbiamo inoltre sommare l'attesa dell'affinamento "in catasta" e quindi un ulteriore investimento. Oggi, per un'azienda che voglia autodefinirsi "etica" e operare di conseguenza, credo sia più semplice e meno oneroso economicamente partire da zero. Sicuramente invece i giochi si fanno più difficili convertire una realtà' già esistente. In entrambi i casi serve grande e costante volontà di ricerca, spirito innovazione, motivazione e passione.
Una gestione di questo tipo comporta dei risparmi significativi? Nel vostro caso, possiamo quantificare?
I risparmi per quanto già detto nel caso di aziende storiche sono difficilmente quantificabili anche perchè dipendono moltissimo dall'andamento dell'annata meteorologica e viticola.
Nel corso del tempo abbiamo riscontrato evidenti risparmi energetici grazie alla tecnica della flottazione: 20-25% di energia elettrica risparmiata, una minor perdita di prodotto del 3-5% per migliori programmi di pressatura e chiarifiche più mirate, tappi certificati in micro-granina per un miglior sfruttamento dei sugheri e l'eliminazione del problema "sentore di tappo" o Tca, e altro ancora.
Pinot fermi nella culla delle bollicine, la scelta originale di Mirabella
Siete produttori di Franciacorta, ma di recente avete lanciato due vini fermi, un Pinot bianco e un Pinot nero. Perchè questo interesse per il pinot?
Il pinot bianco per Mirabella è la strategia senza tempo, del passato, del presente e del
futuro, è il vitigno più "italiano" che abbiamo in Franciacorta e in questa zona si esprime da sempre.
L'antenato del Franciacorta aveva come denominazione "pinot di Franciacorta metodo champenoise".
Bene, il pinot bianco ha saputo gestire al meglio i cambiamenti climatici degli ultimi anni, adattandosi al riscaldamento mantenendo finezza olfattiva e acidità.
E' un'uva difficile ed esigente, il massimo lo dà solo nei terreni vocati; non è un vitigno di pianura né per terreni ricchi o umidi, né per esposizioni ombreggiate.
In purezza sia come vino fermo che spumantizzato con metodo classico esprime eleganza e finezza, nel taglio rende meno pesanti gli chardonnay e ingentilisce il nervo del pinot nero. Il mio sogno? Vedere un Franciacorta 100% da uve pinot bianco.
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