L’Italia del vino cresce nel mondo (ma meno dei concorrenti)

In Cina in 5 anni l’incremento dell'import di vino italiano ha sfiorato l’80% mentre le importazioni dal resto del mondo hanno segnato un +106%
Il comparto vitivinicolo continua ad essere la locomotiva del nostro export agroalimentare e si appresta, nel 2019, a superare per la prima volta i 6 miliardi di euro di saldo di una bilancia commerciale strutturalmente attiva. L’analisi di Nomisma Wine Monitor mette però in evidenza una crescita, nel primo semestre 2019, meno vigorosa rispetto al passato, il calo significativo del prezzo medio nell’area Ue, la crescita inferiore rispetto ai concorrenti nell’estremo oriente

L’export di vino nel mondo è sempre la punta delle nostre esportazioni alimentari ma bisogna cominciare a difendersi dalla concorrenza sempre più agguerrita di altri Paesi.

Cina, Corea e Giappone da presidiare

L’Italia, secondo l’analisi condotta di Nomisma-Wine Monitor è certamente cresciuta nelle vendite, ma meno dei suoi concorrenti ed infatti in Cina in 5 anni l’incremento italiano ha sfiorato l’80% mentre le importazioni dal resto del mondo hanno segnato un +106%. Così a Hong Kong dove l’Italia ha incrementato le esportazioni di vino del 28% contro il 67% degli altri e in Corea del Sud dove il nostro incremento del 36% è inferiore al 60% registrato dagli altri Paesi. E soprattutto in Giappone dove le vendite di vino negli ultimi cinque anni sono cresciute solo del 3,4%, a fronte di quelle fatte sempre in Giappone da altri Paesi che sono aumentate del 30%.

Surclassati dal Bordeaux

In termini quantitativi la differenza è ancora più evidente in quanto il Giappone solo nel 2018 ha importato quasi 93 milioni di bottiglie di Bordeaux e 6 milioni di Borgogna, mentre il complessivo dei rossi Dop provenienti da Toscana, Piemonte e Veneto supera di poco i 13 milioni di bottiglie. In valore, si tratta di 864 milioni di euro del solo Bordeaux contro 77 milioni di euro dei rossi Dop delle 3 regioni italiane.

L’accordo con il Giappone ci premierà?

Ma non tutto è perduto in quanto, secondo l’Osservatorio Nomisma nei prossimi 5 anni si prevedono consumi in aumento nell’area asiatica e cioè fino all’8% in Cina, dall’1% al 2,5% in Giappone, complice l’accordo di partenariato economico, dal 5,5% al 7,5% in Corea del Sud e dal 3% al 4,5% a Hong Kong.

Il calo dei prezzi

Il prezzo medio segna a livello globale un meno 5,1% sullo stesso periodo del 2018, con punte del meno 7,9% per l’area comunitaria. Giù tutte le principali piazze europee, in primis la top buyer Germania con meno 10,1%, la cui quotazione media si è fermata a 1,9 euro al litro. Scende anche il prezzo di acquisto in Regno Unito, a meno 3,6% (-9,9% lo sparkling) e Francia con meno 9,4%, che detiene il primato del low cost  con 1,8 euro al litro anche per effetto dei maxi acquisti di sfuso.

Meno netta la situazione nei Paesi terzi, con Stati Uniti, Canada e Svizzera in leggera crescita, Norvegia e Russia stabili, mentre si deprezza in modo significativo il vino italiano in Giappone e in Cina. Nel complesso, il vino italiano nel mondo sfuso compreso è venduto in media a 2,9 euro al litro, nella Ue a 2,3 euro al litro.

Italia sempre al top

Con l’aumento del 3,3% l’Italia rimane, comunque, tra i top exporter mondiali, occupando la quarta posizione, dopo quella della Nuova Zelanda con un incremento del 13,2%, il cui export cresce sensibilmente in Usa e Regno Unito, del Cile con un aumento dell’8,2% e della Francia che registra un più 5,9%, con punte anche superiori al 10% quest’ultima in forte spolvero negli Usa, Regno Unito e Giappone con aumenti superiori al 10 per cento.


Una bilancia commerciale da record

L’Italia del vino si appresta, nel 2019, a superare per la prima volta i 6 miliardi di euro di saldo di una bilancia commerciale strutturalmente attiva, sebbene nel primo semestre la crescita del 3,3%, pari a circa 3 miliardi di euro, sia stata meno vigorosa rispetto al passato, e il prezzo medio registri un calo significativo, specie nell’area Ue.

Volano le vendite nei Paesi terzi oggetto, di trattati di libero scambio e cioè Giappone, Canada e Corea del Sud, mentre l’incremento negli Usa è inferiore rispetto alla media del mercato e in Cina si affacciano gli sparkling, unica tipologia di bevande alcoliche con le bollicine come Prosecco e spumante segnalata in crescita nel Dragone.

L’Italia del vino cresce nel mondo (ma meno dei concorrenti) - Ultima modifica: 2019-09-25T13:01:56+02:00 da Lorenzo Tosi

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