Un’attenzione verso l’ambiente e la produzione biologica che rappresenta un caso unico a livello nazionale. Un appeal in costante aumento sui mercati di Germania, Giappone e Usa, grazie a un territorio che come pochi altri sa raccontare al consumatore la passione dei viticoltori e la loro storia, puntando sull’enorme attrattività turistica della Sicilia. Una realtà con un passato secolare che oggi raggiunge e incuriosisce anche i giovani stranieri, grazie ai social network e ai new media. Sono queste, in sintesi, le certezze di oggi e le sfide di domani per il vino siciliano che sono state tracciate il 5 luglio 2015 a Expo nel corso del convegno internazionale A mosaic of wines: past, present and future, organizzato dalla Regione Sicilia, in collaborazione con gli Assessorati all’Agricoltura e alle Attività produttive, con il Consorzio Sicilia Doc e Assovini Sicilia. In platea, accanto a produttori, giornalisti e rappresentanti del trade, anche una delegazione di operatori cinesi, tra cui il vicepresidente dell’associazione per il commercio di vini e liquori, e una di giornalisti americani. Temi principali, la ricerca scientifica, la sostenibilità ambientale, l’evoluzione dei mercati e le nuove strategie di comunicazione. La prima sessione ha evidenziato il ruolo strategico della ricerca per la crescita del Sistema Vino Sicilia. L’intervento del prof. Rosario Di Lorenzo della facoltà di Agraria dell’Università di Palermo, ha delineato l’importanza dell’identità territoriale anche attraverso il recupero di antichi vitigni, mentre il dr. Daniele Oliva dell’Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia, ha relazionato sul ruolo fondamentale dei lieviti durante la fase di vinificazione. Ricerche e studi che, ormai da diversi anni, coinvolgono i diversi attori regionali tra i vari istituti di ricerca, assessorato e produttori, creando una perfetta sinergia. Ad aprire la seconda sessione, Antonio Rallo, presidente del Consorzio di Tutela dei vini doc Sicilia e ad di Donnafugata, che ha tracciato un excursus sulla storia millenaria dell’enologia siciliana, per arrivare alla denominazione unica, nata con l’obiettivo di offrire uno strumento in più alle aziende per presentarsi all’estero con un brand unico e rendere più riconoscibile l’enologia regionale. “Stiamo mangiando il pianeta” è invece l’espressione forte con cui Alberto Tasca, dell’azienda Conte Tasca d’Almerita e consigliere di Assovini Sicilia, ha aperto la propria relazione incentrata sul tema dell’ecosostenibilità. Ha però specificato come l’emergenza ambientale che oggi il mondo produttivo sta affrontando possa diventare un’opportunità, a patto che venga utilizzato un approccio multidisciplinare. “La Sicilia – ha illustrato – è la regione più avanzata nel percorso verso l’agricoltura in armonia con l’ambiente: qui la viticoltura biologica rappresenta il 38% di quella nazionale e il 23% dell’energia elettrica utilizzata proviene da fonti rinnovabili”. Un percorso iniziato da tempo in Sicilia, dove 7 anni fa è nato SOStain, il primo programma per le cantine teso a promuovere un modello sostenibile e trasparente, basato su parametri oggettivi. MERCATO INTERNAZIONALE: GIAPPONE, GERMANIA E USA A CONFRONTO Al brand unico e alla produzione sempre più ecosostenibile, va unita una strategia di vendita “su misura”, basata sulla conoscenza approfondita dei Paesi che si vogliono approcciare. È quanto evidenziato dai tre opinion leader Isao Miyajima, Christian Eder e Leonardo Lo Cascio. “In Giappone – ha spiegato Miyajima – il mercato del vino made in Italy non è cresciuto molto negli ultimi anni perché spesso i produttori si sono limitati a saturare i ristoranti italiani invece di inaugurare nuove strade per la promozione. Non è il vino francese il principale competitor di quello italiano ma lo sono la birra e il sakè. La sfida – ha concluso – è rendere il vino parte del consumo quotidiano, mentre oggi è relegato a celebrazioni e occasioni formali. Per farlo, è fondamentale puntare anche sull’appeal turistico del territorio e in questo la Sicilia ha ottime potenzialità”. Le dinamiche dei mercati di lingua tedesca – Germania, Svizzera e Austria – sono state illustrate dal giornalista austriaco Christian Eder della rivista Vinum. “Il 40% del vino estero consumato in Germania è italiano ma il 48% è ancora venduto nella catena dei discount e la media del prezzo a litro è di 2,8 euro” ha esordito. “Tuttavia c’è un grande interesse per le produzioni regionali e biologiche, eccellenza della Sicilia, per cui il consumatore è disposto a pagare di più”. In Austria il vino italiano, quasi esclusivamente rosso, è venduto per il 70% nel canale horeca. Il 70% dei bianchi è di produzione nazionale mentre il 30% è importato. “Anche in questo caso – ha concluso – un ruolo importante è giocato dall’amore che i consumatori austriaci provano nei confronti della Sicilia come destinazione turistica”. Secondo Leonardo Lo Cascio, fondatore di Winebow, uno dei più importanti importatori americani, il mercato a stelle e strisce presenta ancora grandi potenzialità con i suoi 300 milioni di abitanti, nonostante la sua complessità. “Essendo una realtà composta da 50 Stati con 50 leggi diverse – ha illustrato – la catena della distribuzione ha regole molto rigide, che portano il prodotto finale a costare quattro volte il prezzo originale”. Inoltre, i distributori ricoprono una posizione di importanza primaria: dai 7.000 del 1990 sono passati a 700 nel 2015 e cinque di questi controllano il 50% del mercato. “Il vino siciliano – ha concluso – ha possibilità di crescita elevate a patto che si investa nella conoscenza del mercato e nella costruzione di un dialogo con il distributore”. VINO E GIOVANI: LA SFIDA CORRE SUI SOCIAL È poi stato affrontato il rapporto tra nuovi media e mondo del vino. “È necessaria una comunicazione efficace, capace di raggiungere i target in modo originale” secondo Virginia Devlin dell’agenzia americana Current, responsabile della campagna di comunicazione USA della Doc Sicilia. “Gli americani bevono più vino degli italiani. Il 54% tra i consumatori americani conosce la Sicilia, ma solamente il 9% sceglie i vini siciliani”, ha proseguito. L’obiettivo, secondo Devlin, sono i cosiddetti Millennials: una nuova generazione di giovani, multietnici, liberali e molto social, che vivono la vita in presa diretta e vogliono provare esperienze nuove. “Sono attratti dalle novità e, in questo caso, cercano vini autentici e meno pretenziosi – ha illustrato – . L’85% di loro, infatti, acquista etichette poco conosciute. Per raggiungerli – ha concluso la relatrice – bisogna utilizzare in modo accorto i social media, in particolare Facebook, ma anche un mix di media extra-settore come le testate di lifestyle e i quotidiani”. A tirare le somme dell’incontro, l’assessore all’agricoltura della Regione Sicilia, Sara Barresi: “Ogni mercato rappresenta una realtà diversa, che va studiata e analizzata – ha commentato. – Abbiamo già le caratteristiche vincenti per conquistarne alcuni, come la Germania, ma la vera sfida sarà avvicinare al mondo del vino i giovani, che oggi consumano soprattutto superalcolici e birra. La Sicilia ha tutte le potenzialità per raggiungere questi obiettivi, ora è necessario individuare la strategia adatta per ciascun mercato utilizzando tutti i mezzi a disposizione: dalla ricerca scientifica alla promozione. In questo, la Regione continuerà a essere al fianco del mondo produttivo”.
Durante il convegno organizzato a Expo da Assovini Sicilia e Consorzio Sicilia Doc è stata tracciata la ricetta del successo
Ambiente, turismo e social: il futuro del vino siciliano
Studiare i mercati internazionali per adottare la strategia più efficace, produrre in modo sostenibile, valorizzare la ricerca e la comunicazione sui new media