Secondo le stime di raccolta fornite dagli Stati membri, la produzione di vino dell'UE, inclusi vino e mosto, nel 2021 (campagna di commercializzazione 2021/2022) dovrebbe essere di 147 milioni di ettolitri.
Lo comunica la Commissione europea in una nota informativa del 12 ottobre.
L’impatto del clima avverso
Si tratta del 13% in meno rispetto alla produzione del 2020, in calo di 23 milioni di ettolitri. Gli eventi meteorologici avversi in primavera ed estate, alternati da gelate a inondazioni e malattie della vite legate a queste condizioni climatiche, sembrano aver avuto un impatto reale sulla vendemmia 2021 dell'UE.
Italia in testa, Francia in forte calo
Con una produzione stimata di 44,5 milioni di ettolitri (un calo del 9 %), l'Italia rimarrebbe il maggior produttore dell'UE, seguita dalla Spagna (39 milioni di ettolitri, in calo del 15 %) e dalla Francia (33,3 milioni di ettolitri, in calo del 27 %). La produzione di questi tre Stati membri, che rappresentano quasi l'80 % della produzione dell'UE, è stimata a 117 milioni di ettolitri nel 2021, in calo di 23 milioni di ettolitri (-17 %) rispetto alla loro produzione nel 2020 a 140 milioni di ettolitri.
I punti salienti
- La Francia, che è stata superata dall'Italia come maggiore produttore di vino dell'UE dal 2016, sarebbe per la prima volta al terzo posto (dopo la Spagna).
- Germania e Portogallo aumenterebbero la loro produzione rispettivamente del 4% e dell'1% nel 2021.
- Alcuni Stati membri dell'Europa orientale (Repubblica ceca, Ungheria, Romania, Slovacchia), pur producendo volumi inferiori, mostrano una tendenza al rialzo.
- Con un volume relativamente piccolo, il raccolto 2021 sarebbe dell'11% inferiore alla media degli ultimi 5 anni, ma comunque superiore al raccolto 2017. Quest'ultimo è stato il più basso degli ultimi 20 anni, con una produzione UE di 144 milioni di ettolitri.
- L'ampiezza delle variazioni di produzione aumenta di anno in anno. Da quasi 10 anni la produzione varia di anno in anno in proporzioni molto maggiori rispetto al decennio precedente. Questa instabilità dei volumi prodotti sembra essere la diretta conseguenza di grandi rischi climatici sempre meno prevedibili e sempre più frequenti.