Promotrice la Fondazione Edmund Mach

Teroldego, cala il sipario sulla due giorni di studio e degustazione

Un convegno enologico e una rassegna didattica che hanno coinvolto studenti e cantine

Elisabetta Foradori e Massimo Bertamini. Il Teroldego, da sempre considerato il principe dei vini trentini, il 21 e 22 aprile 2016 è stato al centro a San Michele della due giorni di studio e degustazione organizzata dal corso enotecnici della Fondazione Mach. Il 21 aprile si è svolta la prima edizione della rassegna didattica che ha coinvolto 40 cantine trentine e 62 vini, attentamente valutati da una commissione composta da studenti, docenti ed  esperti. Il 22 aprile è stata la volta del convegno enologico con produttori e ricercatori che ha evidenziato le potenzialità viticole ed enologiche del vitigno. L’incontro è stato moderato da Massimo Bertamini, responsabile della sezione post-secondaria e universitaria, che ha sottolineato l’importanza di valorizzare il vitigno autoctono e ha il portato il saluto del presidente Andrea Segrè secondo il quale il Teroldego rappresenta un interessante “caso di studio da rivolgere alle nuove generazioni”. Elisabetta Foradori dell’Azienda di Mezzolombardo ha parlato della sua esperienza di produttrice da oltre 30 anni di Teroldego e ha fornito al pubblico la sua una interpretazione personale. “Il Teroldego – ha detto – è una esperienza agricola con due pilastri fondamentali: la genetica e la biodinamica. Quest’ultima consente di recuperare la fertilità della terra e di mantenere la coltura in equilibrioMauro Varner, responsabile dell’ ufficio tecnico di campagna Mezzacorona SCA ha parlato della  gestione agronomica del Teroldego per migliorare la qualità dell’uva. In particolare, ha illustrato i lavori di microvinificazione fatti negli anni scorsi per definire la quantità ottimale ad ettaro, a seconda delle zone, per raggiungere la qualità minima per la Cantina Mezzacorona. Poi ha affrontato il tema delle  diverse tecniche di gestione agronomica (diradamento germogli, taglio delle punte, diradamento grappoli, irrigazione a goccia) necessarie per la qualità del prodotto finale. Giorgio Nicolini, responsabile cantina sperimentale e microvinificazione che afferisce al Centro Trasferimento Tecnologico, ha illustrato nel dettaglio il contributo della Fondazione Mach  alla conoscenza tecnologica del vino Teroldego, focalizzando gli aspetti tecnico-enologici: dalla caratterizzazione della composizione chimica di base alle componenti aromatiche sia di rilievo sensoriale sia utili alla discriminazione varietale sia alle componenti fenologiche. Fulvio Mattivi ha presentato la ricerca scientifica che ha riguardato l’influenza della temperatura di conservazione sulla evoluzione della composizione dei vini rossi. Ha ripreso e contestualizzato al vino Teroldego i risultati della ricerca presentata a San Francisco. La ricerca documenta scientificamente i meccanismi con cui il vino conservato in appartamento invecchia prima con un conseguente peggioramento della qualità.  

Teroldego, cala il sipario sulla due giorni di studio e degustazione - Ultima modifica: 2016-04-26T23:07:43+02:00 da Redazione

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