Unicità e marketing del territorio. Di questo si è discusso a Montefalco in occasione di Enologica2015, l’evento annuale organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco in collaborazione con il Comune di Montefalco. Protagonista assoluto il Sagrantino che, dopo la conquista della DOCG nel 1992, è entrato di diritto nella cerchia dei top wines mondiali e che in questa edizione si confronta con esperienze di produzione da California, Australia e Nuova Zelanda, al fine di ampliare il dibattito su questo antico vitigno autoctono e prefigurare futuri percorsi di evoluzione. Proprio la profonda autoctonicità del Sagrantino rende la stessa Montefalco uno dei luoghi più importanti per la cultura della Regione Umbria e per l’intero settore vinicolo. Autoctonicità che non è solo ascrivibile al legame fisico con il territorio, ma è di natura culturale. “Sono numerosi i vitigni che vantano antiche origini territoriali ma che, in realtà, non sono legati a quel determinato territorio e alla sua storia. Il Sagrantino è invece legato a doppio filo al suo territorio perché è qui che è nato e si è evoluto, fino a diventare il grande rosso che tutti conosciamo. Ed è proprio quando un vitigno raggiunge la grandezza che viene sperimentato altrove, conferendo ai produttori ‘originali’, che hanno fatto scuola, il ruolo di ‘maestri’ – spiega Daniele Cernilli, Doctor Wine, nel corso della tavola rotonda Il Montefalco Sagrantino DOCG incontra i Sagrantini d’Oltreoceano. Il successo del Sagrantino è riuscito a perdurare nel tempo grazie all’attenta operazione di branding territoriale avviata da Montefalco: “Arte, cultura e vino si sono integrati per rendere Montefalco riconoscibile al contempo come territorio, denominazione e tipologia del vino. Il Sagrantino è un vino importante, che va ascoltato, capito. Sulle prime può sembrare scontroso, ma sa invecchiare ed evolversi, maturando col tempo il carattere di un grande saggio che sa raccontare storie” conclude Cernilli. Il binomio tra arte è vino è stato al centro anche dell’intervento di Philippe Daverio (nella foto). Il noto critico d'arte, giornalista e conduttore televisivo, ospite prestigioso di Enologica2015, ha tenuto un dibattito interamente dedicato al tema: “La strada intrapresa da Montefalco è quella giusta per quanto riguarda anche il futuro del turismo enogastronomico e culturale. L’obiettivo è puntare non all’eccellenza, ma all’unicità perché l’eccellenza è riproducibile mentre l’unicità è inarrivabile e consente di raccontare il vino trasformandolo in mito”. Il fascino di questo vitigno ha convinto i produttori d’Oltreoceano ad approcciarsi alla sua coltura e alla produzione di Sagrantino. Lo racconta Kim Chalmers, produttrice australiana ospite di questa edizione dedicata al Mondo Sagrantino. La sua produzione è dislocata in due differenti aree dello Stato del Victoria, che restituiscono due sfumature di Sagrantino: “Da una zona di coltivazione bassa e sabbiosa otteniamo un vino meno intenso, dal gusto più leggero, mentre dall’altra, rocciosa e calcarea, ne deriva uno più simile al Sagrantino originale. Queste, per noi, non sono delle ‘riproduzioni’ ma piuttosto delle ‘interpretazioni’ perché siamo consapevoli di non poter raggiungere la stessa levatura qualitativa e una egual specificità nel nostro territorio”. Ad oggi, i produttori di Sagrantino in Australia sono circa 15, con un buon interesse da parte del mercato. La produzione d’oltreoceano racchiude in sé aspetti positivi perché aiuta a diffondere nel mondo la cultura del Montefalco Sagrantino DOCG, aumentando la curiosità e la conoscenza di questo speciale vitigno recentemente studiato dall’Istituto di Genomica Applicata di Udine, nell’ambito del progetto Vigneto, finanziato dal MIPAAF. La mappatura genetica della vite, oggi alla base delle ricerche che riguardano l'analisi funzionale sistematica dei geni, sta consentendo di accelerare notevolmente i programmi di miglioramento genetico per l’ottenimento di varietà più forti e resistenti. “Sulla base del confronto con altri 50 vitigni italiani e 70 vitigni internazionali, è emerso che il Sagrantino appartiene geneticamente alla popolazione dei principali vitigni oggi diffusi nell’Italia centrale, senza mostrare relazioni di primo grado (genitore-figlio) con alcuno dei vitigni esaminati. Tra i 120 vitigni sequenziati, quello che presenta la migliore distanza genetica con il Sagrantino è il Trebbiano toscano – spiega Michele Morgante, Istituto di Genomia Applicata (IGA) - Partendo dallo studio dei genotipi oggi coltivati a Montefalco è possibile impostare nuove ricerche genetiche per indagare ulteriormente il patrimonio ancora inespresso della varietà nell’ottica di nuovi programmi di studio e delle potenzialità produttive”. La varietà di Montefalco è, dunque, diventata internazionale. E nell’anno di Expo è forte il desiderio di raccontare la storia di questo vitigno. “Oggi più che mai dobbiamo guardare con sguardo attento al mondo esterno, perché è da lì che riusciremo a trarre nuove informazioni e dati culturali fondamentali per accrescerne la conoscenza”, conclude il Presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco, Amilcare Pambuffetti.
Enologica2015 – Mondo Sagrantino
Daverio: ”Raccontare la storia di un vino e renderla mito attraverso l’unicità, caratteristica impareggiabile”
Cernilli: “Il Sagrantino è un vino importante, va ascoltato e capito"