Spazio alle varietà tolleranti nelle Doc

Le 4 varietà Fem resistenti alle malattie fungine
L’Italia rischia di rimanere indietro per alcune norme che bloccano l’inserimento dei Piwi nelle denominazioni. In un seminario organizzato da Civit e Fem Attilio Scienza chiede maggiore supporto da parte delle Doc nazionali. Possibilista il neopresidente di Federdoc Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi mentre il presidente del Consorzio Vini Pietro Patton ricorda «Occorre che la sostenibilità ambientale sia affiancata dalla sostenibilità economica»

Quali prospettive hanno le varietà tolleranti a entrare in una doc? In Italia molto poche mentre nel resto d’Europa è una possibilità consolidata e la Francia ci sta puntando come ulteriore elemento di valorizzazione dei loro territori vitati.

E se ci mira quello che è il nostro principale competitor (in passato e per molti anni, a dir la verità, contrario alle varietà ottenute da incrocio) allora occorre reagire in fretta anche nel Belpaese.

Il seminario di Civit e Fem

Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente di Federdoc

Il tema è stato oggetto di un seminario organizzato a San Michele all’Adige dal Consorzio CIVIT del Trentino e dalla Fondazione Mach, soprattutto alla luce della forte apertura concessa alle varietà tolleranti nel recepimento della nuova Ocm (Reg. UE 2021/2117) emanata lo scorso 6 dicembre, che ha aperto le porte delle denominazioni d’origine alle varietà Piwi.

Si è trattata di una delle prime uscite pubbliche del neopresidente di Federdoc Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi.

Il parere dell’associazione che rappresenta le denominazioni italiane è decisivo sul tema e l’apertura del neopresidente è incoraggiante. «Il tema dei vitigni tolleranti è il nostro futuro – ha detto –. Al di là delle legittime opinioni personali e delle diverse denominazioni, il nostro faro deve essere quello della ricerca, altrimenti non possiamo andare lontano».

Un mezzo per allentare le tensioni sociali

Scotti Bonaldi viene da una zona vitivinicola, quella del prosecco, in cui le tensioni sociali causate dalla contiguità tra aree civili e vigneti sono molto forti. E proprio per dare una risposta in chiave di sostenibilità sociale alcune aziende importanti della zona hanno promosso una collaborazione scientifica con il Crea VE di Conegliano per sviluppare la prima varietà tollerante di Glera, il cui primo arrivo nei vigneti è previsto per il 2027-28.

«Si tratta di un’iniziativa sostenuta anche dal Consorzio di tutela e la chiave della valorizzazione di questi vitigni passa proprio dal loro inserimento come vitigni complementari, per una quota del 10-15% tra le varietà autorizzate della Doc».

Produrre ok, ma poi occorre anche vendere

Un momento del seminario

Leggermente più scettica la posizione di Pietro Patton, presidente del Consorzio vini del Trentino. «Abbiamo una grande attenzione – ha detto per i vitigni Piwi, ma dobbiamo registrare il fatto che le sensibilità nelle varie regioni italiane sono diverse, come quella delle differenti aziende anche in una realtà come il Trentino che punta da sempre sull’innovazione vitivinicola».

Il pragmatismo del presidente Patton lo spinge a considerare che oltre a volerle produrre queste varietà occorre poterle vendere. «Dobbiamo decidere quale sia la chiave di valorizzazione per poter coniugare sostenibilità ambientale e sostenibilità economica. Se vogliamo destinare le varietà tolleranti alla gdo servono volumi importanti. Se vogliamo farle entrare come vitigni complementari nelle doc occorre che i produttori possano contare sullo stesso reddito garantito dalle varietà tradizionali».

Il dado è comunque tratto e per il presidente del Consorzio vini del Trentino è importante favorire l’aggiornamento normativo. «È nostro dovere - ha affermato - creare le condizioni per cui chi vuole andare avanti con i Piwi abbia la possibilità di farlo».

Scienza: «L’Italia segua l’esempio della Francia»

«Finora però – ha obiettato Attilio Scienza – nessuna denominazione si è mossa in questo senso». Il professore, che in passato ha anche coperto l’incarico di Direttore generale dell'Istituto Agrario di S. Michele all'Adige, è intervenuto nel seminario nella sua veste di presidente del Comitato nazionale vini Dop/Igp.

Dopo aver tracciato la storia della ricerca sulle viti Piwi iniziata oltre 50 anni orsono soprattutto in Germania negli anni ’70, Scienza ha sottolineato il grave ritardo dell’Italia nel recepire l’innovazione nonostante la forte apertura comunitaria.

Le azioni necessarie per le varietà tolleranti

«A frenare l’introduzione dei vitigni tolleranti nei disciplinari delle doc sono soprattutto due “scogli” normativi». «Ovvero la loro “annotazione a margine” nel registro delle varietà e l’art. 33 del codice della vite e del vino che ne vieta espressamente l’utilizzo nelle doc». In Francia invece le 4 varietà tolleranti sviluppate dell’Inrae (Artaban n, Vidoc n, Floreal b e Voltis b) sono state iscritte al catalogo nazionale come Vitis vinifera e senza limitazioni d’uso, forti dell’asseverazione concessa dal Cpvo.

La conferma che la Francia abbia premuto negli ultimi anni sull’acceleratore viene da un recente programma di ricerca nazionale che punta a sviluppare almeno due varietà tolleranti da vitigni autoctoni per ogni Aoc francese, con l’obiettivo di fare del Paese transalpiono il punto di riferimento per la produzione di vini a basso impatto ambientale.

«La resistenza su cui puntano in Francia – ha precisato Scienza- è duratura e su base poligenica».

Il piano di ricerca francese sulle resistenti

Per superare gli scogli normativi italiani basterebbe invece un semplice decreto, soprattutto dopo la pronuncia della nuova Ocm.  Lo scorso 6 febbraio una proposta in tal senso è stata inviata alla Commissione Agricoltura alla Camera dai principali istituti di ricerca italiani. Il Comitato vini, nella seduta del 6 aprile, ha sostenuto tale iniziativa. «Non è però seguita alcuna azione concreta da parte del ministero delle Politiche agricole perché nessuna Doc si è mossa».

Le prime Igt ad utilizzarle sono state quelle trentine

Il presidente di Civit Enrico Giovannini omaggia Mario Chemolli che dopo una vita come dirigente della provincia autonoma è appena entrato in pensione

«Occorre tornare a fare lobby – ha commentato Mario Chemolli -, una vita spesa in favore delle produzioni agricole come dirigente della Provincia autonoma di Trento  - proprio come quando, nel 2014, ci siamo battuti affinchè le varietà tolleranti potessero entrare nei disciplinari delle Igp».

Un’azione di successo, che ha consentito alle Igt Dolomiti e Vallagarina di essere le prime ad autorizzare queste risorse di sostenibilità. «Le denominazioni sono dei produttori – ha aggiunto – devono essere loro a valutare l’opportunità di questa introduzione». «Tenendo però d’occhio quello che si sta deliberando a Bruxelles sul fronte del Green deal e della transizione ecologica: nel prossimo futuro potremo continuare ad effettuare trattamenti in prossimità di abitazioni o di corsi d’acqua?».

L’’impegno delle FEM

L’impegno della Fondazione Mach su questo tema a fianco del consorzio CIVIT è totale. Lo hanno assicurato sia l’assessore all’Agricoltura della Provincia di Trento Giulia Zanotelli che il direttore generale della Fem Mario Del Grosso Destreri.

«Il nodo più importante da sciogliere - ha affermato il presidente di CIVIT Enrico Giovannini - è quello di poter produrre vini Doc con le uve delle viti resistenti, oggi tutto corre veloce e noi non possiamo attendere i tempi della burocrazia, bisogna saper governare il cambiamento».

Soprattutto se si può contare sul supporto di un istituto di ricerca che è all’avanguardia mondiale su questa tematica. Marco Stefanini, responsabile della ricerca genetica presso la fondazione Mach, ha infatti presentato i numerosi filoni di ricerca in cui è coinvolta la Fem ed ha illustrato nel dettaglio i risultati del programma  di miglioramento genetico che ha permesso 2 anni fa di registrare 4 nuovi vitigni tolleranti a peronospora e oidio derivati da varietà autoctone trentine come Termantis e Nermantis (da Teroldego) e Valnosia (da Nosiola) .

Un momento del seminario
Spazio alle varietà tolleranti nelle Doc - Ultima modifica: 2022-07-26T21:49:02+02:00 da Lorenzo Tosi

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