Siccità e alte temperature, come spesso nelle ultime campagne vitivinicole, hanno caratterizzato negli ultimi mesi lo sviluppo vegeto-produttivo della vite. E nonostante la specie Vitis vinifera sia tollerante nei confronti della siccità, è possibile incorrere, ormai non soltanto nelle aree collinari del centro-sud, nei sintomi da stress idrico, con impatto negativo non soltanto sulle rese ma anche sul quadro analitico e sul profilo aromatico dei mosti e dei vini. Una situazione nella quale è spesso opportuno intervenire con l’irrigazione, per cercare di mantenere adeguati livelli produttivi o, in alcuni casi, per garantire addirittura la sopravvivenza del vigneto. Come interviene il Testo Unico del vino Una questione rilevante, innovata dal Testo Unico del vino che ha cambiato rotta rispetto all’impiego dell’irrigazione nel vigneto, oggi non più tra gli elementi facoltativi dei disciplinari di produzione dei vini Dop e Igp. L’attuale impostazione, infatti, pur confermando il divieto orizzontale rispetto alle pratiche di forzatura, non include tra queste – precisa la legge 12 dicembre 2016, n. 238 – l’irrigazione di soccorso, ponendo anche dal punto di vista formale un’opportuna distinzione tra soccorso e forzatura, solo in quest’ultimo caso diretta – in contrasto con le disposizioni le regole di produzione dei vini territoriali – all’incremento della produzione unitaria per ettaro. In altri termini, anche considerando i cambiamenti climatici e le pregresse esperienze delle ultime campagne vitivinicole, l’irrigazione di soccorso è oggi di fatto considerata una necessità, e come tale non è più un elemento variabile né discrezionale dei disciplinari di produzione. Nella situazione ante-Testo Unico del vino, infatti, spesso i disciplinari di produzione non fornivano alcuna specifica indicazione rispetto all’irrigazione di soccorso, creando quindi una situazione di incertezza tra gli addetti ai lavori. Già dopo la vendemmia 2012, annus horribilis sempre a causa della siccità, il Mipaaf, precorrendo i tempi rispetto all’entrata in vigore della legge 12 dicembre 2016, n. 238, precisò che, anche nei casi in cui i disciplinari non fornissero alcuna indicazione rispetto alla possibilità di impiegare l’irrigazione di soccorso, essa era comunque da ritenersi ammessa, fermo restando il rispetto del limite massimo di resa unitaria per ettaro previsto per la specifica Dop o Igp. Serve resilienza Soccorso o forzatura, i vigneti idonei alla produzione di uve Dop e Igp e pertanto inseriti nei circuiti regolamentati sono oggi soggetti al controllo degli Enti di certificazione incaricati di verificare i requisiti qualitativi previsti dai disciplinari di produzione, tra cui anche la sussistenza delle condizioni agronomiche e colturali. E’ quindi oggetto di monitoraggio il corretto utilizzo dell’irrigazione rispetto a quanto previsto dalle regole di produzione dei vini Dop e Igp. In ogni caso, oggi l’irrigazione rappresenta uno strumento per sostenere, in altri termini soccorrere, il vigneto nei periodi di prolungata siccità: una questione importante, sulla quale vale la pena riflettere, anche legata al riscaldamento globale che ha già determinato, e determinerà in futuro, oggettive difficoltà tecniche nella coltivazione della vite; così come sarà fondamentale – il Testo Unico del vino è un esempio sotto questo profilo – adeguare le regole a un contesto in evoluzione, in questo caso ai cambiamenti climatici e ambientali che, come spesso accaduto nelle ultime vendemmie, hanno messo in seria difficoltà vigneti e vignaioli.
Il Testo Unico del vino cambia l’approccio rispetto a questa tecnica colturale
Sempre ammessa l’irrigazione di soccorso per contrastare la siccità
Non più considerata pratica di forzatura del vigneto