Matematica, droni e mezzi a guida autonoma.
La lotta a peronospora e oidio, nei filari, si fa chirurgica e vira decisamente verso l’hi-tech, con il progetto Viticoltura di precisione (Vi.p la sigla). Sviluppato nelle vigne dell’azienda agricola Mirko Arione, a Castiglione Tinella, nelle Langhe cuneesi, l’iniziativa coinvolge una cordata di imprese guidate da AgroInnova, costola dell’Università di Torino che si occupa di ricerca in campo, e Confagricoltura Cuneo.
Un progetto Psr del partenariato europeo dell’innovazione
Partito nel 2016, il progetto di partenariato, finanziato nell’ambito della misura 16.1.1 del Psr, con un contributo regionale di poco inferiore ai 650mila euro (280mila dei quali attinti da fondi europei Feasr), ha condotto alla realizzazione di un prototipo di irroratrice elettrica, per eseguire trattamenti mirati contro fitopatie e stress delle piante.
Massimo Pugliese di Agroinnova ha seguito l’iniziativa dagli albori: «Ci siamo concentrati su peronospora e oidio perché queste patologie originano il 90 per cento dei trattamenti in vigneto». Le fasi di sviluppo hanno coinvolto, nel Gruppo di lavoro, sei realtà attive a livello nazionale: Merlo Spa e Merlo Project, Altec, Ids, Egea new energy e Agri new tech. «Siamo partiti dall’elaborazione di modelli previsionali, basati sui rilevamenti delle capannine meteo». Piovosità, bagnatura fogliare e umidità sono stati analizzati e incrociati con «i rilievi eseguiti da droni, dotati di telecamere capaci di mappare l’insorgenza di malattie fra i filari o stress dovuti al clima o alla nutrizione».
I rilievi dei droni
In pochi minuti, da un’altezza di 25 metri, i velivoli riescono a tracciare un quadro completo della situazione fra i filari: i dati «permettono di realizzare una mappa di prescrizione usata dall’irroratrice per i trattamenti». Si tratta di un cingolato leggero, «che non compatta il terreno e, grazie alla regolazione elettrica degli ugelli, esegue una nebulizzazione selettiva solo laddove necessario». Il mezzo, provato a luglio nelle vigne di Castiglione Tinella durante una giornata di presentazione, era guidato da un operatore, «ma ci stiamo orientando verso un esemplare a guida autonoma capace di leggere le indicazioni di trattamento delle mappe e portarle a termine in autonomia».
Agrofarmaci tagliati fino al 40%
L’uso mirato di fitofarmaci si è tradotto in «risparmio di prodotto che oscilla dal 20 fino al 40 per cento. Con le irrorazioni selettive si è più precisi e si evitano anche due trattamenti l’anno», prosegue Pugliese. Sul fronte della lotta biologica gli interventi chirurgici consentono «di rispettare le limitazioni di 4 chilogrammi per ettaro previsti per i formulati rameici. Abbiamo anche sperimentato delle soluzioni alternative, basate su induttori di resistenza e antagonisti». Si tratta, tuttavia, delle prime indicazioni, «gli esiti vanno valutati in un arco di tempo di 2 o 3 anni».
La sicurezza dei lavoratori
La commercializzazione delle soluzioni tecniche provate in campo inizierà dopo la conclusione del progetto, prevista a maggio dell’anno prossimo.
Per Fabio Fogliati, tecnico di Confagricoltura Cuneo, la via dell’hi-tech «oltre alla riduzione dell’impatto ambientale della coltura, consentirà di tamponare la carenza di manodopera e lavorare in vigna in sicurezza, evitando casi di ribaltamento dei mezzi agricoli utilizzati».
Il protocollo, inoltre, «potrà dare una valido aiuto anche nella lotta ad altre fitopatie». Diverso è il caso della flavescenza dorata, «perché una volta raggiunta dall’insetto vettore la pianta non si può più guarire», e quindi si dovrà proseguire con i sistemi di lotta tradizionali. I costi saranno un aspetto da considerare, per le aziende agricole: l’acquisto di macchinari e sistemi operativi non sarà alla portata di tutti «è possibile che le piccola aziende non riescano ad accedervi, singolarmente».