Il Lucido riveste un ruolo di rilievo nella viticoltura siciliana, rappresentando non solo una delle varietà più diffuse, ma anche un simbolo della tradizione enologica dell'isola; adattabile e resiliente, contribuisce alla diversità e alla ricchezza della produzione siciliana, offrendo un'ampia gamma di sfumature organolettiche. Le sue potenzialità sono riferibili alla produzione di vini mono-varietali, ma anche alla composizione di blend che esprimono l'identità e la complessità del terroir siciliano.
Il vitigno soffre oggi di una considerazione in certa misura ridimensionata a livello di critica enologica, di media e di mercato. Con il progetto V.I.S.T.A. Lucido, in cui l’acronimo esprime la Valorizzazione Innovativa e Sostenibile dei Terroir delle varietà Autoctone, il Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, presieduto da Antonio Rallo, ha voluto impegnarsi in qualità di capofila e coordinatore di progetto, a sostegno del vitigno, creando un polo di co-progettazione tra pubblica amministrazione, enti di ricerca, imprese ed enti locali, finanziato nell’ambito della Sottomisura 16.1 del PSR SICILIA 2014-2020.
Gli obiettivi del progetto V.I.S.T.A. Lucido
Il progetto si propone di apportare un contributo significativo al dibattito scientifico di settore, di fornire nuovo impulso al mercato nazionale ed internazionale del Lucido, mirando alla valorizzazione della varietà diffusa nella viticoltura siciliana, ma anche alla creazione di un prototipo di approfondimento che potrà essere replicato in analoghi contesti.
L'adesione al progetto da parte di primarie cantine siciliane, dell'Istituto Regionale del Vino e dell’Olio, sotto la guida del Consorzio Tutela Vini e il supporto di un Innovation Broker, realizza un prototipo condiviso di ricerca applicata in ambito vitivinicolo, volto alla divulgazione di pratiche sostenibili, mirando all'eccellenza e alla distintività dei vini Lucido, garantendo una produzione ecocompatibile, in grado di essere riconosciuta ed apprezzata.
Il progetto si articola in una serie di attività scientifiche e divulgative, volte ad apportare significativi benefici alla filiera del Lucido e generare un aumento di competitività per le aziende che vi lavorano; non ultima, la finalità di creare una banca dati che le aziende possano utilizzare per misurare i propri impatti ambientali ed elaborare protocolli finalizzati alla riduzione delle rispettive impronte.
Il Lucido nella viticoltura siciliana: la survey tra i produttori
Nell’ambito del progetto è stata condotta una survey tra i produttori, per mettere in evidenza il percepito degli stessi operatori sullo stato di salute del vitigno, le sue potenzialità di mercato e le azioni più indicate per la sua valorizzazione.
Il Lucido è numericamente pesante in Sicilia: parliamo di oltre 30.000 ettari di vigneto rispetto alla estensione complessiva del vigneto siciliano di oltre 90.000 ettari. Va da sé che valorizzare a pieno questo vitigno significa garantire competitività alle aziende produttrici e benessere al territorio.
La Sicilia occidentale, e in particolare le macrozone di Trapani, Palermo e Agrigento, emergono in particolare come le aree di particolare elezione del Lucido.
A questo peso in termini quantitativi fa riscontro quanto emerso dall’indagine, che riporta, per circa un 70% degli intervistati, l’elevata importanza del Lucido per la Sicilia enologica: il Lucido è oggi considerato un vitigno molto identitario per il territorio siciliano.
E’ di tutta evidenza, tuttavia, che il Lucido abbia subito negli ultimi anni un ridimensionamento per ciò che riguarda la critica enologica, i media e il mercato.
L’indagine evidenzia una forte concorrenza subita dal Lucido da parte di altre varietà siciliane che sono cresciute maggiormente, quali Grillo e Inzolia.
E’ stato chiesto ai produttori di individuare le cause di questo processo di flessione: per un buon 50% degli intervistati le ragioni sono da ricondurre ad una qualificazione troppo eterogenea a livello regionale, e in particolare a una non adeguata identificazione degli areali più vocati, come pure a scarsi investimenti in ricerca per approfondire le caratteristiche agronomiche ed enologiche del vitigno; tra le altre ragioni si segnalano le non frequenti testimonianze di eccellenza e una comunicazione poco efficace. Per molti l’utilizzo del nome Catarratto ha creato sul mercato qualche problema di diffusione, per difficoltà del termine e per mancanza di vis attrattiva del nome stesso; qualche isolata indicazione da parte di chi, invece, preferisce alla più moderna appellazione Lucido il vecchio nome Catarratto.
Le potenzialità dal punto di vista agronomico ed enologico, d’altro canto, sono ritenute buone e nella maggior parte dei casi non vengono segnalati particolari problemi rispetto ad altre varietà.
Una buona convergenza si segnala sul fronte delle azioni di valorizzazione da intraprendere per un recupero di visibilità e di apprezzamento del vitigno: per oltre il 40% degli intervistati è infatti necessaria una narrazione fortemente focalizzata sulle caratteristiche e sulla storia di questa varietà, mentre un buon numero di produttori segnala la necessità di effettuare importanti investimenti in ricerca per individuare gli areali più vocati e comprendere meglio le caratteristiche del vitigno; come pure la necessità di eventi per promuovere brand ed etichette in grado di far emergere sui mercati l’effettivo valore dei vini Lucido.