Le nanoparticelle in enologia

L’uso di nanoparticelle in enologia sta emergendo come strumento per aprire nuove frontiere. Tuttavia, esso richiede ancora attenzione sul fronte tecnico ed economico, nonché in termini di regolamentazione

L'impiego delle nanoparticelle (NPs) in enologia sta emergendo perché esse offrono soluzioni innovative per migliorare la qualità, la sicurezza e la sostenibilità della produzione vinicola.

Le nanoparticelle – in particolare oro, argento e materiali magnetici, con dimensioni comprese tra 1 e 100 nanometri - presentano proprietà uniche come elevata superficie specifica, reattività e capacità catalitiche.

Lo studio di Mierczynska-Vasilev ne esplora l'utilizzo (NPs) in enologia, evidenziando i benefici e le sfide legate al loro impiego.

Oggi le NPs sono impiegate nello sviluppo di sensori avanzati per l'analisi del vino. Ad esempio:

  • nanoparticelle a base oro: sfruttano la risonanza plasmonica di superficie (SPR) per rilevare composti fenolici, contaminanti e marcatori di fermentazione, con alta sensibilità e selettività. Sono utilizzate anche per la tracciabilità dei vini e il monitoraggio della fermentazione;
  • nanoparticelle a base argento: grazie alle proprietà antimicrobiche, sono impiegate per controllare microrganismi indesiderati e migliorare la stabilità microbiologica del vino. Inoltre, sono integrate in materiali per il packaging per prolungare la shelf life;
  • nanoparticelle in materiali magnetici: sono utilizzate per la separazione magnetica di lieviti e batteri, riducendo i tempi e i costi dei processi di chiarificazione. Sono anche impiegate per rimuovere composti indesiderati come le ammine biogene.

Le NPs possono infatti rimuovere selettivamente sostanze che influenzano negativamente la qualità del vino. Ad esempio, quelle a base oro catalizzano la degradazione di aldeidi e acetaldeide, migliorando il profilo aromatico; quelle magnetiche, funzionalizzate con gruppi specifici, rimuovono proteine indesiderate e composti solforati senza alterare le caratteristiche organolettiche del vino. Quelle a base argento sono particolarmente efficaci nel controllo di batteri, lieviti e muffe. Spesso sono integrate in rivestimenti per serbatoi, botti e materiali di imballaggio per prevenire contaminazioni. Studi dimostrano che complessi di argento colloidale possono sostituire l'anidride solforosa (SO₂), riducendo gli effetti negativi sulla salute e sull'ambiente.

Nonostante i vantaggi, l'uso delle nanoparticelle solleva preoccupazioni a vari livelli. Per quanto riguarda la sicurezza, esse potrebbero accumularsi nei tessuti umani e gli effetti a lungo termine non sono ancora completamente compresi. È necessaria una rigorosa valutazione del rischio. Autorità come l'Efsa e la Fda stanno sviluppando linee guida per garantire un loro uso sicuro. È essenziale rispettare i limiti di concentrazione e fornire un'etichettatura trasparente. Infine, la sintesi e l'applicazione delle NPs richiedono tecnologie avanzate e costose, il che potrebbe limitarne l'adozione da parte di piccoli produttori.

Secondo lo studio, è innegabile che tali nanoparticelle rappresentino una rivoluzione nell'enologia. Tuttavia, è fondamentale bilanciare innovazione e sicurezza, investendo in ricerca e sviluppo per ottimizzare le applicazioni e garantire la conformità alle normative. Con ulteriori progressi, le NPs potranno contribuire a un'industria vinicola più avanzata e rispettosa dell'ambiente. Esse aprono, dunque, sicuramente nuove frontiere nella scienza del vino, ma il loro successo dipenderà dalla capacità di affrontare le sfide tecniche, economiche e regolatorie.

Mierczynska-Vasilev, A. The Role of Nanoparticles in Wine Science: Innovations and ApplicationsNanomaterials 2025, 15, 175. Disponibile qui

Le nanoparticelle in enologia - Ultima modifica: 2025-06-08T16:24:17+02:00 da Redazione

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