
Le tecniche di agricoltura conservativa, come l’inerbimento del vigneto, offrono soluzioni promettenti, ma nella viticoltura dell’Italia centrale sono ancora poco diffuse e studiate. D'altronde la gestione sostenibile del suolo è cruciale in agricoltura, soprattutto nei vigneti, dove le pratiche convenzionali possono ridurre fertilità e biodiversità.
Lo studio di De Bernardi e colleghi si propone di colmare tale lacuna analizzando gli effetti di due diverse strategie di copertura del suolo nel vigneto, valutandone l’impatto su parametri chimici e biologici del terreno nel corso di quattro anni.
L'impatto di due strategie di gestione dell'interfilare del vigneto è stato valutato in condizioni reali: la copertura annuale con trifoglio alessandrino (Trifolium alexandrinum L.) e un inerbimento permanente con specie spontanee. Questi approcci sono stati confrontati con un suolo di controllo non coltivato da vent'anni, analizzando l'evoluzione della sostanza organica e l'attività microbica.
Dopo quattro anni di sperimentazione, entrambi i sistemi di gestione (leguminosa annuale e prato permanente) risultano caratterizzati da un aumento significativo del contenuto di carbonio organico negli strati superfciali (0–20 cm), rispetto al suolo di controllo. In particolare, nel prato permanente si è misurata la maggiore concentrazione di carbonio organico totale, mentre la gestione con trifoglio ha favorito la formazione di acidi umici, indicando una maggiore stabilità della sostanza organica accumulata.
Dal punto di vista biologico, la copertura con leguminose ha indotto il maggiore incremento nella biomassa microbica e nella respirazione del suolo, suggerendo un'attività biologica più intensa. Le attività enzimatiche legate ai cicli del carbonio e dell’azoto sono risultate significativamente più elevate nelle aree gestite con cover crop rispetto al controllo. È stata inoltre, evidenziata una maggiore attività metabolica nel suolo coperto da trifoglio, associata però anche a un’efficienza inferiore nella conservazione del carbonio (maggiore rilascio di CO₂).
Nel complesso, lo studio ha dimostrato che l'adozione di colture di copertura in vigneto, anche nel medio termine, può migliorare la fertilità chimica e biologica del suolo, contribuendo alla stabilizzazione del carbonio organico e al rafforzamento delle comunità microbiche.
Tuttavia, si suggerisce prudenza nella scelta della sola leguminosa, poiché essa può comportare una maggiore mineralizzazione. Gli autori propongono l'uso di miscugli di specie (leguminose e non) per massimizzare i benefici agronomici e ambientali. Lo studio si conclude raccomandando ulteriori ricerche di lungo periodo e in diverse aree viticole per generalizzare i risultati ottenuti.
Arianna De Bernardi, Enrica Marini, Francesca Tagliabue, Gianluca Brunetti, Cristiano Casucci, Überson Boaretto Rossa, Oriana Silvestroni, Costantino Vischetti: “Organic matter evolution and microbial activity in a vineyard soil after four years of inter-row cover crop management”. Applied Soil Ecology, Volume 206, 2025, 105868, ISSN 0929-1393. Disponibile qui
Nel numero 4/2025 di VVQ l'articolo tecnico
tratto dalla pubblicazione scientifica di De Bernardi et al.