Il raccolto delle denominazioni a bacca bianca è agli sgoccioli e, nelle Langhe cuneesi, l’attenzione dei produttori è tutta per i rossi, a partire dalle uve Dolcetto.
«Sarà una vendemmia normale, non anticipata come quello dello scorso anno, quando iniziammo le operazioni, per i bianchi, verso il 16 agosto». A parlare è Claudio Conterno, 61 anni, titolare, dell’azienda vinicola Conterno e Fantino, realtà biologica che coltiva 27 ettari (circa 70 giornate piemontesi) nel comune di Monforte d’Alba, cuore dell’areale del Barolo.
Chiusura a metà ottobr
«Abbiamo incominciato con il vitigno Chardonnay all’inizio di settembre, in questi giorni siamo passati al Dolcetto: contiamo di terminare entro fine settimana per procedere col Barbera, che ci impegnerà fino all’inizio di ottobre». Ultimo, ma non certo per importanza, il Nebbiolo: «La vendemmia dovrebbe concludersi entro il 15 ottobre».
Quella che si avvia al termine sarà ricordata come una stagione agricola dai due volti. In cantina secondo Conterno, confermato nel 2022 presidente provinciale della Confederazione agricoltori italiani: «chi ha lavorato bene fra i filari deve attendersi un’annata buona con punte di qualità elevatissima, che si tradurranno in vini con profumi ottimi, grandi colori e una buona struttura».
La spada di Damocle delle Langhe
Anche sul piano quantitativo «nelle aree che non sono state raggiunte dalla grandine, a luglio, i quantitativi sono abbondanti. I chicchi hanno risparmiato i comuni inseriti nel disciplinare del Barolo, colpendo parte dei vigneti in quello del Barbaresco, nella zona di Alba, Neive e Treiso».
Fra i filari il 2023 è stato segnato da grandissime difficoltà: la causa è nelle condizioni metereologiche della primavera e dell’estate. «Abbiamo dovuto contrastare, con i trattamenti, l’insorgere della peronospora e dell’oidio». Le piogge abbondanti – con picchi di 100 millimetri in alcune giornate – susseguitesi fra la fine di aprile e l’inizio di giugno hanno creato le condizioni per la diffusione delle due patologie, abbinate al caldo, esploso poco dopo.
Più che le piogge, spaventa il caldo torrido
Quest’ultimo non è una novità, fra le colline delle Langhe, ma una realtà con la quale si fanno i conti da alcuni anni: «Nelle prime ore dei pomeriggi estivi si sono toccati i 45 gradi: la vite non è adatta per queste temperature, dobbiamo iniziare a ragionare su sistemi di ombreggiamento», prosegue Conterno «la pioggia di queste ultime settimane è stata di grande aiuto alle vigne».
I cambiamenti climatici sono tangibili per chi, come lui, ha quasi messo secolo di esperienza nei filari alle spalle: «Quindici anni fa, durante i diradamenti tagliavamo i grappoli all’esterno per far maturare quelli sottostanti, oggi li lasciamo fino all’ultimo per proteggere quelli che sono dietro dall’irraggiamento solare anomalo». Caolino e bentonite, usati sulle piante non sarebbero sufficienti: secondo il produttore servono altri metodi di schermatura «da utilizzare nella fase critica fra la fine di giugno e la metà di agosto».