Presentato a Vinitaly da Ian D’Agata il progetto di recupero e valorizzazione di storici vitigni autoctoni dell’isola di Ischia

La nuova vita delle uve dimenticate di Ischia

Il protocollo scientifico a cura di Luigi Moio

Giancarlo Carriero, proprietario de L’Albergo della Regina Isabella di Ischia, si pone da sempre l’obiettivo di valorizzare l’isola e le sue risorse. Il suo amore per Ischia e per le sue ricchezze lo hanno portato, per il bene dell’isola e dei suoi operatori del turismo, ad affiancarsi a Ian D’Agata in un progetto che si pone l’obiettivo di recuperare i vitigni di Ischia. Sono state coinvolte tutte le cantine dell’isola: Pietratorcia, Casa D’Ambra, Mazzella, Cenatiempo, Muratori e Tommasone e si è dato il via a una ricerca delle uve più rare presenti sull’isola. La conduzione dello studio è stata affidata a Luigi Moio, Professore di scienze e tecnologie alimentari al Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, Presidente del gruppo di esperti di Tecnologia del Vino dell’OIV (Organisation International de la Vign et du Vin) di Parigi e socio ordinario dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino. Sono stati individuati cinque vitigni che La Cantine Antonio Mazzella si è poi occupata di vinificare in purezza attraverso un processo di microvinificazione, dotandosi della specifica attrezzatura tecnica. Il professor Moio è al lavoro per la stesura di un protocollo d’intesa con l’Università Federico II per studiare i vitigni da un punto di vista ampelografico, con l’obiettivo di capirne l’identità e la loro resa organolettica, permettere la clonazione di queste viti e poterle inserire nella banca dati dei vitigni autoctoni italiani rendendole così disponibili ai viticoltori isolani. A Vinitaly 2016, dalle cinque vinificazioni realizzate, Ian D’Agata e Luigi Moio hanno scelto tre vini dell’annata 2014, un bianco, il San Lunardo, un rosso, il Guarnaccia e un rosato, il Cannamela, e li hanno presentati in un tasting esclusivo: Unique wines from rare native wine grapes of Italy”, alla presenza della stampa nazionale e internazionale. Vini giovani, timidi ma con grandi potenzialità, che potranno dimostrare il loro carattere nel corso dello studio sotto l’egida di Luigi Moio, agronomo ed enologo. L’impegno di Ian D’Agata per la valorizzazione e la salvaguardia dei vitigni autoctoni è testimoniata dalla sua ultima fatica Native Wine Grapes of Italy che gli è valsa il prestigioso riconoscimento Louis Roederer International Wine Writers’ Awards considerato il Premio Oscar nel mondo della Comunicazione del Vino, per la rilevanza internazionale, il livello dei candidati selezionati ogni anno da una giuria di esperti di altissimo livello e per l’importanza e il prestigio di coloro che l’hanno vinto nelle precedenti edizioni L’intraprendenza di Giancarlo Carriero ha permesso di riportare l’attenzione sulla viticoltura dell’isola di Ischia che ha origini millenarie: già sulla coppa di Nestore, ritrovata a Montevico (Lacco Ameno), compare un’iscrizione che inneggia al buon vino locale e testimonia che gli Eubei, antico popolo greco colonizzatore dell’isola, introdussero la coltivazione della vite. La viticoltura è stata alla base dell’economia isolana per lunghi periodi storici, condizionandone la vita e i costumi degli stessi abitanti. La difficile orografia del territorio, con appezzamenti di terreno dall’’andamento collinare e scosceso, rendeva e rende i costi di produzione importanti: l’intero processo produttivo a Ischia è ancora per gran parte manuale. Eppure, nonostante i costi, la viticoltura sull’isola continua con risultati eccellenti

La nuova vita delle uve dimenticate di Ischia - Ultima modifica: 2016-04-19T22:35:57+02:00 da Redazione

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