
La spinta all’ottimizzazione della gestione di un’azienda agricola può rispondere a diverse esigenze, come il risparmio di tempo, manodopera e costi. Ma può anche derivare da stimoli diversi.
Nel caso di Weldan Vinaioli in Friuli, a determinare una serie di scelte fatte negli ultimi decenni per ottimizzare le attività aziendali è stata soprattutto la passione dei titolari per la meccanizzazione e la viticoltura di precisione. Una passione che emerge in modo inequivocabile dai racconti di Valter Bagnarol - a capo di Weldan, insieme al fratello Daniele e al padre Elia - che abbiamo incontrato a Palazzolo dello Stella (UD).
«Fondata da mio padre, che ci ha insegnato a produrre uva e vino, Weldan è parte di un gruppo che comprende diverse realtà, tra cui Mister Bio, la commerciale che vende il vino biologico prodotto da Weldan, e un’azienda che si occupa di lavori in conto terzi in viticoltura. Il gruppo gestisce oggi 300 ettari vitati, di cui 170 in proprietà», spiega Bagnarol.
Nel 1987 la famiglia possedeva circa tre ettari di vigneto: una crescita davvero importante in un tempo relativamente limitato, strettamente legata alla ricerca continua di innovazione.
Uno staff giovane
Valter racconta che l’età media dello staff aziendale è bassa e che molti dipendenti e collaboratori hanno tra i 20 e i 30 anni, soprattutto quelli impegnati nei lavori in campo.
È una scelta?
«È una fortuna, che dobbiamo al fatto di essere un’azienda tecnologicamente avanzata. L’uso diffuso della tecnologia e di soluzioni all’avanguardia che facciamo in azienda attrae i giovani, che al contempo sono molto più inclini all’uso di determinate soluzioni, come il rateo variabile o i robot, rispetto a persone con qualche anno in più».

Anche lei d’altronde già da giovane coltivava questa passione per l’innovazione tecnologica.
«Vero. Quando ho iniziato a lavorare in viticoltura non la amavo per nulla, a causa della necessità di eseguire molte operazioni manualmente. Questa è stata per me una molla potente per sperimentare e per andare alla ricerca continua di soluzioni innovative, insieme a mio padre e a mio fratello. Il fatto di iniziare a lavorare come contoterzisti e di entrare in contatto con le aziende costruttrici di macchine ci ha ulteriormente aiutato in questa evoluzione. Per dare un’idea della nostra propensione alla meccanizzazione, posso dire che siamo stati tra i primi in zona ad acquistare una vendemmiatrice».
Nuove soluzioni per la lotta alla peronospora
Le varietà coltivate sono Pinot grigio, Glera, Sauvignon blanc, Refosco, Friulano e Traminer. L’azienda ha sempre prodotto sia uva che vino, potendo contare su una cantina della capacità di 40.000 ettolitri, ma solo cinque anni fa ha iniziato a vendere vino imbottigliato, coi propri marchi Weldan e Mister Bio, in ragione di circa 100.000 bottiglie l’anno. Quest’ultima evoluzione è stata favorita dall’ingresso in azienda dei figli di Valter e Daniele Bagnarol. «Produrre in biologico - spiega Valter - è decisamente una sfida. Le annate 2023 e 2024 ci hanno dato parecchi grattacapi. Inoltre, in questo momento storico collocare sul mercato vino bio, che comporta costi di produzione più elevati e necessita quindi di essere venduto a prezzi proporzionalmente più alti, non è semplice. Ma noi ci crediamo». Una parte dello staff aziendale è impegnata in questa attività commerciale, che porta il vino Weldan e Mister Bio in Italia, in Europa e nel mondo.
Circa 180 ettari vitati tra quelli gestiti dall’azienda sono a Palazzolo dello Stella, nella bassa friulana. Altri sono situati a San Vito al Tagliamento, dove ha sede la cantina, e altri ancora tra Codroipo e Sedegliano; infine, un’altra porzione in collina a Manzano. Le province toccate sono Udine e Pordenone. Il fatto di coprire un’area così vasta comporta che i terreni siano anche molto diversi tra loro, da quelli pesanti a quelli più sciolti e con una forte componente di ciotoli.
La criticità fitosanitaria più importante e impegnativa da gestire è ovunque la peronospora. «Per controllarla in modo efficace - racconta Bagnarol - riducendo l’impiego di prodotti fitosanitari, da alcuni anni in collaborazione con l’Università di Udine e l’Ersaf stiamo sperimentando l’uso di un impianto fotovoltaico dinamico in vigneto, che ha il duplice scopo di produrre energia e di ridurre la bagnatura fogliare e l’umidità delle chiome, diminuendo solo parzialmente l’irradiazione solare. Stiamo ottenendo risultati molto incoraggianti e in più, come effetto collaterale positivo, abbiamo anche una protezione contro i danni da grandine».

Monitoraggio e viticoltura di precisione
Anche la Flavescenza dorata è da tenere ampiamente sotto controllo, soprattutto laddove vi siano condizioni predisponenti alla diffusione del vettore Scaphoideus titanus, come la vicinanza di vigneti abbandonati o gestiti in maniera poco attenta dal punto di vista fitosanitario. «Monitoriamo con attenzione i sintomi - spiega Bagnarol - e così facendo riusciamo a mantenere molto bassa l’incidenza della malattia e gli estirpi, che finora sono stati pochissimi. Ma anche su questo fronte stiamo cercando di innovare per essere ancora più efficaci. La cimatrice oggi al lavoro nei vigneti qui intorno, per esempio, ha a bordo dei sensori per la rilevazione di indici di vegetazione che, una volta rielaborati, ci danno mappe di vigore. Con queste è possibile, se necessario, rientrare in campo a effettuare eventuali controlli su zone a basso vigore, onde verificare se ci siano problemi fitosanitari specifici come la Flavescenza, appunto. ».
Effettuate monitoraggi sia on-the-go che da remoto?
«Entrambi. Abbiamo iniziato la mappatura satellitare dei nostri vigneti 15 anni fa, perché per noi l’agricoltura di precisione è un fatto concreto da molto tempo. Sulla base dei dati rilevati da satellite generiamo mappe di variabilità dello stato idrico dei suoli e delle piante e del vigore vegetativo, ma per quest’ultimo raccogliamo anche dati in proximal sensing, sia con la cimatrice che con la vendemmiatrice. In quest’ultimo caso, in particolare, generiamo mappe di variabilità delle rese che, successivamente, ci servono per compiere determinate operazioni a rateo variabile, puntando a una maggior omogeneità delle performance produttive all’interno dei nostri appezzamenti».
Vi occupate voi anche della rielaborazione dei dati per produrre le mappe di prescrizione?
«Sì, abbiamo personale interno dedicato a questa attività».
Quali operazioni colturali vengono eseguite a rateo variabile?
«Oggi principalmente la fertilizzazione, ma in collaborazione con Agricolmeccanica stiamo lavorando anche su un sistema di distribuzione dei fitofarmaci basato sul LAI, Leaf Area Index, ovvero sulla differente densità della chioma».
Non monitorate soltanto i vostri appezzamenti ma anche le vostre macchine mentre sono all’opera.
«Sì, tutti i trattori sono monitorati da remoto grazie all’uso di appositi hardware e software, con un duplice scopo. Da un lato raccogliere dati che ci consentono di fare considerazioni sull’efficienza ed eventualmente migliorare laddove necessario; dall’altro elevare il livello di sicurezza dei nostri operatori. Rilevare anomalie nella trasmissione, come ad esempio una mancanza di dati per un certo lasso di tempo, può indicare che l’operatore è in difficoltà e che è necessario intervenire».
Misurate anche le variabili meteorologiche?
«Sì certo, abbiamo stazioni agrometeorologiche che registrano dati meteo che, insieme a quelli previsionali, vanno ad alimentare i DSS di cui ci serviamo, in particolare, per gestire la difesa in ottica preventiva e di precisione, ma anche per essere tempestivi negli interventi, in considerazione delle ampie superfici che gestiamo, peraltro nemmeno tutte accorpate».
Come si compone il vostro parco macchine?
«Weldan conta su una decina di trattori di varie dimensioni e potenze, altrettante macchine per la difesa (nebulizzatori e atomizzatori mono e multifila), una prepotatrice meccanica per la potatura invernale, una defogliatrice a rateo variabile e due cimatrici, oltre a macchine per il diserbo meccanico del sottofila e la spollonatura».

Collaborare per innovare
Uno dei tratti distintivi della famiglia Bagnarol è la volontà di portare innovazione nel settore viticolo. In collaborazione con le aziende della meccanica, Weldan ha contribuito allo sviluppo e al test di macchine per la potatura (come quella per la potatura disassata del cordone libero) e la difesa.
Tra le collaborazioni storiche che Weldan ha in essere, sin dai primi anni Novanta, vi è quella con Agricolmeccanica (Torviscosa, UD). Non un semplice rapporto azienda-cliente ma una vera partnership, perché le due realtà insieme hanno sviluppato più di una macchina.
«Nel 2010 - spiega Bagnarol - abbiamo ideato una macchina per la spollonatura chimica a recupero, che ha ricevuto il premio Eima per l’innovazione tecnica. Un progetto ai tempi avveniristico, ispirato dalle macchine a recupero per i trattamenti fitosanitari, che avevano cominciato a comparire sul mercato qualche anno prima. Tutt’ora utilizziamo questa spollonatrice, anche se nel frattempo essa ha subito alcune modifiche».
«Agricolmeccanica - interviene Carlo Pastro, Responsabile Commerciale Italia - è stata tra le prime aziende del nostro Paese a credere nelle macchine a recupero, che tutt’ora produce. Con il nostro marchio Friuli Sprayers copriamo a 360° tutto il settore della protezione delle piante arboree: vigneto, frutteto e forestali».
La spollonatrice a recupero non è l’unico progetto sviluppato in collaborazione. In fase di sviluppo e test c’è anche una macchina per la distribuzione di acqua ozonizzata. «Dobbiamo ancora maturare sufficiente esperienza su questa tecnica di protezione - spiega Bagnarol - ma sono certo che ci possa dare una grossa mano a ridurre il carico di fitofarmaci distribuiti nei nostri vigneti, insieme al fotovoltaico».
«Stiamo lavorando - aggiunge Pastro - sull’efficienza di questa macchina e soprattutto per ottimizzarne le performance in questo contesto viticolo. Oggi più che mai nella meccanizzazione agricola occorre tenere presente i parametri ambientali e colturali in cui le macchine dovranno operare».

«Tra le macchine innovative a marchio Friuli Sprayers che utilizziamo in azienda - prosegue Bagnarol - vi è la DIA PENTA, atomizzatore scavallante per il trattamento simultaneo di 5 filari, con una capacità massima della botte pari a 6.000 litri. La riduzione dei tempi e dei costi di carburante che questa macchina consente è tangibile, unitamente a una migliore copertura, poiché possiamo permetterci di procedere a velocità ridotta e migliorare così l’efficienza della distribuzione. Inoltre, per ridurre il calpestamento del suolo il peso della macchina è stato distribuito sulle quattro ruote con sistemi particolari di ammortizzazione. Si tratta di un modello unico sul mercato italiano ed europeo».
Idee che accendono progetti
«Spesso le idee per progettare e costruire nuove macchine ci provengono dall’esterno. Lavorare al fianco di aziende come Weldan e con professionisti come i membri della famiglia Bagnarol significa per noi ricevere stimoli e al contempo sapere di potere contare su una collaborazione proficua nella messa a punto della versione finale del modello. Questo è un forte sprone a raccogliere nuove sfide». Così Cristina Tosoratti, alla guida di Agricolmeccanica insieme al fratello Daniele e allo zio Gino. Un’azienda storica nel settore della meccanizzazione agricola, le cui macchine sono vendute per il 60% circa in Italia, ma raggiungono anche mercati di tutto il mondo.

«I rapporti tra Weldan e Agricolmeccanica - aggiunge Pastro - vanno veramente al di là degli aspetti commerciali e sono assolutamente un punto di forza per noi. Non solo ci consentono di ricevere input per nuovi progetti, ma anche di amplificare ulteriormente una delle caratteristiche che ci contraddistinguono nel panorama dei costruttori, ovvero la capacità di sviluppare macchine in maniera sartoriale, progettate sulle esigenze del settore e per risolvere problematiche specifiche. In questo siamo avvantaggiati anche dal fatto di poter gestire quasi interamente al nostro interno la filiera, grazie a un reparto molto solido di R&D e alla produzione della quasi totalità della componentistica».







