Diego Planeta, una personalità straordinaria

Il compianto Diego Planeta ci ha lasciato questo settembre 2020 a 80 anni
Diego Planeta è riuscito a “smuovere”, forgiare e creare la filiera vitivinicola di qualità siciliana oggi internazionalmente riconosciuta. Una passione e una tenacia che lo hanno contraddistinto in mille ruoli e incarichi. Il ricordo di alcuni collaboratori dell’ex Istituto regionale vite e vino oggi IRVO

Diego Planeta, padre della moderna vitivinicoltura siciliana, è stato una personalità straordinaria.

Di carattere schivo e dai tratti a volte ruvidi, ma sempre concreto, Planeta era un uomo di poche parole e di molti fatti, leader e trascinatore. Ha sempre creduto nei giovani, ha sempre insegnato e saputo trasferire agli altri, lasciando al momento opportuno le redini del comando.

L’artefice della svolta della qualità

È stato tra i primi imprenditori del settore vitivinicolo siciliano a capire che la qualità del prodotto in una situazione, caratterizzata a livello comunitario e mondiale da eccedenza strutturale, diventava per il vino fattore discriminante e vincente. Infatti il consumatore, divenuto più esigente e conoscitore, tendeva sempre più a privilegiare la qualità.

Diego Planeta a Settesoli

Il vino come “bene culturale”

Ha creduto sempre che il vino non è un qualsiasi bene di consumo ma un bene “culturale” fortemente connaturato con il suo terroir e quindi con la cultura, la storia e le tradizioni locali di un determinato areale.

Ha ritenuto conseguentemente che il vino poteva essere il messaggero della Sicilia nel mondo e che attraverso una bottiglia si può far parlare un territorio.

Ha saputo quindi coniugare l’innovazione di prodotto alla narrazione di un intero territorio.

Oggi si è generalmente consapevoli che l’agricoltura è un formidabile fattore di promozione dell’identità culturale e sociale di un territorio, nonché di valorizzazione delle sue peculiarità naturalistiche ed  ambientali.

Un’impronta sul Testo unico

Ormai questi concetti sono divenuti così comuni, che la normativa, che si sa è sempre in ritardo nel recepire i cambiamenti sociali e culturali, con la Legge 238 del 12 dicembre 2016, il cosiddetto Testo unico per il vino, tra le disposizioni introduttive nel Capo I Salvaguardia del vino e dei territori viticoli, intesta l’art. 1 Patrimonio culturale nazionale ed enuncia:

«Il vino, prodotto della vite, la vite e i territori viticoli, quali frutto del lavoro, dell'insieme delle competenze,  delle conoscenze, delle pratiche e delle tradizioni, costituiscono un patrimonio culturale nazionale da tutelare e valorizzare negli aspetti di sostenibilità sociale, economica, produttiva, ambientale e culturale»;

con questo articolo si allarga il concetto di denominazione di origine che prima faceva riferimento al prodotto vino inteso soltanto come un prodotto di qualità e rinomato, le cui caratteristiche sono connesse all’ambiente naturale ed ai fattori umani.

Profondamente innovatore

Diego Planeta è stato l’uomo dei grandi cambiamenti, profondamente innovatore, sin da quando a 18 anni dovette lasciare l’Università ed iniziare ad occuparsi delle cose di famiglia perché il padre, ormai anziano, accusava seri problemi di salute e, poi sempre nel 1958 è tra i soci fondatori della Cantina Sociale Settesoli: all’inizio erano 60 soci, circa 5.000 ettari di vigneto mentre oggi sono oltre 2.000 soci che coltivano una superficie di circa 6.500 ettari che nel 2019 ha prodotto 264.000 Hl di vino di qualità imbottigliando 20,8 milioni di bottiglie: un patrimonio quindi collettivo e un valido modello di sviluppo territoriale.

Essere credibili aiuta a convincere

Negli anni Ottanta del secolo scorso Planeta, da presidente della Cantina Cooperativa Settesoli di Menfi, inizia a cambiare le cose; il lavoro è lento, faticoso, lungo ed in salita: si tratta di convincere tantissimi piccoli soci, che conferiscono alla cantina, a produrre meno, a ricercare la qualità dell’uva. Da forme espanse di allevamento a tendone, con 1.500 piante ad ettaro che producevano 250 quintali d’uva, si passa a forme di allevamento più contenute la controspalliera a sesti più stretti fino a 5000 piante ad ettaro, a cordone speronato, con rese di 70-80 quintali per ettaro.

Vigneti di Settesoli in riva al mar Mediterraneo

Il valore della competenza

Planeta nel 1989 riesce a portare a Menfi un enologo piemontese, Carlo Corino, con esperienze lavorative nei climi caldo-aridi australiani, che reimposta la filiera produttiva vitivinicola della Settesoli con tecniche nuove per la Sicilia ma già collaudate nelle cantine australiane; si inizia col piantare Chardonnay, Merlot e altri vitigni internazionali, vengono distribuiti innesti selezionati ai soci, vengono introdotte le tecniche del freddo e l’uso dell’acciaio dai carrelli, alle diraspatrici, ai serbatoi; si riesce a proteggere i mosti dall’ossidazione e si assicura una scrupolosa igiene ad ogni processo, principi che oggi possono sembrare scontati ma a fine anni ‘80 e in una cantina sociale di grosse dimensioni non sono stati certamente facili da applicare.

Una guida capace e sicura

Questa nuova politica aziendale dà ben presto i primi buoni risultati e di conseguenza sia i dipendenti che i soci sono sempre più convinti e motivati nel seguire le indicazioni impartite e Planeta viene considerato da tutti come una guida capace e sicura .

Ma è con la presidenza dell’IRVV nel 1985 che Diego Planeta diventa il protagonista del “rinascimento” vitivinicolo siciliano e diffonde ed amplifica su tutto il territorio regionale il processo di riqualificazione e rinnovamento della vitivinicoltura.

Il capitolo “Irvv”, in mano il timone
di tutta la Sicilia vitivinicola

«All’inizio - racconta Diego in un intervista - quando mi fu proposto volevo rifiutare , l’IRVV era il classico ente pubblico un po’ “carrozzone”, poi mi entusiasmai perché era l’opposto della mia vita da imprenditore, in cui hai un sacco di idee ma non hai né i soldi né il tempo per realizzarli. Così mi misi a lavorare seriamente, feci un concorso ed entrarono una decina di giovani che formai facendoli stare in giro per un anno e, con i quali, cambiammo la vitivinicoltura in Sicilia, una vera e propria rivoluzione».

Planeta ristruttura la compagine dell’Istituto secondo criteri moderni ed imprenditoriali, forma i tecnici dell’ente presso i più importanti Istituti di ricerca vitivinicola (Istituto Agrario di S. Michele all’Adige), l’Istituto diventa erogatore di servizi nel campo viticolo, enologico, della promozione e della formazione professionale.

Passi decisi del miglioramento

Vengono avviati tutti quei processi finalizzati al miglioramento qualitativo della produzione sia in vigneto, con la collaborazione del Prof. Bruno Pastena, che in cantina, attraverso la sperimentazione e diffusione di sistemi di allevamento meno espansi (controspalliera), l’irrigazione di soccorso per ottenere uve a minore gradazione alcolica, la riqualificazione della base ampelografica esistente, l’introduzione e lo studio dei vitigni internazionali presso i campi sperimentali dell’IRVV realizzati su tutto il territorio regionale e la  valorizzazione di alcune cultivars autoctone di pregio (Nero d’Avola, Inzolia, Frappato) con un lavoro di selezione e miglioramento dei cloni.

La collaborazione con Giacomo Tachis

Si realizza nel 1990 una Cantina sperimentale di microvinificazione in Contrada Virzì in agro di Monreale, si instaurarono rapporti di consulenza con Istituti di Ricerca e con tecnici di valore, si diffonde la vinificazione a temperatura controllata presso le cantine siciliane.

Assume come consulente tecnico Giacomo Tachis, l’enologo italiano più affermato inventore del famoso Sassicaia e, con la sua guida vengono messi a punto protocolli enologici, testati nella cantina di microvinificazione dell’IRVV, poi trasferiti a tutte le aziende siciliane.

Commissiona studi di mercato alle migliori agenzie specializzate analizzando i mercati internazionali più interessanti per i vini siciliani.

La promozione affidata ai professionisti

Affida a Giampaolo Fabris (pubblicitario ed uomo di marketing, padre, tra l’altro della campagna pubblicitaria “Mulino Bianco” della Barilla) lo studio della immagine del vino siciliano e la messa a punto di una campagna pubblicitaria per i VINI DI SICILIA, mirata a cambiare la percezione dei vini siciliani, che seppur divenuti buoni vini da pasto, venivano ancora percepiti dall’immaginario collettivo con lo stereotipo di vini forti da taglio ad alta gradazione.

Promuove la partecipazione delle aziende siciliane alle più importanti fiere nazionali ed internazionali, in stand collettivi sotto l’egida dell’IRVV, organizza altre varie iniziative promozionali in Italia ed all’estero nonché promuove un’attività di formazione ed aggiornamento, rivolta agli operatori vitivinicoli, con lo scopo di divulgare innanzi tutto i risultati della sperimentazione viticolo-enologica e gli studi e ricerche di mercato commissionati dall’IRVV.

Bianchi di qualità

Si dimostrò che la Sicilia poteva produrre, con opportune tecniche sia nelle fase produttiva che nella trasformazione, vino a moderata gradazione alcolica di alta qualità.

Si assoda dunque la capacità della Sicilia a produrre vini bianchi di qualità sia con vitigni autoctoni come Inzolia, Catarratto, Grillo, (con i quali si lavorò molto per riqualificarli e nobilitarli nelle loro diverse espressioni clonali), sia con vitigni alloctoni come lo Chardonnay, Muller Thurgau, Sauvignon.

La svolta del Nero d’Avola

Negli anni novanta, grazie soprattutto all’opera meritoria del “maestro” enologo Giacomo Tachis, inizia la sperimentazione e la produzione di vini rossi di alta qualità con il vitigno autoctono Nero d’Avola e gli alloctoni Cabernet, Merlot, Syrah, Petit Verdot e Pinot nero.

E’ questa la novità degli anni novanta, in parallelo con una tendenza dei consumi verso i rossi; la “riscoperta” della Sicilia come terra altamente vocata per i rossi, che ha portato numerosi imprenditori del Nord Italia ad investire in Sicilia impiantando soprattutto vigneti con varietà nere.

Il crescente apprezzamento del vino siciliano sui mercati internazionali attira, infatti, l’attenzione e l’interesse di grandi e prestigiose case vitivinicole italiane, che acquistano, fin dalla seconda metà degli anni novanta, sollecitate in modo consistente dai bassi valori fondiari (rispetto ai valori dei vigneti delle aree del Centro Nord Italia), cospicue superfici vitate.

La Sicilia diventa una calamita di investimenti

Il primo arrivo si ha nel 1997 con Zonin, a cui segue negli anni successivi Marzotto, ILLVA di Saronno, GIV, Mezzacorona, Gancia e diversi altri.

Insomma Diego ha sempre avuto un approccio orientato all’apertura, all’innovazione, un istinto innato proteso a cambiare e generare cambiamenti positivi nella cultura e nelle persone.

E’ stato profondamente innamorato della nostra regione al punto di dichiarare: «La Sicilia ha tutto, ma proprio tutto. Io ho girato il mondo. E posso dire che davvero non c'è una regione che abbia le stesse possibilità della Sicilia: la posizione geografica, la sua storia, la sua bellezza, il suo clima».

 

Per noi un punto di riferimento perenne

Per noi collaboratori dell’ex IRVV il Presidente Planeta è stato e sarà sempre una importante figura di riferimento per la sua capacità organizzativa, per la sua metodologia di lavoro, per la sua lungimiranza e per la sua grande capacità motivazionale.

Diego Planeta è riuscito a “smuovere”, forgiare e creare la filiera vitivinicola di qualità siciliana oggi internazionalmente riconosciuta: il nostro vuole essere un riconoscimento all’uomo che ha intuito, creduto e sancito che l’agricoltura e specialmente il vino è cultura.

di Lucio G. Monte, 

Francesca Salvia,

Antonio Sparacio,

Felice Capraro,

Michele Riccobono

collaboratori di Planeta

all'ex Istituto regionale Vite e Vino, oggi Irvo


Planeta, la stessa passione in mille ruoli e incarichi

Diego Planeta

Sin da giovane Diego Planeta ha affrontato, lasciando gli studi Universitari, il mondo del lavoro nella azienda di famiglia. Nel corso degli anni ha ricoperto molteplici ed importanti incarichi ricevendo prestigiosi riconoscimenti ed onorificenze, tra gli altri:

  • promotore-costitutore e poi per 40 anni Presidente delle Cantine Settesoli di Menfi,
  • Presidente Unione Provinciale Agricoltori di Agrigento,
  • Presidente Istituto Regionale della Vite e del Vino (IRVV oggi IRVO),
  • Presidente Assovini Sicilia,
  • componente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino,
  • componente del Consiglio della Confederazione Italiana della Vite e del Vino,
  • membro della Compagnia dei Georgofili,
  • Cavaliere del Lavoro sotto la Presidenza di Carlo Azeglio Ciampi,
  • laurea ad honoris causa in Scienze e Tecnologie Agrarie dall’Università degli Studi di Palermo,
  • cittadino onorario di Menfi ed anche di Vittoria,
  • Brand Ambassador della Sicilia dell’Assessorato regionale Agricoltura,
  • costitutore delle aziende familiari SIS a Vittoria, che opera nel campo dei servizi per l’agricoltura,
  • e della Azienda Agricola Planeta che ha vigneti e cantine in varie zone tra le più prestigiose della Sicilia vitivinicola; a Menfi, Vittoria, Noto, sull’Etna e Capo Milazzo.
Diego Planeta, una personalità straordinaria - Ultima modifica: 2020-09-25T01:39:24+02:00 da Lorenzo Tosi

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome