«La situazione è complessa,
ma non complicata».
Due termini che non sono sinonimi perché la complessità è uno stato del mondo, la complicazione è invece uno stato mentale.
«Utilizzando le parole del designer Donald A. Norman, nella complessità è possibile scorgere una struttura sottostante di ordine, proprio come in una scrivania piena di carte ognuno di noi trova la continuità del proprio lavoro».
Articolo pubblicato su Terra e Vita 11/2022
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Il segreto della resilienza
Sergio Cimino è meglio di wikiquote: sa sempre tirare fuori l’aforisma e la citazione giusta per ogni situazione.
Ingegnere, consulente, docente di organizzazione aziendale e ora autore di manuali Edagricole realizzati grazie alla mentorship del presidente degli enologi mondiali Riccardo Cotarella e alla collaborazione della collega Jolanda Tinarelli.
Ha vissuto mille vite e ha sempre trovato la maniera di trarre ispirazione da ogni situazione di crisi. Ora anche dall’effetto combinato di una pandemia e di una guerra alle porte d’Europa. «Le aziende vitivinicole, e soprattutto quello italiane, hanno una straordinaria capacità di resilienza perché il nostro vino ha in sé la spinta per aprire ogni porta».
Le chiavi per aprire queste serrature sono dentro al manuale “Strategia di mercato e gestione dell’impresa vitivinicola” arrivato alla seconda edizione riveduta e corretta con il sottotitolo “Costruire il futuro dopo la pandemia”.
Al Vinitaly Edagricole, assieme ai tre autori del libro, ha organizzato un evento per spiegare agli operatori come sia possibile affrontare anche l’onda lunga della pandemia e dello shock della guerra.
Ampliare la cassetta degli attrezzi
«Il segreto è quello di ampliare la cassetta degli attrezzi: se, come dice lo psicologo americano Abraham Maslow, l’unico strumento che possiedi è un martello, ogni problema ti sembrerà un chiodo, finendo così per spaccare ogni cosa».
L’esempio più calzante viene proprio dalla pandemia: grazie alla dimestichezza velocemente acquisita con gli strumenti del commercio digitale il nostro sistema vino ha trovato la forza per ammortizzare gli effetti più nefasti della crisi.
I dati di Nomisma Wine Monitor lo mettono in evidenza: la perdita di fatturato del vino italiano nel 2020, rispetto all’anno precedente, è stata infatti del -1,8% contro il -10,8% della Francia (un dato medio che nasconde però situazioni molto diversificate).
Ora c’è chi pensa che la crisi ucraina possa avere conseguenze ancora peggiori. Il nostro vino è diventato infatti campione dell’export proprio per evadere da un mercato interno ormai saturo e l’Italia rappresenta il primo fornitore di vino in Russia e Ucraina, quello che ha più da perdere (esattamente 400 milioni di euro, quasi il 6% di tutto l’export di vino del Bel Paese sempre secondo i dati di Nomisma Wine Monitor).
La leva e il punto di appoggio
«La crisi – afferma ancora Cimino citando Albert Einstein – è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché genera progressi». «La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorgono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie».
La creatività è la leva per crescere, basta trovare un punto solido su cui appoggiarla, quale?
«La grande sfida – assicura Cimino – che possiamo vincere è quella di inventare nuovi modelli competitivi combinando diversamente le risorse, le competenze e le eccellenze di cui disponiamo con l’obiettivo prioritario di creare valore, presupposto ineludibile per la continuità e lo sviluppo di qualsiasi impresa».
Ogni realtà può giocare le sue carte e costruire il suo business plan perché la complessità è sempre stata una risorsa per il vino italiano, basta leggere i numeri. «Abbiamo un territorio vitato che copre ininterrottamente la penisola da Nord a Sud, la più ricca piattaforma di vitigni autoctoni (1.200 contro i poco più di 200 della Francia, secondo Paese) e di gran lunga il maggior numero di aziende vitivinicole».
In Italia operano infatti più di 46mila cantine: significa che al mondo 4 cantine su 10 sono italiane. Solo 240, lo 0,5%, superano i 20 milioni di euro di fatturato, coprendo l’82% della domanda, dunque al restante 99,5% rimane il 18% del mercato. «Spesso si propone come soluzione quella semplicistica dell’aggregazione (e quindi dello sfoltimento): non sono d’accordo!».
«Quello del vino italiano è un ecosistema complesso che non merita di essere sfoltito e che ha proprio nella sua pervasività, nella sua forte distribuzione territoriale il maggiore punto di forza».
Le sinergie in un ecosistema pervasivo
Una caratteristica che per Cimino può essere utilizzata per sviluppare almeno tre asset.
Innanzitutto sviluppando le grandi potenzialità dell’enoturismo. Il settore turistico genera infatti in Italia un volume di affari 8-10 volte superiore a quello vinicolo (90 miliardi di euro nel 2019 secondo Banca d’Italia). «Abbiamo imparato solo da poco a tirare fuori le bottiglie dalle cantine, a spolverarle e a metterle in mostra in favore dei visitatori. Scoprendo così che il vino è una vera e propria cartolina “liquida”. Oggi solo poco meno di un quarto delle vendite complessive di vino viene realizzato attraverso la vendita diretta agli enoturisti».
La seconda forte sinergia da attivare è quella tra il settore wine e il food. Il comparto agroalimentare nel suo complesso, ovvero dal seme alla tavola dei consumatori, ha un fatturato circa 50 volte superiore a quello del vino (540 miliardi di euro), è un pilastro del made in Italy e ha una varietà che consente ogni tipo di abbinamento, combinazione e alleanza con un panorama costituito da due milioni di imprese.
La terza possibilità di integrazione trasversale è quella con gli altri settori che fanno grande il made in Italy, da quello della moda, al design, all’arredamento finanche all’automotive, spesso organizzati per distretti con una geografia in molti casi sovrapposta o contigua a quella delle nostre denominazioni d’origine. Un’area d’espansione che consentirebbe di andare ancora più lontano, esaltando il proprio vino, la propria storia e il proprio territorio.
«Le fasi piene di incertezze come quella che stiamo vivendo – conclude Cimino – vanno affrontate con flessibilità, rafforzando le proprie competenze ma soprattutto la propria creatività». «Perché il modo migliore per non temere il futuro – come dice Elon Musk, l’intraprendente fondatore di Tesla – è quello di crearselo».
Il convegno
VeronaFiere, Lunedì 11 aprile ore 14.30 -15.30
| Sala Respighi - 1 ° Piano Palaexpo
Più competenze, flessibilità e creatività
per affrontare un mercato che cambia
L’onda lunga della pandemia, lo shock della guerra alle porte dell’Europa, il fenomeno delle vendite del digital. Le nuove chiavi di marketing per affrontare il mercato del vino tra repentine chiusure e auspicate riaperture.
Intervengono:
Denis Pantini, Responsabile Osservatorio Wine Monitor, Nomisma
Riccardo Cotarella, Presidente Assoenologi e Union Internationale des Oenologues
Sergio Cimino, Ingegnere gestionale e docente di Strategia e Organizzazione
Jolanda Tinarelli, Consulente di Direzione Aziendale CMC
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siamo in galleria 4-5 / Stand 7-8
Segreteria organizzativa New Business Media
Nadia Fracca: nadia.fracca@newbusinessmedia.it
Il manuale Edagricole
“Strategia di mercato e gestione dell’impresa vitivinicola – Costruire il futuro dopo la pandemia”
Il testo di questa nuova edizione completament aggiornata prende in esame le profonde trasformazioni del comparto vitivinicolo, acuite e accelerate dalla ferocia della pandemia, proponendo soluzioni e strumenti per costruire un futuro che valorizzi le potenzialità dell’immenso patrimonio costituito dalle imprese vitivinicole italiane.
Vengono affrontati i temi chiave dello sviluppo e della continuità del comparto: dalla trasformazione del mercato del vino all’evoluzione del consumatore e dei processi di acquisto, passando per i sistemi di gestione dei dati di mercato, le politiche di prezzo, le strategie di posizionamento del prodotto e i più ampi temi dell’organizzazione e della governance dell’azienda. Le considerazioni degli autori sono arricchite dal contributo di autorevoli testimonianze di imprenditori, manager e direttori di aziende, associazioni e istituzioni del comparto.
L’articolazione degli argomenti e l’inserimento di percorsi di lettura consentono di ricorrere al testo come a un prezioso manuale di gestione.
Il libro, espressamente concepito per l’impresa vitivinicola del terzo millennio, è rivolto a imprenditori, manager, studenti, enologi e altri professionisti e consulenti al servizio dell’impresa vitivinicola.
Gli autori:
Riccardo Cotarella. Laureato h.c. in Agronomia (Università della Tuscia) e in Economia & Management (Università del Sannio). Docente di Enologia e Viticoltura (Università della Tuscia). Presidente di Assoenologi e dell’Union Internationale des Œnologues. Componente dell’Advisory Board of Wine Management Lab dell’Università Bocconi, è Accademico aggregato dell’Accademia dei Georgofili di Firenze e Chevalier de l’ordre du Mérite Agricole della Repubblica Francese.
Sergio Cimino è Ingegnere Industriale e da oltre 45 anni consulente di direzione aziendale per piccole, medie e grandi imprese. Docente, per oltre 20 anni, di Organizzazione Aziendale e Strategia di Impresa presso gli Atenei di Siena e di Perugia, è autore di articoli, studi e monografie.
Jolanda Tinarelli, studi in Scienze Politiche, è manager e consulente di direzione aziendale in imprese industriali e vitivinicole da 30 anni. Docente nell’ambito di corsi manageriali rivolti a PMI, è consulente associato APCO (Associazione Professionale Italiana Consulenti di Management) con qualifica Cmc
Intervento sulle dinamiche di mercato:
Denis Pantini Direttore Wine Monitor Nomisma
Altri contributi e testimonianze, in ordine di pubblicazione: Oscar Farinetti; Angelo Gaja; Donatella Cinelli Colombini; Piero Antinori; Gian Marco Centinaio; Micaela Pallini; Giulio Somma; Luca Rigotti-; Riccardo Ricci Curbastro; Roberta Garibaldi; Giovanni Mantovani; Mario Morcellini; Attilio Scienza.
Per info e acquisti: https://shop.newbusinessmedia.it/collections/edagricole