Terre Cevico-Gallo, patto di ferro per far crescere il bio italiano negli Usa

Marco Nannetti, presidente di Terre Cevico e Franco Donati, Presidente Le Romagnole aprono assieme agli altri soci cooperatori la bottiglia di Austo Novebolle Romagna doc commemorativa dell'evento celebrativo dei 60 anni del gruppo cooperativo
All’evento per celebrare i 60 anni del gruppo cooperativo romagnolo, il presidente Marco Nannetti annuncia l’accordo con il player numero uno del vino mondiale per importare in esclusiva il brand B.Io. nel mercato a stelle e strisce. È solo l’ultimo successo di una realtà con oltre 5mila soci, un capitale sociale di 3 milioni di euro, export da 73 milioni di euro in 70 Paesi e un fatturato di 175 milioni. Dal 2024 cambierà l’assetto organizzativo, rendendo Terre Cevico una cooperativa di primo grado maggiormente integrata con la base produttiva.

Negli States il vino bio parla sempre più italiano. Anzi romagnolo.

Terre Cevico ha festeggiato il 27 luglio alla Tenuta Masselina, l’azienda sopra le colline di Castelbolognese (Ra) che è il fiore all’occhiello del gruppo, i suoi primi 60 anni di storia tutta cooperativa (una storia iniziata a Lugo il 19 febbraio 1963).

L’accordo con Gallo

Marco Nannetti, presidente di Terre Cevico. Sullo sfondo i vigneti de La Masselina

Lo scoop dell’evento, raccontato in prima persona dal presidente Marco Nannetti, è quello dell’accordo con la californiana E. & J. Gallo, realtà ai vertici del vino mondiale, per l’importazione e commercializzazione in esclusiva in cinque diversi Stati americani dei vini a marchio B.Io (BpuntoIo).

Brand che identifica la linea di vini biologici da vitigni autoctoni italiani, lanciata da Terre Cevico promuovendo un progetto che coinvolge importanti cooperative vinicole lungo tutta la penisola, in un’ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Un’iniziativa di successo, che in soli 5 anni è arrivata al considerevole volume di mezzo milione di bottiglie vendute e che ora potrà ulteriormente crescere oltreoceano, trainando il biologico made in Italy in quello che è il maggiore mercato di riferimento (un mercato, oltretutto, che richiede zero solfiti).

La doppia svolta degli americani

L’apertura al bio e al mondo della cooperazione rappresenta una decisa svolta per la casa vinicola fondata da Ernst e Julio Gallo. Leader al mondo per produzione di vino, ma anche importatore negli Usa di selezionate etichette top brand delle migliori denominazioni mondiali (per il vino italiano spiccano realtà come Brancaia, La Marca, e la Lux Wines, ovvero Allegrini, Argiano, Jermann, Pieropan, Renato Ratti e ora B.Io).

Un risultato che si raggiunge solo grazie alla grande affidabilità dimostrata in sei decadi di storia da Terre Cevico.

Una realtà con profonde radici in Romagna, e ora con importanti propaggini in Emilia, Veneto, Venezia Giulia fino anche in Puglia grazie alle acquisizioni delle aziende Medici Ermete, Montresor, Vidussi e, più di recente, di Enoica srl e di Orion Wines, azienda di commercializzazione, quest’ultima, con un importante portafoglio di cantine regionali tra cui la pugliese Masseria Borgo dei Trulli.

Alcune tappe dei 60 anni di storia di Terre Cevico

La base sociale del gruppo è rappresentata da viticoltori presenti dalla pianura ravennate alle colline riminesi a Casola Valsenio passando per i territori di Forlì e Faenza, fino ai terreni sabbiosi del Parco del Delta del Po a nord-est.

Le Romagnole Società Cooperativa Agricola e Cantina dei Colli Romagnoli sono ad oggi le cooperative di soci viticoltori che, assieme alle Cooperative Agricole Braccianti rappresentano la base e l’anima storica della filiera produttiva dei vini Terre Cevico: Nannetti a La Masselina ha annunciato importanti novità anche per valorizzare il loro ruolo.

Un nuovo modello organizzativo

Terre Cevico si è sviluppato in questi anni come consorzio di secondo grado, fornendo servizi tecnici e commerciali alla propria base sociale, creando opportunità di sviluppo verso nuovi prodotti e mercati, innovando sempre, in ambito agronomico, enologico e tecnologico.

«Oggi però – dice Nannetti- sentiamo l’esigenza di accelerare ulteriormente per sviluppare il gruppo mettendo in sinergia la crescita industriale dell’impresa e l’interesse collettivo dei nostri viticoltori soci».

«Terre Cevico diverrà presto un sistema inclusivo dell’intera filiera vitivinicola, un nuovo assetto che da consorzio ci porterà ad essere definitivamente cooperativa agricola di primo grado».

«Una scelta – chiediamo Nannetti - che punta a legare maggiormente a sé il tessuto produttivo?». «Anche in Romagna i viticoltori, a causa del climate change, ma anche del progressivo innalzamento dell’età media degli imprenditori, rischiano di diventare presto una rarità».

«Piuttosto – risponde il presidente – un riconoscimento per il ruolo del socio viticoltore e un modo per renderlo protagonista e sempre di più al centro del sistema d’impresa».

La valorizzazione del socio

Bottiglie celebrative dei 60 anni di Terre Cevico

«L’essere un tutt’uno con la propria filiera significa anche rafforzare i valori identitari della cooperazione, mutualità, solidarietà, etica del lavoro e ambiente. La figura del socio viticoltore al centro consente al gruppo di interagire in modalità più profonda con chi la vigna la coltiva, con l’obiettivo di coniugare al meglio gli aspetti della viticoltura alla strategia produttiva, industriale e commerciale».

«Per le Romagnole – conferma Franco Donati, Vice Presidente Terre Cevico e Presidente Le Romagnole – si tratta di un passo importante e storico che vede nell’integrazione della cooperativa con il proprio consorzio il rilancio del ruolo dei soci direttamente verso quegli aspetti che determinano il successo sul mercato».

«Il socio viticoltore davvero protagonista del cambiamento e di cui ne vuole essere parte attiva. In scenari mondiali in continua e repentina trasformazione è importante governare il cambiamento e possibilmente non subirlo. Senza dimenticarsi che la coltivazione del vigneto e la valorizzazione dei nostri vitigni come il trebbiano e sangiovese sono alla base di ogni considerazione sul tema della sostenibilità e su questo fronte il nostro impegno sarà sempre più attivo e tangibile».

La responsabilità di tutelare un territorio fortemente segnato dall’alluvione

I vigneti de La Masselina illuminati per la festa dei 60 anni di Terre Cevico

«Le trasformazioni del clima e del paesaggio – conclude Nannetti - che quest’anno hanno inciso in manera molto profonda sul territorio romagnolo ci hanno portato a riflettere ancora di più sulle pratiche agricole e sul ruolo che possiamo e dobbiamo avere per il bene comune». «Il tutto con consapevolezza e responsabilità continuando un percorso di ulteriore miglioramento dell’impatto del nostro lavoro e della cura del paesaggio, alla scelta di optare per progetti che sappiano rinnovare la tradizione con strumenti nuovi e sempre più orientati alla sostenibilità».


I numeri di Cevico

Il sistema produttivo di Terre Cevico , attraverso le proprie cooperative di base, comprende circa:

  • 2200 soci viticoltori in Romagna;
  • 6700 ettari di vigneto;
  • 5000 viticoltori in totale in altre regioni,
  • 23 unità produttive,
  • 5 impianti di imbottigliamento,
  • 9 aziende controllate – di cui 5 al 100% - in regioni d’Italia come Veneto, Puglia, Emilia, Trentino e ovviamente Romagna.

Tra le realtà più importanti d’Italia, Terre Cevico si colloca al 6° posto nella classifica dei primi 10 gruppi cooperativi nazionali e al 12° della graduatoria fra le prime 115 imprese produttive italiane del mondo del vino.

Costituito nel 1963 dalla volontà di dieci rappresentanti di cantine sociali e cooperative braccianti del ravennate con un capitale sociale di 1.450 mila lire, oggi può contare su un capitale sociale di oltre 3 milioni di euro. Il suo bilancio consolidato è passato da 54 milioni di euro nel 1993 ai 175 milioni del 2023 (valore stimato). A determinare questa impetuosa crescita il modello organizzativo cooperativo e la scommessa sempre più orientata all’imbottigliato e all’export. In quest’ultima direzione in particolare la svolta è stata significativa. Quasi assente nel 1993, nel 2003 l’export ha costituito il 4% del bilancio, salito al 21% nel 2013, sino ad arrivare al 41% nel 2023. In sostanza quasi una bottiglia su due di Cevico va oltreconfine tanto da toccare 70 Paesi in quattro Continenti. L’export stimato nel 2023 salirà a 72,8 milioni di euro (60,2 milioni l’anno precedente).

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Terre Cevico-Gallo, patto di ferro per far crescere il bio italiano negli Usa - Ultima modifica: 2023-07-28T18:41:10+02:00 da Lorenzo Tosi

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