Vino italiano protagonista assoluto dell’export
made in Italy.
Lo dice l'analisi presentata dall'Osservatorio Uiv-Vinitaly e Prometeia in occasione della conferenza stampa per il lancio della 55° edizione di Vinitaly, in programma a Veronafiere dal 2 al 5 aprile. La filiera vitivinicola del Belpaese vale infatti 31,3 miliardi di euro, impegna 530 mila aziende con circa 870 mila addetti, ed è in cima alla speciale classifica relativa alla bilancia commerciale del made in Italy "tradizionale", quello delle 4A (Abbigliamento, Alimentare, Arredamento, Automazione) che vale ogni anno circa 200 miliardi di euro.
La classe A dell’export
Il contributo del vino, evidenzia l'analisi presentata da Carlo Flamini di Unione italiana vini e Giuseppe Schirone di Prometeia, non si limita alla filiera agroalimentare, ma si allarga al made in Italy nel suo insieme. «Dall'analisi di oltre 40 settori rappresentativi delle cosiddette 4A, il vino, con 7,4 miliardi di euro di esportazioni nette, si colloca nel 2022 al primo posto per livello del saldo commerciale, lasciandosi alle spalle altri campioni del Made in Italy nel mondo, sia del sistema moda che della meccanica strumentale».
Il sorpasso secco su abbigliamento e accessori
Una scalata, quella del prodotto agricolo italiano più richiesto nel mondo, partita dal quarto posto del 2011 sino alla performance di oggi, con il sorpasso su altri comparti icona del lifestyle italiano come:
- la gioielleria/bigiotteria (+6,8 miliardi di euro),
- la pelletteria (+6,7 miliardi di euro);
- l'abbigliamento (+6,4 miliardi di euro).
Un capitale strategico da preservare
«Troppo spesso il vino non è considerato dalla comunità economica per la sua reale dimensione - dice Maurizio Danese, amministratore delegato di Veronafiere -. Il settore, con le sue imprese, è cresciuto ed ha affinato la propria managerialità fino a diventare un capitale strategico del prodotto Italia».
«Siamo convinti che il vino sia una ricchezza straordinaria per l'Italia e che, come testimoniano i numeri presentati nel rapporto, la strada per l'ulteriore crescita debba necessariamente passare dall'export».
«È questo anche il traguardo di un Vinitaly che ha destinato gran parte delle proprie risorse in funzione di un allargamento globale della platea business e per il radicamento all'estero sui mercati emergenti e maturi».