«Il sistema cooperativo è in prima linea nella difesa del valore del vino italiano».
Lo assicura Luca Rigotti, Coordinatore del settore vitivinicolo di Alleanza Cooperative, nel corso di Vivite, Talk del vino cooperativo che quest’anno si è tenuto eccezionalmente solo in forma digitale a causa delle limitazioni dell’emergenza pandemica.
Le strategie per ripartire
L’analisi di Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor, ha messo infatti in luce che le strategie che le cantine cooperative ritengono più efficaci per ripartire dopo la crisi economica causata dalla pandemia passano da: missioni all’estero per riallacciare i fili interrotti con i partner internazionali (67%), la leva della digitalizzazione e del canale e-commerce (41%), una maggiore presenza sui social network (24%). Nessuno dichiara invece di voler ricorrere alla leva del prezzo. Le strategie di competitività di lungo periodo sono invece riassumibili in uno slogan: multicanalità, sostenibilità, diversificazione (clicca per leggere l’approfondimento di Stefano Sequino).
Proteggere le quote di mercato è più importante che proteggere i prezzi?
Eppure, come ha obiettato l’autore dell’articolo che state leggendo, il flop delle misure anticrisi del precedente Governo, in particolare la vendemmia verde e soprattutto lo stoccaggio privato, messe in campo proprio con l’intento di tutelare il livello dei prezzi, sembrano indicare che l’attenzione dei grandi player sia stata quella di proteggere le quote di mercato più che i valori. Quello che si fa non coincide con quello che si dichiara nei sondaggi?
«Proteggere le quote di mercato – ha replicato Rigotti –, e in alcuni casi consolidarle, è stato un obiettivo giusto e importante per il vino italiano, soprattutto in un periodo complicato come quello che stiamo vivendo. In questo le cooperative hanno saputo giocare un ruolo decisivo».
La difesa del prezzo si fa così
«Ma i dati che stiamo illustrando oggi a Vivite dimostrano anche l’impegno che hanno messo in campo nella tenuta sui prezzi, anche perché crescere, in un’annata come questa, era improponibile».
«Il discorso sull’efficacia o meno delle misure di sostegno deve tenere conto dell’emergenza con cui sono state formulate. È stato giusto sostenere il vino italiano, ma la difesa del prezzo si fa soprattutto intensificando il lavoro sulla qualità e la sostenibilità, cosa che le cooperative hanno continuato a fare anche in mezzo alle difficoltà dell’ultimo periodo. E comunicando con efficacia e con fondi adeguati questi sforzi».
La resilienza del sistema coop
I dati illustrati da Pantini hanno infatti mostrato che, nell’anno dell’emergenza pandemica, il sistema vitivinicolo cooperativo (423 cantine per 4,9 miliardi di euro di giro d’affari e una produzione pari al 58% del vino italiano), ha mostrato la sua resilienza, registrando nel complesso una sostanziale tenuta del proprio fatturato (+1%), su cui ha inciso positivamente l’incremento di vendite nel canale della grande distribuzione organizzata (+6%, dato Iri, 2021) e quello sulle esportazioni (+3%).
«Nel corso del 2020 il 34% delle cooperative vinicole ha mantenuto stabile il proprio fatturato e un 41% lo ha visto in calo - ha spiegato Pantini, presentando lo studio sulla performance delle cooperative vitivinicole durante il Covid».
Ma a contare sono soprattutto le dimensioni
«L’analisi ha anche evidenziato, di contro, come una cooperativa su 4 del campione intervistato – che numericamente rappresenta oltre il 50% del fatturato complessivo della cooperazione vinicola – abbia invece registrato un fatturato in aumento. Si tratta delle cooperative più dimensionate, con fatturati superiori a 25 milioni di euro, che nel 6% dei casi hanno addirittura registrato un sensibile aumento, superiore al +15% rispetto alle performance registrate nel 2019, prima dell’avvento del coronavirus».
Guardando ai singoli canali distributivi, lo studio ha messo in luce come la chiusura dell’Horeca abbia portato ad una riduzione delle vendite per la quasi totalità delle imprese cooperative, senza distinzione dimensionale. Al contrario, gdo ed e-commerce hanno principalmente favorito le cooperative più grandi, con oltre 25 milioni di fatturato.
Crescita anche dell’export
Un altro dato significativo relativo alle performance economiche della cooperazione è quello delle vendite sui mercati esteri. Se l’export di vino italiano nel complesso ha registrato nel 2020 un calo pari a -2,4% in valore, quello della cooperazione – nonostante le maggiori difficoltà per il segmento dei vini sfusi – ha invece registrato una crescita, pari al +3%.
La multicanalità premia
«Avere una strategia multi-canale si è rivelata fin qui una scelta vincente che ha consentito alla cooperazione di tenere in un anno particolarmente difficile come quello della pandemia - ha commentato Rigotti -. I dati emersi dallo studio di Nomisma sono la dimostrazione pratica che le imprese che operano in differenti canali hanno pagato meno la crisi, grazie ad una compensazione che certamente non ha risolto le criticità ma ha consentito di attenuare gli effetti negativi della pandemia e le contrazioni di mercato».
Guardare al futuro con ottimismo
Per quanto riguarda le prospettive del futuro, per le cooperative il digitale sarà una leva importante per la ripresa. L’analisi ha messo in mostra che le cooperative puntano sulla presenza su siti di e-commerce e sui canali social, cosi come sull’enoturismo e sull’ospitalità, oltre ad un consolidamento della presenza nella grande distribuzione. Un segnale di ottimismo viene dalla convinzione espressa da oltre la metà delle cooperative che ritiene che nel 2022 le vendite nel canale horeca ritorneranno agli stessi livelli del 2019.
Sostenibili e circolari
Crescente l’impegno delle cooperative sul fronte della sostenibilità: oltre il 50% delle cantine intervistate ha già adottato azioni concrete per ridurre l’uso di input chimici e azioni per la valorizzazione dei sottoprodotti, la riduzione e il riciclo degli scarti di lavorazione. Il 51% ha incrementato le produzioni biologiche e il 20% dichiara di aver già avviato processi di transizione digitale e industria 4.0.
Occhio però agli stock in giacenza
«Nonostante le buone performance della cooperazione nel 2020 – ha commentato Rigotti – in prospettiva sarà necessario fare i conti con gli stock giacenti in cantina, complessivamente pari a 56 milioni di ettolitri al 31 marzo 2021 (+3,6% su base annua), situazione che, anche in vista della prossima vendemmia, deve far riflettere rispetto alle più adeguate ed efficaci misure utili per gestire l’offerta».
L’incontro digitale ha offerto l’occasione per approfondire come è stata affrontato il periodo di crisi nei diversi areali vitivinicoli italiani attraverso le esperienze di:
- Valerio Cescon - Presidente La Marca Vini e Spumanti
- Andrea Di Fabio - Direttore Generale Cantina Tollo
- Vanni Lusetti - Direttore Generale Cantine Riunite & CIV
- Stefano Pesci - Direttore Generale Terre del Barolo
- Leonardo Taschetta - Presidente Colomba Bianca