Un utilizzo sostenibile della risorsa acqua nel vigneto

Viticcio e goccia d'acqua. Una risorsa da ottimizzare
L'irrigazione di soccorso non è più un tabù. Il nuovo approccio del Testo Unico del vino la sdogana anche per le produzioni di maggiore qualità, ma la siccità e le alte temperature che hanno caratterizzato anche l’ultima campagna vitivinicola impongono scelte ed investimenti per il corretto utilizzo di sempre più scarse risorse irrigue

 

La siccità e le alte temperature hanno caratterizzato anche l’ultima campagna vitivinicola.

Un fenomeno che in tutte le aree viticole, non soltanto in quelle collinari del Centro-Sud, ha avuto impatto sulla gestione del vigneto e conseguentemente sui livelli di produttività e sul quadro analitico e aromatico dei mosti d’uva e dei vini. In alcune situazioni di stress idrico è stata messa a dura prova la sopravvivenza stessa del vigneto, circostanza che richiede la possibilità di intervenire con irrigazioni di soccorso, tema già disciplinato dalla legge 12 dicembre 2016, n. 238, cd. Testo unico del vino.

Si fa strada la necessità di gestire il vigneto in maniera sempre più attenta e sostenibile, così come appare necessario adeguare, come anticipato dal Testo unico del vino, le regole a un contesto che, anche sotto il profilo climatico e ambientale, appare in forte evoluzione.

Articolo tratto dal numero 8/2021 di VVQ

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Non più considerata "forzatura"

La legge 12 dicembre 2016, n. 238 cambiò rotta rispetto all’impiego di acqua nel vigneto, non più tra gli elementi facoltativi dei disciplinari di produzione dei vini Dop e Igp. L’impostazione post-Testo unico del vino, infatti, pur confermando il divieto orizzontale rispetto alle pratiche di forzatura, non include tra queste l’irrigazione di soccorso, ponendo, anche dal punto di vista formale, un’opportuna distinzione tra soccorso e forzatura, solo in quest’ultimo caso diretta – in contrasto con le disposizioni le regole di produzione dei vini territoriali – all’incremento della produzione unitaria per ettaro.

Sistema di pompe e filtri per l'irrigazione dei vigneti.

Tenendo conto dei cambiamenti climatici e delle esperienze vissute nelle ultime campagne vitivinicole, tale orientamento normativo – già indicato in una precedente interpretazione del Ministero delle Politiche agricole – ha quindi modificato l’impostazione dei disciplinari di produzione che fornivano indicazioni rispetto all’irrigazione di soccorso solamente come atto volontario, con il rischio di creare, in caso di mancata precisazione, una situazione di incertezza tra gli addetti ai lavori riguardo la legittimità di questa pratica nell’ottenimento della specifica Dop o Igp.

Oltre la qualità

È noto che il fattore acqua nel vigneto ha impatto, non necessariamente negativo, sulla qualità delle uve destinate alla vinificazione. Un utilizzo attento dell’irrigazione, mediante interventi programmati finalizzati al reintegro idrico impiegando magari impianti a goccia, meglio se con l’ausilio dell’inerbimento dell’interfila, consente di evitare gli stress idrici e, nel contempo, considerando gli effetti positivi sul decorso della maturità fenolica, può contribuire al raggiungimento di un miglior compromesso tecnologico degli indici di maturazione.

Il monitoraggio dello stato idrico e dell’umidità del suolo rappresenta il punto di partenza necessario per acquisire dati e informazioni utili per programmare il fabbisogno idrico del vigneto

Si fa strada tuttavia un altro approccio che, al di là delle rese e della valutazione degli effetti del fattore idrico sulla qualità delle uve, impone un’altra chiave di lettura: se da un lato il mercato richiede una maggiore produttività e una più efficace prevedibilità, da un anno all’altro, delle rese di produzione, d’altra parte diminuisce progressivamente l’offerta di acqua, risorsa sempre più limitata e in competizione con altre attività produttive. Tra l’altro molte aree vitate di recente impianto in regioni aride o semiaride sono caratterizzate da precipitazioni annuali che di fatto non sono in grado di supportare in modo affidabile i moderni sistemi viticoli e produttivi.

E se una risorsa è limitata occorre ottimizzarne l’utilizzo: da qui la necessità, colta dall’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv), di ragionare in termini di utilizzo sostenibile dell’acqua, bisogno non soltanto sociale e ambientale ma necessario anche per garantire, nonostante gli effetti dei cambiamenti climatici, la conservazione e la sostenibilità economica delle aree viticole. L’obiettivo è quello di definire un protocollo a partire dal lavoro iniziato con la delibera Oiv-Viti 569-2018 che ha definito uno schema per l’uso sostenibile dell’acqua in viticoltura, recentemente sviluppato sotto il profilo tecnico e scientifico da specifiche linee guida.

I fattori chiave e la loro interazione

Nelle linee guida Oiv è in primo piano la reciproca influenza degli elementi che condizionano la gestione sostenibile dell’acqua e che necessariamente passa per la valutazione delle variabili genetiche, ambientali e colturali che caratterizzano il sistema viticolo di riferimento. Non c’è dubbio che le proprietà chimico-fisiche del suolo – in termini di tessitura, struttura, contenuto di sostanza organica, profondità del profilo e salinità – definiscono nel complesso la quantità di acqua disponibile per le radici della vite così come il sesto d’impianto stabilisce il volume di suolo esplorato dalle radici.

Irrigazione a spruzzo nell'area del Soave

Ma occorre considerare come prioritarie, specificano le linee guida Oiv, le scelte in fase di progettazione del vigneto: tra queste – oltre alla forma di allevamento, al sistema di conduzione e agli obiettivi di resa – varietà e portainnesti possono fare la differenza così come la selezione dei cloni, che presentano comportamenti differenti rispetto alla capacità di regolare la temperatura della superficie fogliare e quindi, a parità di altre condizioni, differenti fabbisogni idrici. E sempre rispetto alla varietà, occorre considerare che per i vini ottenuti da rese contenute sono necessari moderati stress idrici in alcune fasi del periodo vegeto-produttivo, in particolare dall’allegagione fino all’invaiatura, alternati – secondo i criteri dello stress idrico controllato – a un reintegro programmato delle quantità d’acqua. Si tratta di una tecnica che, oltre al mantenimento della qualità, consente di raggiungere un sostanziale livello di risparmio idrico.

Occorre comunque considerare che l’utilizzo sostenibile ed efficiente dell’acqua dipende dal monitoraggio dello stato idrico del vigneto e delle precipitazioni attese, elementi che consentono di programmare il fabbisogno idrico irriguo del vigneto e quindi di valutare i possibili effetti negativi di uno stress idrico oppure – circostanza che non è da escludere considerando la frequenza delle precipitazioni temporalesche estreme – di un eccesso idrico.

La consapevolezza 4.0

Il monitoraggio dello stato idrico e dell’umidità del suolo rappresenta il punto di partenza necessario per acquisire dati e informazioni utili per programmare il fabbisogno idrico del vigneto. Oltre ai tradizionali sistemi, le innovazioni tecnologiche nel campo Ict hanno aperto nuovi scenari applicativi in viticoltura, basati sull’utilizzo di sensori in grado di calcolare le componenti del bilancio idrico e il livello di stress del vigneto. Si tratta di sistemi integrati 4.0 e intelligenti, alimentati da dati che tra l’altro consentono di monitorare, oltre agli indici colturali, anche la funzionalità del sistema di irrigazione, nell’ottica di supportare le decisioni e ridurre sprechi.


Obiettivo resilienza

La carenza idrica rappresenta senza dubbio un problema destinato ad acuirsi nel prossimo futuro, anche a causa dei cambiamenti climatici. Occorre riflettere quindi, anche alla luce delle conoscenze, delle esperienze e degli strumenti oggi a disposizione, sull’opportunità – che in taluni territori quasi certamente diverrà necessità – di coltivare la vite in assenza o con una ridotta disponibilità idrica, modello che è già prassi in alcune aree viticole europee, ma che deve essere coniugato a precise scelte progettuali e colturali.

L’irrigazione, che consente di soccorrere il vigneto nei periodi di prolungata siccità, non è certamente una pratica da scartare, ma probabilmente dovrà essere considerata come ultimo adattamento da mettere in campo quando tutte le altre opzioni sono state esaminate o attuate. Così come sarà fondamentale – e il Testo Unico del vino è un esempio significativo – adeguare le regole, non soltanto quelle cogenti, a un contesto in evoluzione, in questo caso rispetto agli effetti dei cambiamenti climatici che causano uno stato di incertezza in termini di produzione e con riflessi sul reddito degli imprenditori.

Un utilizzo sostenibile della risorsa acqua nel vigneto - Ultima modifica: 2021-12-06T11:59:37+01:00 da K4

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