
Sollievo per la decisione dell'Irlanda di rinviare al 2028 l’entrata in vigore del regolamento sull’etichettatura allarmistica degli alcolici.
Uiv: preservare l'integrità del mercato unico europeo
“Un punto di svolta positivo per le imprese del vino italiane ed europee. È necessario infatti preservare l’integrità del mercato unico europeo, al riparo dalle singole iniziative degli Stati membri in materia di etichettatura. Una fuga in avanti come nel caso irlandese avrebbe come unica conseguenza quella di complicare l’attività delle imprese e al tempo stesso aumentare i costi di adattamento alle regole dei singoli 27 Paesi”. Così il segretario generale di Unione italiana vini, Paolo Castelletti, a seguito della notizia del Governo irlandese di posticipare al 2028 l’applicazione della norma sull’etichettatura sanitaria, i cosiddetti health warning.
Informare il consumatore in maniera intelligente
Secondo Uiv, l’impostazione del regolamento di Dublino – che originariamente doveva entrare in vigore a maggio del prossimo anno – risulta particolarmente preoccupante per il comparto vinicolo europeo in quanto non tiene conto della distinzione tra consumo e abuso e si pone in contrapposizione con la risoluzione BECA (Beating cancer) del Parlamento europeo del 2022. La proroga al 2028 consentirà di lavorare a soluzioni armonizzate che evitino di frammentare ulteriormente il mercato unico e, al tempo stesso, di informare il consumatore in maniera intelligente sul consumo moderato di vino, come peraltro già indicato dai deputati europei.
Uiv condivide infine quanto affermato oggi dalla presidente del Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev), Marzia Varvaglione, secondo cui gli obiettivi di salute pubblica debbano essere perseguiti in modo giuridicamente solido e coordinato, e non attraverso una frammentazione che genera confusione per i consumatori.
Coldiretti: l'auspicio è la cancellazione definitiva
L’auspicio è che si possa arrivare alla cancellazione definitiva di una norma distorsiva che soprattutto per quel che riguarda il vino rappresenta un precedente pericoloso, oltre che totalmente privo di basi scientifiche. Ad affermarlo sono Coldiretti e Filiera Italia in occasione dell’annuncio irlandese di voler posticipare l'entrata in vigore delle etichette sanitarie obbligatorie sulle bottiglie di alcolici, previste inizialmente per maggio 2026. L’iniziativa del Governo irlandese era stata di fatto avallata dall’Unione Europea, nonostante – rileva Coldiretti – i pareri contrari di Italia, Francia e Spagna e altri sei Stati Ue, che consideravano la misura una barriera al mercato interno. Il progetto prevede di apporre sulle bottiglie avvertenze terroristiche, che non tengono conto delle quantità, come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”.
Coldiretti ha denunciato a più riprese come la proposta irlandese finisca per assimilare in maniera del tutto scorretta l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità a più bassa gradazione, di cui il vino rappresenta ormai da anni il simbolo, oltre a far parte a pieno titolo della dieta mediterranea, forte di diecimila anni di storia. Non a caso per l’84% degli italiani un consumo moderato di vino fa bene alla salute, secondo l’indagine Coldiretti/Centro Studi Divulga.
Un impegno concreto
Nell’ultima edizione del Vinitaly il presidente Ettore Prandini, il segretario generale Vincenzo Gesmundo e l’amministratore delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia avevano illustrato i rischi legati alle etichette allarmistiche al Commissario europeo alla Salute Olivér Várhelyi il quale aveva condiviso l’idea irlandese non rappresentasse uno strumento efficace nell’impegno per promuovere modelli di consumo moderati.
Ma Coldiretti e Filiera Italia sono impegnate anche a far riconoscere lo stesso principio e la stessa differenza tra consumo consapevole di alcol da non criminalizzare ed invece harmful use da prevenire nel documento che dovrà definire la posizione italiana ed europea alla Quarta Riunione di alto Livello sulla prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili dell’Onu, a settembre.
Anche se le esportazioni di vino italiano in Irlanda sono state nel 2024 pari ad appena 59 milioni di euro, le “warning labels” – afferma la Coldiretti – rischiano di aprire le porte in Europa e nel mondo a campagne di ingiusta demonizzazione che colpirebbero una filiera che in Italia vale 14,5 miliardi di euro, dal campo alla tavola e garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro, principale vice dell’export agroalimentare. Un ulteriore colpo ad un settore che sta registrando i primi effetti negativi dalla guerra dei dazi scatenata dal presidente americano Donald Trump.