Zero aiuti per il vino da Bruxelles. «Spremete il Piano nazionale di sostegno»

Janusz Wojciechowski. Nel suo piano di rilancio delle filiere colpite da Cocd 19, zero risorse per il vino
Crisi Covid 19: le cooperative europee calcolano che per assicurare l’efficacia alla misura di distillazione di crisi immaginata da Bruxelles servirebbero 350 milioni. Le risorse ricavabili dal Pns italiano coprirebbero meno di un terzo delle richieste

Bruxelles millanta mille miliardi di euro per la svolta carbon free di domani (lo sbandierato New green deal) ma non riesce a trovare due spiccioli extra Pac per garantire oggi la sopravvivenza economica del settore vitivinicolo ed altri settori chiave.

Da Wojciechowski un po’ di flessibiltà
ma nessun euro

Il pacchetto di misure promesse per sostenere il settore agroalimentare colpito dall’impatto economico derivante dalla diffusione della pandemia da Covid-19 potrà infatti fare affidamento, sembra, su meno di 80 milioni di euro. Niente di più di quello che resta del bilancio di una Pac giunta con il fiato corto alla fine del periodo di programmazione 2014-2020.

E al settore vitivinicolo andranno solo le briciole. L’intervento comunitario presentato dal Commissario Janusz Wojciechowski non prevede infatti risorse aggiuntive, ma si concentra su un’iniezione di flessibilità nella gestione delle misure del Programma nazionale di sostegno (PNS).

Il piano Ue

Le azioni per il vino si articolano sui seguenti punti:

  • una distillazione finanziata con risorse comunitarie da trovare tra le economie che si
    Vendemmia di glera

    realizzeranno per la mancata o parziale attuazione delle misure pns;

  • aumentare l’aliquota d’aiuto per tutte le misure del Pns (oggi il contributo comunitario copre il 50% della spesa ammissibile);
  • maggiore flessibilità nelle modifiche del Pns da parte degli stati membri;
  • maggiore flessibilità nelle modifiche da parte del beneficiario di un progetto già approvato;
  • maggiore flessibilità nell’attuazione della misura della vendemmia verde, inclusa una modifica del calendario delle operazioni e la possibilità di effettuare una vendemmia parziale;
  • nel quadro di progetti Ocm già approvati, rendere possibile il pagamento delle azioni già realizzate, anche solo parzialmente, senza penalità;
  • estendere di un anno la validità delle autorizzazioni per gli impianti viticoli.

Queste proposte per diventare operative devono confluire in un regolamento che, secondo i piani della Commissione, dovrebbe vedere la luce entro la fine del mese di aprile.

Dieci milioni di ettolitri da togliere dal mercato

Progetti ambiziosi ma di difficile realizzazione viste le ristrettezze degli stanziamenti.

Di ben altro tenore le richieste degli operatori.  Le organizzazioni cooperative vitivinicole di

Pigiadiraspatura

Francia, Italia e Spagna, che assieme gestiscono metà della produzione vitivinicola del vecchio continente, hanno ad esempio chiesto l’apertura immediata di una distillazione di crisi europea di 10 milioni di ettolitri con un budget europeo specifico di 350 milioni di euro «per fornire risposte immediate e concrete a un settore fortemente colpito e da cui dipende l'economia di intere regioni».

Non basta “spremere” il Pns

Secondo le centrali cooperative «la misura della distillazione deve essere europea e prevedere un sostegno di 35 euro a ettolitro e prevedere anche la possibilità che gli Stati membri aumentino la quota comunitaria per adeguarsi al livello dei prezzi dei diversi paesi produttori dell'Unione europea».

Anche ipotizzando di investire al meglio la flessibilità concessa da Bruxelles, difficilmente il nostro Paese riuscirebbe a “spremere” dal Piano nazionale di sostegno più di 30 milioni di euro, una cifra che non copre nemmeno un terzo delle richieste di oggi.

Riserve e ammassi dimenticati da Bruxelles

Le tre organizzazioni cooperative evidenziano inoltre la mancanza, nelle previsioni di Bruxelles, di una misura di ammasso privato per i vini di fascia alta, la cui commercializzazione può essere posticipata.

«Queste misure - afferma Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza delle cooperative

Giorgio Mercuri

agroalimentari - devono essere finanziate da un bilancio europeo e non dai bilanci del programma nazionale di supporto al settore vitivinicolo, da un lato perché le azioni previste dai PNS sono quasi tutte in fase di realizzazione o in pagamento; dall’altro lato, perché tali misure per essere efficaci, devono essere attivate e finanziate da un bilancio specifico comunitario e non dipendere dalla sussidiarietà concessa a ciascuno Stato membro».

L’impatto economico della crisi

«Dall'inizio della crisi il settore vitivinicolo è stato particolarmente colpito – continua Mercuri – per via del rallentamento delle esportazioni, della chiusura di bar, hotel e ristoranti e del congelamento delle attività turistiche».

Il settore vitivinicolo europeo ha già subito una notevole crisi del mercato a causa dei dazi del 25% imposte a determinati vini europei nell'ottobre 2019 e la futura recessione economica ridurrà ulteriormente il consumo di un prodotto come il vino. I volumi non venduti in questi mesi potrebbero pesare sul prossimo raccolto a causa della mancanza di capacità di stoccaggio nelle cantine.

Zero aiuti per il vino da Bruxelles. «Spremete il Piano nazionale di sostegno» - Ultima modifica: 2020-04-23T15:34:05+02:00 da Lorenzo Tosi

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