Vini italiani in frenata: nel 2023 fatturati giù fino al -16%

Esplosione dei costi, contrazione dei consumi, eccedenze di produzione: la tempesta impone una riorganizzazione delle strategie partendo dalla razionalizzazione delle troppe Dop e Igp

L'indagine congiunturale dell'Osservatorio Uiv/Vinitaly, presentata il 7 novembre al wine2wine di Veronafiere, prevede una recessione che inizierà a pesare già sui bilanci 2022 delle cantine

Le nubi che in questi mesi si stanno addensando sul comparto del vino italiano evolveranno in temporale nel 2023. A dirlo è l'indagine congiunturale dell'Osservatorio Uiv/Vinitaly, presentata il 7 novembre al wine2wine di Veronafiere.
E se per quest'ultimo scorcio di 2022 si prevedono vendite generali in leggero calo (-1%) ma con un valore in aumento del 6%, per l'anno venturo si parla di un calo di fatturato che potrà oscillare tra il 10 e il 16%.

Contro l'aumento dei costi necessario che il Ministero agisca anche sulle accise

Il dato del valore, peraltro, non deve trarre in inganno: l’incremento, del tutto inflattivo, sul prezzo medio non basta a coprire i costi, come dimostrato dalle richieste delle imprese alla distribuzione di aumentare i listini mediamente del 12%.
Una materia, quella del surplus dei costi, al centro  dell’azione di Governo che "intende agire anche sul fronte delle accise", come confermato dal Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, intervenuto in videocollegamento in apertura dei lavori.

I bilanci 2022 delle cantine peggiori pure del 2020

Secondo lo studio, l'incremento di costi registrato quest’anno dalle imprese italiane (l'83% in più, derivanti dai soli aumenti dei prezzi energetici e delle materie prime secche, come tappi, vetro e carta) complicherà i bilanci 2022 delle imprese.
A partire dal Margine operativo lordo, previsto quest’anno al 10%, in discesa rispetto al 25% del 2021 e peggiore anche del 2020, quando l’indicatore di redditività riscontrato si attestò al 17%.

Osservatorio UIV: "lo scenario è recessivo"

"Andiamo verso uno scenario recessivo e quindi c’è da capire quale sarà l’ampiezza e quanto inciderà sui consumi e quello che sarà il riverbero sulle imprese tenendo conto che a differenza dell’anno del Covid (il 2020), quando la spesa era congelata in casa, qui la spesa è alleggerita dal potere di acquisto", ha spiegato Carlo Flamini dell’Osservatorio Uiv nel presentare il report al wine2wine di Veronafiere.

Produrre meno vino per valorizzarlo meglio

La soluzione? "Alleggerendo la produzione, producendo da un vigneto meno vino - ha dichiarato Flamini ad askanews - si ottiene più qualità e si può gestirlo in maniera più remunerativa. Significa agire sulle regole che determinano i passaggi da vigna a denominazione, a vini Igt e a vini comuni, cercando di sfoltire tutto quello che è il prodotto in surplus che giace e crea disvalore anche al prodotto che viene venduto poi".

Le denominazione di origine sono troppe

"Alleggerire la produzione passa anche attraverso una razionalizzazione delle denominazione d’origine che in effetti sono troppe, con i dati che dimostrano come molte sono sulla carta e creano problemi a quelle performanti", ha proseguito Flamini, sottolineando che non è necessario eliminarle, ma "per esempio accorparle in quelle più grandi, facendo delle sottodenominazioni, delle menzioni speciali, spostare le soglie".

Troppo vino invenduto, servono regole nuove

Il report calcola che il vino invenduto si attesti sui circa 41 milioni di ettolitri. "Bisogna darsi delle regole nuove, per arrivare ad anni come il 2023 un po’ più preparati e non all’ultimo momento a fare strappi sui prezzi perché hai avuto aumenti a monte enormi e doverli ribaltare sulla distribuzione e sul consumatore che non riesce ad assorbire", ha dichiarato sempre Flamini.

Il consumo del vino a livello mondiale decresce

I volumi sono attesi stabili in Italia e in leggera contrazione sui mercati internazionali, in particolare Usa, Germania, ma anche Cina e Russia. "Abbiamo una congiuntura che dice, a parte la recessione, che il consumo mondiale di vino è su una linea di stabilità tendenzialmente in decrescita e noi continuiamo a produrre lo stesso volume. E questo è il nostro grande problema", è la conclusione di Carlo Flamini.

Cotarella: "il problema è il divario tra domanda e offerta"

Anche il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, concorda. “Il vulnus del settore è il divario tra domanda e offerta. Produciamo troppo: non possiamo impiantare continuamente, prima di fare il vino bisogna pensare a chi, dove e come venderlo. Quello della qualità è un problema risolto da tempo grazie proprio al lavoro degli enologi e dei produttori che ci permettono di svolgerlo, ora è giunto il momento di lavorare sul rapporto tra domanda e offerta".

Fare ordine nel sistema dei prodotti certificati

Cotarella ha commentato anche i dati sulle eccedenze generate dalla sovrapproduzione sia tra i vini comuni che tra le Dop-Igp. "Per questo - è convenuto Cotarella - sarebbe necessario anche fare ordine sul sistema dei prodotti certificati: su un totale di 458 Dop-Igp solo 90 presentano un tasso di imbottigliato su rivendicato sopra l’80%, mentre sono ben 270 (il 60% del totale) le denominazioni sotto il 60% di imbottigliato”.

Chi fa più vino non solo non vince ma fa perdere gli altri

Sul tema è intervenuto anche il presidente di Uiv, Lamberto Frescobaldi, affermando che “bisogna avere il coraggio di prendere decisioni in grado di accelerare dinamiche evolutive sempre più necessarie: oggi emerge con sempre maggiore evidenza che chi fa più vino non solo non vince ma rischia di far perdere gli altri”. “Per questo è urgente intervenire sulla riorganizzazione delle numerose Dop e Igp che vendono solo in parte quanto rivendicato". 

Soglia a 300 q.li/ettaro delle rese per i vini comuni

Per il presidente di Unione italiana vini è necessario quindi "rivedere le norme che disciplinano la gestione di mercato dei vini a denominazione”. "Sarà inoltre importante agire sulla limitazione, senza deroghe, a 300 quintali per ettaro delle rese sui vini comuni, sottoponendo anche questi ultimi a controlli puntuali dato il loro peso non trascurabile sul totale”.

Vini italiani in frenata: nel 2023 fatturati giù fino al -16% - Ultima modifica: 2022-11-08T21:25:29+01:00 da Gilberto Santucci

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