C'è anche la produzione di vino nel mega-progetto del magnate russo Andrey Yakunin nel suo castello di Antognolla, in Umbria, al centro di una tenuta di 560 ettari, a una ventina di chilometri a nord da Perugia.
Yakunin, 47 anni, è figlio dell’oligarca Vladimir, ex generale del Kgb, già banchiere e presidente delle ferrovie russe, molto vicino al presidente Putin. Andrey opera invece come imprenditore a livello internazionale nel campo degli hotel di alto livello, attraverso il gruppo Viym di cui è fondatore. La tenuta umbra è stata acquistata nel 2016 annunciando un investimento di 150 milioni per la costruzione di un resort con 80 camere di lusso e altrettante villette, oltre ad un campo da golf da 18 buche.
NEL PROGETTO L'IMPIANTO DI NUOVI VIGNETI
Il progetto prevede anche l'impianto di nuovi vigneti e la produzione di vini, data la vocazione del territorio umbro all'enologia di qualità. E proprio nei giorni scorsi è stata data la notizia dell'avvio della messa a dimora delle prime barbatelle. Quale consulente ed enologo il magnate russo ha scelto di affidarsi a Riccardo Cotarella, un nome che conferma le ambizioni della futura cantina legata all'Antognolla.
Al momento, nelle settimane scorse, sarebbero state messe a dimora nel podere Pavia un paio di ettari, 7.000 viti, della varietà Merlot, per produrre un vino rosso "elegante, di pregio, di alto livello". Le prime bottiglie sono annunciate per il 2026/27, dopo un periodo di uno-due anni di invecchiamento.
DISCESA RUSSA NEI VIGNETI UMBRI?
Le attuali dimensioni della "discesa in vigna" non avrebbe probabilmente fatto rumore se non fosse avvenuta nel contesto della guerra in Ucraina e delle sanzioni economiche imposte agli investitori russi, che non toccano però il progetto di Andrey Yakunin, come lui stesso ha avuto a dichiarare ad un quotidiano regionale in una lunga intervista rilasciata all'esplodere del conflitto che dura tutt'ora. L'estensione della proprietà, le capacità finanziarie e l'enologo di fama hanno destato curiosità nel contesto viti-vinicolo, anche in relazione al fatto che la proprietà dell'Antognolla praticamente confina con quella di Evgeny Lebedev, proprietario del vicino Castello di Procopio, anche lui figlio di un altro oligarga russo. Non è dato sapere, al momento, se pure in questo caso vi siano future ambizioni enologiche, oppure si limiterà all'ospitalità di alto livello, che ha visto passare di qui anche l'ex Primo Ministro inglese Toni Blair.
LE INCERTEZZE DELLA GUERRA
D'altra parte è ormai un dato di fatto che in Russia le preferenze e i gusti in fatto di beverage sono cambiati da tempo e che l’interesse dei russi nei confronti del vino ha conosciuto negli ultimi anni una grande crescita. Una crescita che ha portato anche ad investimenti russi importanti nel settore viti-vitinicolo, sia in patria che nel Belpaese. Un quadro le cui sicurezze ora sono state rimesse in discussione dalla guerra e dalle sanzioni.