Trentodoc Festival, una manifestazione veramente “all’altezza”

Record di partecipazione in ognuno dei 70 eventi organizzati dall’Istituto Trentodoc e dalla Provincia autonoma di Trento. I segreti del tesoro effervescente di queste valli svelati nelle degustazioni che hanno fatto apprezzare le differenze ottenute dalle diverse altezze e dai diversi microclimi

Grande successo -oltre ogni aspettativa - per la prima edizione del Trentodoc Festival.

È questa la valutazione a caldo dei protagonisti. Un festival diffuso sul territorio trentino in quanto ha coinvolto tutte le 64 case spumantistiche che aderiscono all’Istituto Trentodoc presieduto da Enrico Zanoni. L’iniziativa è stata fortemente voluta dall’assessora all’Agricoltura della Provincia Autonoma di Trento Giulia Zanotelli, che a conclusione ha affermato: «È stato un evento diffuso, partecipato ed autentico per una edizione che ha reso protagoniste le 64 case spumantistiche trentine».

Un evento che ha attratto più di 4000 persone con il tutto esaurito nei vari eventi. Per non parlare di ristoranti e bar che hanno celebrato l’evento con grande enfasi. Ma la prova più evidente del successo sta nel fatto che già diversi giorni prima dell’inizio del Festival tutti i posti a disposizione nei 70 eventi erano esauriti.

I dati del Trentodoc

Certo, non si è partiti dal nulla perchè il Trentodoc sta attraversando un periodo di grazia. Il fatturato del 2021 ha raggiunto i 150 milioni di euro, con un aumento sul 2020 del 40%, ma era l’anno della pandemia, ma anche confrontando il dato dei 12 milioni di bottiglie commercializzate nei 2021 con quelle dell’anno pre Covid, il 2019, l’aumento è stato del 23%.

«Una vera esplosione - l’ha definita il presidente della Provincia Autonoma di Trento Maurizio Fugatti».  L’Amministratore delegato di Trentino Marketing, Maurizio Rossini, sottolinea come il Festival abbia raggiunto l’obiettivo di dare valore al territorio ed al suo prodotto di punta: il Trentodoc. Commentando a caldo l’evento egli ha affermato che l’interesse e le presenze sono andate oltre ogni aspettativa, un pubblico bello, attento, curioso. Incontri impeccabili grande l’interesse anche dalle molte persone provenienti da fuori regione, e voglia di approfondimento nelle varie case spumantistiche.

I Palazzi più nobili del Trentino aprono le porte

Dal canto suo il presidente dell’Istituto Enrico Zanoni, afferma: «siamo più che soddisfatti dei risultati di questa prima edizione con un’affluenza importante a tutti gli eventi, ed è stato molto importante registrare il grande interesse riscosso anche che negli eventi collaterali organizzati presso le case spumantistiche frequentate in questi giorni dai molti amanti di questo prodotto provenienti da fuori Provincia».

Per le tre intense giornate il festival è entrato nei palazzi più nobili della città e soprattutto al Castello del Buonconsiglio, con incontri, degustazioni, dibattiti e presentazioni. Per un florilegio di  “tasting” , “cooking tales” e “wine talks”.

Fertili incontri/confronti

La realtà del Trentodoc è stata sviscerata da tutti i punti di vista, anche attraverso fertili incontri/confronti con altre realtà italiane fino alle Madonie ed alle pendici dell’Etna in Sicilia.

Ma si è approfondito con la presenza di esperti nazionali come Roberta Garibaldi amministratrice delegata di Enit, dell’importanza sempre maggiore dell’enoturismo.

Considerato il titolo dell’evento, ossia “Trentodoc Festival, Bollicine di montagna”, non potevano rimanere in secondo piano le potenzialità trentine dove è possibile salire in quota per avere caratteristiche ideali per le uve base spumante, in un tempo in cui i cambiamenti climatici stanno creando non pochi problemi per un corretto rapporto tra grado zuccherino e acidità, ma anche aromi e profumi che vengono compromessi con le alte temperature.

Per approfondire

Una degustazione veramente “all’altezza”

Queste in sintesi le indicazioni emerse gli appuntamenti che avviamo seguito:

“Un viaggio verso la vetta: Trentodoc prodotti con uve coltivate a differenti altitudine fino ed oltre i 700 metri s.l.m». Un evento veramente “all’altezza” che ha previsto il confronto fra sei differenti Trentodoc, condotto da Roberto Anesi, miglior sommelier d’Italia dell’Associazione nazionale Sommelier 2017.

Anesi è partito da un dato: «il territorio Trentino è molto fortunato per la notevole varietà di micro condizioni climatiche e per le diverse altitudini alle quali le uve per il TrentoDoc vengono prodotte».

«Si va infatti – ha continuato - dai 200 metri ai 900 metri ma non basta: il microclima della Valle di Cembra è diverso da quello della Valsugana e da quello della Valle dei Laghi, per non parlare della Valle dell’Adige e della Vallagarina».

L’impazzimento del clima sta portando in molte zone vocate a vendemmie sempre più in anticipo con problemi per l’acidità delle uve. «Ebbene - ha proseguito il sommelier - la montagna offre invece la possibilità di avere un clima ideale per una maturazione lenta e quindi con tutti i benefici conseguenti per gli aromi, i profumi, il giusto equilibrio acidità – grado zuccherino». «Ciò in virtù del fatto che in montagna abbiamo forti sbalzi temici dal giorno alla notte, fattore questo che assicura un giusto equilibrio fra le varie componenti senza compromettere le sostanze aromatich»e. L’altitudine media del Trentino enologico è di 500 metri s.l.m. ma ormai molti vigneti hanno raggiuntogli 800-900 metri di altitudine. «Questo - ha sottolineato Anesi- porta le uve ad una maturazione più lenta e di conseguenza a completare la gamma di profumi con lentezza. Per questo, ha concluso, il territorio trentino ha una vocazione vincente».

In degustazione sono stati confrontati assaggi di Trentodoc delle diverse case spumantistiche trentine:

- Gaierhof di Rovere della Luna, fatto con uve Chardonnay,

- Il Bellaveder Brut nature riserva 2018 dell’azienda Bellaveder di Faedo,

- l’Oro Rosso della Valle di Cembra della Cantina Val di Cembra, Cantina di Montagna.

Lo Chardonnay di montagna

Per il Trentodoc tasting «Quota Chardonnay Blanc de blanc» due grandi sommelier come Simone Loguercio e Roberto Anesi hanno messo a confronto sei diversi Chardonnay prodotti in zone diverse del Trentino su terreni diversi con il risultato di prodotti finali tutti ottimi ma con caratteristiche l’uno diverso dall’altro. Evidenziate dal fatto che fra le zone a più bassa quota e quelle più in alto abbiamo fino a 20 giorni di differenza nell’epoca di vendemmia, oltre alla grande diversità di terreni.

Per la degustazione si è passato da uno Chardonnay di Michele Sartori in Valsugana, a quello di Devigili di Mezzolombardo con il Trentodoc ART, per passare a due vini della Vallagarina, il Valentini Trento doc Nature dosaggio zero di Nogaredo, al Maso Corno di Ala- Avio.

E i Blanc de noirs

Altro Trentodoc tasting: “Quota Pinot Nero”, degustazione guidata da Gabriele Gorelli Master Wine e Valentino Tesi miglior sommelier d’Italia del 2019. «Il Pinot Nero ha un ruolo strategico per il Trentodoc- hanno affermato i sommelier- anche perché è il prodotto base per fare il Rosè tanto di moda».

Questi i Trentodoc di Pinot Nero in purezza:

  • Vervè della Cantina sociale di Roverè della Luna,
  • il Trentodoc Chini del Maso Chini sulla collina est di Trento,
  • l’Antares della Cantina Toblino,
  • il Blaunrosè 2018 della Pravis,
  • il Blanc de Noirs della Cantina di Valentina in Val di Cembra,
  • e infine l’Abate Nero Domini della omonima casa spumantistica di Lavis fondata da Luciano Lunelli.

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Trentodoc Festival, una manifestazione veramente “all’altezza” - Ultima modifica: 2022-10-10T20:53:06+02:00 da Lorenzo Tosi

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