Tra i problemi urgenti che deve affrontare il Collio c’è anche quello dei lavoratori transfrontalieri, indispensabili adesso più che mai tra le vigne e in cantina con l’ingresso della primavera e con le operazioni d’imbottigliamento.
Un problema che si somma a tutti gli altri, qui in provincia di Gorizia, terra di vini di qualità e in particolare di grandissimi bianchi. Una zona ai confini della Slovenia con 300 produttori d’uva, 120 cantine imbottigliatrici, 1.450 ettari vitati e 6,5 milioni di bottiglie Doc all’anno.
«Ci sono grosse difficoltà per gli arrivi dalla Slovenia –dice David Buzzinelli, presidente del Consorzio del Collio -. I passaggi di frontiera sono chiusi, tranne alcuni di seconda categoria, ma sono distanti da noi, così se un lavoratore abita a soli 4 km dal Collio, dall’altra parte della frontiera, deve fare un giro molto più lungo, anche di 50 km, per entrare. La manodopera italiana c’è, ma non in numero sufficiente».
L’esposizione delle aziende è al top
Il Governo è intervenuto con il decreto Cura Italia siete soddisfatti delle misure in favore delle imprese?
«Assolutamente no perché per il mondo del vino non ci sono azioni che avranno effetto,
esclusa la sospensione di mutui e prestiti fino al 30 settembre. E’ l’unica misura valida, ma ha grossi limiti. L’esposizione delle aziende è forte soprattutto in questo periodo e in particolare per chi di recente hanno fatto grandi investimenti. Siamo nel momento più oneroso, con le vigne da lavorare, l’imbottigliamento in corso. Serve una liquidità che non c’è, non basta bloccare i mutui, molti sono ridotti all’osso».
«I lavoratori servono in vigneto e cantina, non a casa»
Un altro intervento utile per il settore del vino, rappresentato da tante piccole cantine è la Cassa integrazione salariale straordinaria in deroga fino a 1 solo dipendente.
«Anche in questo caso mi sento di dissentire: è una misura che può interessare un ristretto numero d’aziende e nel frattempo non possiamo spegnere i vigneti. I dipendenti ci servono per farli lavorare in campagna. La misura va bene per l’industria.
In questo territorio le cantine che potenzialmente possono beneficiare della Cig sono molto poche. Nel Collio le aziende sono in gran parte familiari e con uno o due dipendenti. Rigurdo invece all’aumento degli anticipi dal 50% al 70% dei contributi Pac a favore degli agricoltori, si tratta di una misura che sicuramente sarà utile, ma le risorse (1 mld di euro) sono molto limitate».
Blocco dell’export, ma cresce il mercato interno
Qual è la situazione dell’export del Collio in questo momento?
«E’ tutto bloccato, il vino è fermo in cantina, non c’è vendita. L’horeca per noi rappresenta quasi il 90% ed è tutto chiuso. La Gdo assorbe una minima parte del nostro vino, però notiamo un leggerissimo incremento.
Come si può fare allora per non lasciare il vino in cantina e provare a venderlo?
«Abbiamo la fortuna di un territorio con prodotti di qualità che non hanno paura del tempo. Molte cantine si sono attrezzate potenziando la vendita diretta e il canale digitale, i consumi interni stanno tenendo grazie a questi canali. Ci terrorizza però l’incognita sui tempi più o meno lunghi della ripartenza. La sensazione è che arriveremo all’appuntamento a corto di soldi, sarà molto difficile».
Confezionamenti ridotti o sospesi
In questa fase come vengono gestite le vendite, le consegne, il lavoro? Cambia la logistica degli imbottigliamenti?
«Gli imbottigliamenti subiranno un leggero ritardo, credo per il rispetto delle misure del lavoro di gruppo. L’intenzione è di limitare per ora il numero di bottiglie, anche per i costi onerosi, e di ritardare l’imbottigliamento laddove è possibile per decidere tra poche settimane quando speriamo si sarà chiarita la situazione e saremo usciti dall’emergenza sanitaria, come tutti ci auguriamo.
Rilancio del made in Italy. Cosa possiamo fare?
«Non mi piace il termine rilancio, è più giusto parlare di rafforzamento. Il made in Italy c’è, è un gran valore, ha un’alta qualità, va tutelato e promosso. Magari avessi la ricetta… ma dobbiamo trovarla e comunicare che il vino per l’economia italiana è un comparto fondamentale».