Pinot resistenti, qualità e sostenibilità

I riscontri agronomici, le performance ambientali e i profili aromatici d’eccellenza di Pinot Iskra, Kersus, Pinot Kors e Volturnis; i 4 Pinot resistenti frutto dell’attività di VCR

Sono solo le ultime varietà resistenti iscritte a registro frutto dell’attività di ricerca made in Italy.

In soli due anni hanno però registrato un interesse molto forte da parte dei viticoltori, grazie alle performance di sostenibilità e qualità.

Sono i quattro Pinot ottenuti dall’attività di miglioramento genetico della vite sostenuta dai Vivai Cooperativi Rauscedo (VCR) in collaborazione con l’Università di Udine e con l’Istituto di Genomica applicata (Iga).

Superdonatori di resistenza

Con resistenze multiple a patologie fungine come peronospora, oidio, grazie ai geni ereditati da genitori resistenti tra cui i superdonatori “99 – 1-48” e “SK-00-1/7”, frutto del lavoro di selezione e ibridazione compiuto in Ungheria e Serbia negli ultimi decenni.

Parliamo dei vitigni, due a bacca bianca e due a bacca nera, disponibili da giugno 2020 (G.U. 152 - 17/06/2020):

  • Pinot Iskra (Ud. 109-033 a bacca bianca);
  • Kersus (Ud.109-052 a bacca bianca);
  • Pinot Kors (Ud 156-537 a bacca nera);
  • Volturnis (Ud. 156-312 a bacca nera).

Sostenibilità, l’impegno del millennio

«Dall’inizio del millennio– spiega Eugenio Sartori di Vcr- la necessità di dare risposte concrete all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni europee sul tema della sostenibilità, ci ha spinto a investire con rinnovata energia sullo sviluppo di varietà di vite resistenti alle più pericolose malattie».

Un filone di ricerca che ha consentito, nel 2015, di arrivare all’iscrizione al Catalogo nazionale dei primi 10 vitigni resistenti 100% italiani e di sostenerne la loro successiva diffusione in Italia e all’estero.

«In seguito – continua Sartori – la nostra attività di valutazione agronomica ed enologica si è concentrata su nuovi vitigni ottenuti da nuovi e più performanti donatori di resistenza».

Le performance agronomiche ed enologiche dei 4 Pinot sono state valutate nel Centro marze VCR a Fossalon di Grado (Gorizia), in cui è stata valutata anche la sostenibilità ambientale rispetto a varietà convenzionali di riferimento.

Il calcolo dei benefici ambientali

Per queste analisi si è fatto ricorso ad un modello (messo a punto da Horta), che abbina a indicatori tipici della metodologia Lca (Life cycle assessment) come carbon footprint, water footprint, ecological footprint anche indicatori con un maggiore significato tecnico come: il sequestro del carbonio, la copertura del suolo, l’erosione, l’efficienza dell’uso dell’acqua, il consumo di gasolio, oltre ad aspetti riguardanti la biodiversità e la valutazione del rischio eco-tossicologico generato dai prodotti chimici utilizzati in campo.

Il confronto, effettuato nell’ambito del progetto di ricerca europeo “Innovine”, è stato effettuato rispetto a varietà considerate “standard” come il Merlot per il Nord Italia e il Montepulciano per il Centro-Sud. I risultati hanno premiato le nuove varietà in particolare per gli indici “soil” (minore compattamento ed erosione); “air” (maggior sequestro del carbonio); “biodiversity” e “water” (per la migliore efficienza nell’utilizzo di questa risorsa). Risultati ottenuti in particolare grazie alla notevole riduzione del numero dei trattamenti di difesa (variabile, in funzione del microclima e della gestione agronomica applicata, dal 60 all'80 % rispetto a quella con varietà convenzionali).

Fig. 1 Il radar della sostenibilità dei Pinot resistenti

Profilo aromatico d’eccellenza

I risultati più sorprendenti sono però quelli relativi ai caratteri “enologici”. «Dallo studio – conferma Marta Colautti di Vcr- della composizione analitica delle microvinificazioni ottenute dai nuovi vitigni resistenti emerge infatti che il profilo aromatico di questi vini e più ampio e complesso di quello dei parentali nobili».

Le vinificazioni sono state effettuate presso la cantina del Centro sperimentale VCR e presso alcuni Istituti di ricerca nazionali ed esteri nel quadriennio 2015-2018,

Le uve utilizzate provenivano dalle parcelle sperimentali situate nelle diverse regioni italiane (praticamente tutte quelle più vocate) e anche straniere (Slovenia, Francia, Germania, Spagna, Rep. Ceca e Russia). Le varietà sono state collocate nelle diverse zone in funzione delle loro attitudini e nell’ottica di un loro possibile inserimento tra le varietà autorizzate alla coltivazione in ogni regione (una circostanza che nel nostro Paese non è quasi mai facile e immediata).

I riscontri delle degustazioni

Le degustazioni alla cieca hanno fornito risultati sorprendenti: i nuovi vini da varietà resistenti hanno infatti ricevuto spesso voti migliori di quelli dei Pinot genitori.

In particolare il Pinot Iskra presenta evidenti note di rosa (la concentrazione di alcol b-feniletilico, il composto responsabile di questo sentore, è tre volte superiore a quello del Pinot bianco convenzionale) e frutta fresca unite a un’ottima acidità e struttura che lo rendono particolarmente adatto alla spumantizzazione. La presenza di 4 geni di resistenza (2 a peronospora e 2 a oidio) lo rendono adatto alla coltivazione anche in zone a forte pressione infettiva.

Pinot Kors presenta invece un contenuto di antociani e polifenoli superiore al genitore Pinot nero ed un profilo aromatico con sentori di balsamico, frutta matura e frutti di bosco, in particolare lampone. Sono meno pronunciate, rispetto al Pinot noir, le note di frutta acerba e vegetale.

Positivi anche i risultati delle altre due varietà: il bianco Kersus presenta un quadro aromatico complesso con buona acidità e struttura che lo rendono adatto alla produzione di vini tranquilli, giovani e di leggero invecchiamento.

Il nero Volturnis mette in evidenza un corredo aromatico del tutto simile al Pinot nero con note di frutta fresca, rosa e miele. È superiore però, rispetto al Pinot convenzionale, il livello degli antociani e dei polifenoli. Per la sua precocità e maturazione, resistenza alla peronospora e tolleranza all’oidio, è adatto alla coltivazione negli areali più settentrionali del Pinot nero.


Le 4 schede

  • Pinot Iskra (varietà a bacca bianca ottenuta da incrocio tra SK-00-1/7 e Pinot bianco) Mediamente precoce, di buona vigoria e portamento eretto. Ottima resistenza a peronospora e oidio, buona resistenza alle minime invernali fino a -20°. Il vino ha notevole freschezza e persistenza e ottimo profilo sensoriale. Si presta per la produzione di buone basi spumante o per vini profumati da consumare giovani;
  • Kersus (varietà a bacca bianca ottenuta da incrocio tra SK-00-1/7 e Pinot bianco) mediamente precoce, produttività elevata ottima resistenza a peronospora e buona a oidio. A livello sensoriale assomiglia allo chardonnay con qualche nota di Pinot grigio. Ottimo per vini strutturati caratterizzati da intensi sentori freschi e fruttati;
  • Pinot Kors (Varietà a bacca rossa ottenuta dall’incrocio tra Pinot nero e 99-1-48) maturazione in epoca normale, elevata vigoria e portamento orizzontale che richiede interventi di potatura verde, ottima resistenza a peronospora e oidio; profilo aromatico caratterizzato da delicati sentori floreali che richiamano la rosa per poi proseguire con sentori di frutti rossi e spezie. Più che ottimo il quadro polifenolico di qualità. Adatto a vini di medio e lungo affinamento;
  • Volturnis (Varietà a bacca rossa ottenuta dall’incrocio tra Pinot nero e 99-1-48) maturazione in epoca normale, elevata vigoria, ottima resistenza alla peronospora, sensibile all’oidio non possedento i relativi geni di resistenza. Buona intensità aromatica con richiamo di ciliegie nere, più che ottimo il quadro polifenolico e antocianico. Ottimo per vini da medio-lungo affinamento.
Pinot resistenti, qualità e sostenibilità - Ultima modifica: 2023-01-26T00:58:59+01:00 da Lorenzo Tosi

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