Inesperienza e pressapochismo, quando va bene.
Impreparazione ed incapacità quando va peggio: è quello che capita di trovare in troppe aziende vitivinicole.
Vigneti mal progettati, con evidenti errori riguardo scelte tecniche sia di base (dal vitigno al portinnesto, dalle distanze di impianto al sistema di allevamento, fino alle lavorazioni di pre-impianto, ecc.) che di gestione (della chioma, del suolo, della nutrizione, della difesa, della risorsa idrica, ecc.) causano perdite di produzione e pesanti penalizzazioni a carico della composizione tecnologica, fenolica ed aromatica delle uve e dei vini.
Articolo pubblicato su Terra e Vita 3/2022
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Errori che erodono i bilanci
Gestioni sempre più spesso in salita ed eccessivamente impegnative dal punto di vista economico che gravano sempre più sui bilanci delle aziende. A ciò si deve poi considerare tutti gli sforzi aggiuntivi richiesti per frenare le pericolose deviazioni ai cicli produttivi indotti dagli effetti del cambiamento climatico in atto. Eccessi di temperatura e di radiazione solare, carenza idrica, anticipi delle fasi fenologiche, maturazione dell’uva in concomitanza con i periodi più caldi dell’estate, ecc., richiedono ulteriori professionalità che prima del 2003 non erano richieste.
La santa delle cause perse
Forse è il caso di iniziare a pregare. Da un recente lavoro dal titolo: Which Saint to pray for fighting against a Covid infection? A short review (Ethic, Medicine and Public Health 18, 2021) emerge che nella lista dei santi maggiormente evocati per la protezione dal Covid-19 in Europa spicca Santa Rita, con il 56% degli intervistati, segue San Rocco con il 27% e San Sebastiano con il 10% (il restante 7% si divide tra altri 19 santi). Per chi non lo sapesse, Santa Rita da Cascia (1381-1457) è considerata oggi la santa delle cause perdute e viene spesso invocata nelle situazioni più difficili e complicate. Forse è il caso di invocarla anche riguardo le problematiche viticole odierne sopra riportate.
Sempre meno resa
Assoenologi certifica ormai da svariati anni cali importanti di produzione dei vini prodotti in Italia, ormai generalizzati su tutte le regioni. Nel 2021 le perdite medie sono arrivate al 10% con punte di oltre il 30%. Personalmente ho notizie di aziende che hanno potuto raccogliere soltanto il 5-10% della produzione potenziale. É tempo di passare ai fatti: non esistono ricette semplici e risolutive. Le nuove problematiche sono molteplici, tutte gravi e deleterie, alcune di recente comparsa imputabili al cambiamento climatico, altre legate alle nuove aspettative dei consumatori.
Qualità traviata
Eccessiva astringenza e amaro, nonché instabilità cromatica ad esempio nei vini bianchi possono derivare da molecole prodotte dalle uve stesse per proteggerle dalle radiazioni ultraviolette (es. flavonoli), fertilità reali delle gemme ibernanti ridotte probabilmente a causa di una fisiologia di base deviata dagli stress ambientali sempre più lunghi ed intensi, stress idrici sempre più forti e duraturi legati alla carenza cronica di sostanza organica nel suolo e all’incapacità di immagazzinare l’acqua piovana dei mesi autunnali e invernali, fotoinibizioni croniche e scottature solari dei grappoli, vendemmie anticipate con vini acerbi ed inespressi, sono solo alcune delle problematiche emergenti.
Scienza e opinione
A poco serve l’antica diatriba tra enologi e agronomi, occorre che ognuno si esprima per le cose che conosce e per le quali si è stati seriamente formati attraverso studi ed esperienze. A tal proposito, Ippocrate nel 420 a.C. così sentenziava: “ci sono nei fatti due cose: scienza e opinione; la prima genera conoscenza la seconda ignoranza”. Aggiungo io, la prima risolve i problemi, la seconda li crea.
Un invito rivolto ai giovani: voi che rappresentate le risorse per il futuro investite in lungimiranza e professionalità per svolgere la vostra attività con competenza ed efficacia. Tale professionalità deve essere acquisita a 360 gradi mediante diplomi e lauree ad hoc accompagnate da esperienze dirette, possibilmente in aziende vitivinicole anche estere (non esistono altre vie). La progettazione del vigneto del futuro è roba vostra: un’efficiente gestione dovrà assicurare la piena produttività da una parte ed il mantenimento in piena efficienza, dall’altra (a tal proposito vedi "La performance è questione di efficienza" VVQ n. 1/2022). Inutile sottolineare che entrambe queste attività divengono sempre più complicate e difficili con l’avanzare dell’età degli impianti e/o in ambienti non particolarmente vocati alla coltivazione della vite (purtroppo tanti).
Valutare l’efficienza dei vigneti
La costante e continua valutazione dell’efficienza dei vigneti diviene pertanto fondamentale, così come la sapiente gestione dei versanti collinari ove la vite trova le migliori condizioni, almeno teoricamente. Sensibilità verso i temi ambientali, conoscenza approfondita dei processi e delle tecnologie, incluse quelle di ultima generazione, ed esperienza tecnica - in una sola parola professionalità - saranno elementi sempre più importanti per affrontare il cambiamento che dovrà necessariamente portare ad una maggiore sostenibilità, non più procrastinabile, e benessere per le cantine che inevitabilmente si tradurrà in reddito, occupazione e sviluppo dei territori.