
Negli ultimi tempi il settore vitivinicolo si misura con una serie di criticità ambientali. Si registrano un aumento dei danni da scottature agli acini, causati dalle forti intensità radiative e dalle elevate temperature, e un incremento di fenomeni meteorici estremi come grandinate, anche su vasta scala, capaci di compromettere la totalità della produzione in vigneto. Collegata ai cambiamenti climatici in atto è anche la diminuzione dell’acidità titolabile delle uve, conseguenza di un grado avanzato di maturazione. Questo influisce sulla qualità del vino prodotto, rendendolo meno fresco e potenzialmente più vulnerabile all'ossidazione e a problemi di conservazione.
Il progetto New Vineyard
Con l’intento di trovare soluzioni a queste problematiche nasce il progetto New Vineyard, finanziato dal bando “Sostegno alla creazione e al funzionamento di Gruppi Operativi del PEI – Sottomisura 16.1 Azione 2” Annualità 2019 – PSR Marche 2014/2020 (fondi FEASR), che persegue il duplice obiettivo di rendere più efficiente la produzione di uve biologiche in termini di qualità e quantità, e di ridurre l’impatto ambientale del vigneto, implementando tecnologie innovative e pratiche agronomiche avanzate in modo rispettoso della biodiversità e degli agroecosistemi, attuando una gestione sostenibile delle risorse idriche, riducendo i trattamenti chimici e aumentando l’efficienza energetica. Attraverso l’uso di strumenti digitali (sensori, droni, modelli predittivi), l’adozione di approcci scientifici, l’attività di ricerca e sviluppo, e di monitoraggio climatico e ambientale, l’analisi della composizione delle uve e la gestione del suolo, New Vineyard ambisce a migliorare la qualità delle uve, bilanciando i livelli di acidità e zuccheri.
Il gruppo operativo
La sostenibilità ambientale, il miglioramento della fertilità e della salute del suolo, la promozione di un’etica sociale, economica e ambientale sono i temi cardine del progetto New Vineyard, perfettamente condivisi con il partenariato composto da esperti del settore viticolo biologico, quali l'Università Politecnica delle Marche (UNIVPM), ente pubblico di ricerca, e le aziende agricole Fattoria Nannì di Roberto Cantori e l’azienda agricola Dottori Edoardo.
Fattoria Nannì, capofila di progetto, coltiva vigneti specializzati ad Apiro (MC) e gestisce l’intero ciclo di produzione. L’azienda agricola Dottori Edoardo, invece, produce uve Verdicchio nell'area DOC Classica dei Castelli di Jesi, nei comuni di San Paolo di Jesi, Castelbellino e Monteroberto. Tramite l’aiuto e le indicazioni di UNIVPM, responsabile del controllo e della verifica delle attività sul campo, oltre che della raccolta e dell’elaborazione dei dati sperimentali, entrambe le aziende sono state incaricate del campionamento degli acini, nonché della raccolta e registrazione dei dati di produzione e di qualità delle uve.
A completare il gruppo operativo del progetto, altri due enti: Arca S.r.l. Benefit, centro studi di agroecologia biorigenerativa, coinvolta assieme alla Marca di Ancona CIA SRL, nella realizzazione delle attività di animazione e di divulgazione dei risultati delle sperimentazioni.
Prove in campo
Le aziende agricole Edoardo Dottori e Fattoria Nannì di Roberto Cantori hanno messo a disposizione il vigneto aziendale per ospitare le prove sulla semina di differenti tipologie di essenze erbacee finalizzate alla realizzazione dell’inerbimento multifunzionale a strisce, strip cover, per sperimentare il nuovo sistema di allevamento e gestione della vite, denominato high cane, associato o meno alle reti schermanti grape net.
Nel sistema di allevamento high cane, le viti vengono mantenute a un’altezza tra 1,10 mt e 1,80 mt, garantendo una maggiore distanza dal suolo rispetto alle tecniche di allevamento tradizionali. Durante il progetto, si è osservato che l’innalzamento del filo portante ha facilitato la gestione del sottofila e il controllo della chioma, richiedendo un numero di interventi di cimatura che ha promosso lo sviluppo delle femminelle in grado di mantenere un livello più alto di acidità nelle bacche, migliorare la freschezza e l’aroma del vino, rallentare la maturazione degli acini e mitigare il rischio di gelate primaverili tardive. Inoltre, le femminelle creano una sorta di cappello ombreggiante che protegge i grappoli dalla radiazione solare e riduce il rischio di scottature.

Le reti schermanti grape net, applicate alla chioma al termine dell’allegagione, svolgono una funzione simile: proteggono la parte produttiva da grandine e da condizioni atmosferiche estreme, ombreggiano i grappoli dalla luce diretta del sole, rallentando così la maturazione e contribuendo al miglioramento qualitativo delle uve.
Oltre a questo, il progetto New Vineyard promuove la semina di piante fiorite nel sottofila e nell’interfila, creando una copertura vegetale multifunzionale, lo strip cover. Sono state selezionate diverse essenze erbacee per aumentare la biodiversità e migliorare la struttura, la conservazione e il contenuto di sostanza organica del suolo, limitando i fenomeni di erosione e il compattamento. Infatti, le pratiche sostenibili proposte riducono l’impatto ambientale del vigneto, anche grazie al limitato utilizzo di mezzi meccanici e combustibili.

Risultati parziali alla quarta annualità di progetto
L’attività di monitoraggio e la valutazione dell’efficacia delle azioni implementate hanno fornito risultati parziali molto interessanti in termini di produttività e di sostenibilità nella gestione delle risorse del vigneto.
Il nuovo sistema di allevamento high cane ha modificato significativamente lo sviluppo, la dimensione e la morfologia della chioma delle viti. In particolare, a differenza della chioma alta e poco spessa delle viti del tradizionale sistema Guyot, le viti high cane hanno mostrato una chioma bassa e spessa, con un numero maggiore di tralci di lunghezza inferiore rispetto al Guyot. L’innalzamento del filo portante ha aumentato anche il numero di gemme per vite, quindi un incremento di produzione per ceppo. Inoltre, il capo a frutto più alto ha impattato positivamente sul benessere dei lavoratori, rendendo più agevoli le operazioni manuali e garantendo una postura corretta in tutte le fasi di lavoro.
Il dispositivo grape net, impiegato durante il triennio di prove, ha ridotto l'incidenza della radiazione solare sulla chioma e sulla fascia produttiva, proteggendo i grappoli da scottature, rallentando l'accumulo di zuccheri nelle bacche e la degradazione degli acidi, soprattutto nelle fasi più precoci della maturazione, senza compromettere l’accumulo di carboidrati nel legno, misurati tramite il peso di potatura. La protezione della zona fruttifera si è rivelata fondamentale, soprattutto per la grandine intensa caduta nel mese di agosto 2023, limitando i danni sui tralci e garantendo la piena funzionalità fino a fine del ciclo.
L’introduzione dello strip cover, l’inerbimento controllato multifunzionale a strisce composto da specie erbacee tra cui le leguminose, ha garantito una copertura costante del suolo contribuendo alla sua conservazione e riducendo l’erosione. Questa pratica agricola ha favorito la complessità della micro e mesofauna, ha potenziato la resilienza dell’agroecosistema vigneto, favorendo anche il sequestro di anidride carbonica. Grazie alla presenza delle leguminose, le viti hanno beneficiato di un incremento dell’azoto prontamente assimilabile, fondamentale per la nutrizione dei lieviti e per una fermentazione alcolica ottimale nel processo di vinificazione. In generale questo approccio ha migliorato la fertilità del suolo e lo sviluppo vegetativo delle viti, infatti l’incremento del peso del legno di potatura testimonia l’effetto positivo delle leguminose nella gestione conservativa del suolo, che fissando e rendendo disponibile l'azoto hanno stimolato la vigoria delle piante.
Nel breve periodo il sistema di allevamento high cane, il dispositivo grape net e l’inerbimento controllato multifunzionale a strisce strip cover, rappresentano efficaci soluzioni di adattamento al cambiamento climatico. Nel lungo periodo, l’inerbimento controllato multifunzionale a strisce strip cover, contribuendo al sequestro di anidride carbonica dall’atmosfera, si configura come una misura innovativa di mitigazione del cambiamento climatico, applicabile su larga scala.
Le attività di divulgazione hanno amplificato la risonanza del progetto, suscitando l’interesse degli esperti del settore vitivinicolo, che ne riconoscono il valore per la sostenibilità produttiva, economica, ambientale e sociale della viticoltura marchigiana. Si tratta di un progetto di innovazione rilevante nell'ambito dell’agricoltura biologica, che fornisce alle aziende del territorio gli strumenti per l’ottimizzazione della gestione biologica del vigneto, tramite linee guida e approcci innovativi, da poter applicare a vari tipi di aziende viticole e vitivinicole di grandi e piccole dimensioni, con costi sostenibili sia di investimento sia di gestione, e che contribuisce a ridurre l'erosione su terreni collinari e montani, che costituiscono il 90% della superficie viticola marchigiana.
Questo modello ha il potenziale per essere esteso a tutta la superficie viticola regionale e a livello nazionale, con l’area DOC del Verdicchio come esempio pilota; inoltre promuove la conversione al biologico, rafforzando la posizione delle Marche tra le principali regioni italiane ed europee per la viticoltura biologica.