
Prevenire è meglio che curare? Assolutamente sì, soprattutto se ciò che intendiamo “curare” – o meglio, “controllare” - è rappresentato da patogeni e parassiti delle piante coltivate.
Difendere efficacemente le colture in via preventiva significa spesso (ma non sistematicamente) ridurre gli interventi necessari per salvaguardare rese e qualità del prodotto. Per certo, significa porsi in una posizione avvantaggiata rispetto all’avversità da controllare, che non verrà “rincorsa” con interventi curativi ma contrastata sul nascere con interventi mirati e consapevoli.
Una viticoltura dominata dall’imprevedibilità delle annate
La difesa del vigneto è particolarmente complessa, a causa della molteplicità di patogeni e parassiti che possono attaccare la vite, dal germogliamento alla piena maturità delle uve.
Tale complessità non è una novità in viticoltura, ma a essere nuovo è il contesto produttivo, principalmente come conseguenza dei cambiamenti climatici in atto. Le anomalie termiche e pluviometriche sono divenute una costante di annate viticole che tuttavia di costante non hanno più nulla: se in passato, almeno nelle zone più vocate, le annate difficili erano contemplate ma rappresentavano l’eccezione, oggi ci troviamo un po’ ovunque nella condizione di dover gestire annate sempre diverse una dall’altra e frequentemente sfidanti.
Interazioni pianta - patogeno più complesse
Il clima che cambia modifica la fisiologia e la fenologia della pianta, ma altera anche i cicli biologici di patogeni e parassiti. In altre parole, cambia “triangolo il "triangolo della patogenicità", modello utilizzato per descrive le interazioni tra un patogeno, l'ospite e l'ambiente. Questi tre elementi sono interconnessi e influenzano la probabilità di insorgenza della malattia e la gravità con cui essa può manifestarsi. In questo modello, la malattia si verifica quando tutti e tre questi fattori sono presenti e in condizioni che favoriscono l'interazione patogeno-ospite. Ad esempio, un patogeno potrebbe essere più virulento in un ambiente caldo e umido e un ospite potrebbe essere più suscettibile a causa di uno stato di stress.
Meno armi – e diverse - nelle mani dei viticoltori
Il rinnovamento del panorama di prodotti fitosanitari autorizzati all’uso in Ue, iniziato ormai alcuni decenni or sono e attualmente “guidato” dal Reg. 1107/2009, che detta le norme per l’autorizzazione, la commercializzazione e l’uso di questi prodotti, ha imposto la necessità modificare le strategie di protezione.
Ciò in considerazione della disponibilità di un numero inferiore di sostanze attive e di modalità di azione, queste ultime spesso monosito, il cui utilizzo è legato a un maggior rischio di insorgenza di fenomeni di resistenza, che è indispensabile prevenire per non ridurre ulteriormente la rosa di prodotti efficaci nel controllare le più temute avversità biotiche, come peronospora, oidio, botrite e black rot (tra le malattie) e tignoletta (tra gli insetti nocivi).
Potremmo dire che i mezzi di difesa devono a loro volta essere difesi: difesi dalla perdita di efficacia, facendone un uso più che mai razionale e mirato, fatto che presuppone conoscenza delle loro caratteristiche e del contesto colturale in cui si intende impiegarle.
Questo vale per molecole “vecchie” e “nuove”, per quelle impiegate da lungo tempo e per quelle di più recente introduzione. Tra queste, crescono per numero di autorizzazioni le soluzioni utilizzabili in viticoltura biologica, di pari passo con la crescita delle superfici destinate al vigneto bio in Europa, che attualmente ammontano a oltre 550.000 ettari, dei quali circa 130.000 in Italia.
Tra i prodotti fitosanitari autorizzati in biologico vi sono anche i BCA o agenti di biocontrollo – come i botanical o i prodotti a base microbiologica – e gli induttori di resistenza: soluzioni la cui efficacia è fortemente dipendente dal corretto impiego e da precisi timing di applicazione.
Cambiare visione
Dal quadro delineato risulta evidente la necessità di cambiare visione, strategia e gestione della difesa in viticoltura. Come?
Il punto di partenza è la conoscenza approfondita dei propri vigneti. In considerazione dell’alta variabilità in cui si opera oggi, il solo bagaglio di esperienza pregressa non basta. Occorre raccogliere dati il più possibile rappresentativi di aree omogenee (ambientali, come quelli relativi all’andamento meteorologico, e colturali), farlo con una certa frequenza, rielaborare tali dati e trarne delle informazioni sulla base delle quali prendere decisioni informate e consapevoli.
I dati deriveranno sia dall’osservazione diretta – ricordiamo che “calpestare i propri vigneti rimane sempre una regola imprescindibile – sia da sensori di varia natura (come quelli presenti nelle stazioni agrometeorologiche o le sonde per misurare l’umidità del suolo). Occorre dunque impostare un’azione sistematica di monitoraggio e far confluire i dati raccolti in un sistema in grado di immagazzinarli, gestirli e renderli fruibili. Lo strumento in grado di fare questo è il DSS, o Sistema di Supporto alle Decisioni.
I DSS, un supporto alla difesa sostenibile
I DSS sono soluzioni digitali che elaborano, sulla base di specifici algoritmi, dati di varia natura (provenienti dal monitoraggio, relativi alle operazioni colturali etc.) e generano consigli e allerte che consentono all’agricoltore di prendere decisioni informate, relativamente alla difesa e ad altre pratiche di campo.
Questo permette di agire in maniera più consapevole, evitando interventi inutili ed effettuando in maniera tempestiva quelli necessari, con ricadute positive sulla sostenibilità economica e ambientale della gestione delle colture.
Agrigenius® Vite di BASF è il sistema di supporto decisionale che permette di gestire la complessità di tutti gli aspetti della coltivazione del vigneto, traducendola in suggerimenti operativi chiari, semplici e diretti
La piattaforma, tramite stazioni agrometeorologiche poste in campo e dati meteo satellitari, raccoglie diverse informazioni ambientali e dati complessi che converte in facili allerte e consigli operativi.
Le informazioni fluiscono continuamente tra il campo e Agrigenius® che grazie a tecniche avanzate di modellistica e big data, interpreta i dati e fornisce all’agricoltore e al tecnico un quadro sempre aggiornato della situazione in campo.
Gestire la difesa con Agrigenius® Vite: casi pratici
Si riportano qui di seguito le situazioni di due areali viticoli italiani, uno ubicato nel Nord Est e uno in Toscana, così come fotografate a metà aprile da Agrigenius® Vite, nonché le relative considerazioni in termini di rischio fitosanitario, allerte e possibili strategie di protezione.
Nell’areale viticolo di Valdobbiadene (TV), il sistema ha performato correttamente sia nella previsione della fenologia della pianta che nello sviluppo delle patologie (Figure 1). Dal grafico di dettaglio della peronospora (Figura 2) emerge chiaramente come non ci siano state infezioni (rombo rosso vuoto), nonostante le condizioni meteorologiche fossero favorevoli allo sviluppo del patogeno. Questo perché la pianta in quel momento era in una fase ancora arretrata (prima foglia) e poco suscettibile. Le strategie di difesa adottate non sono state univoche: nel 50% dei casi si è preferito non trattare, considerata la fase fenologica sfavorevole allo sviluppo della malattia, mentre nel restante 50% si è trattato a scopo cautelativo.
Figura 1

Figura 2

Nella provincia di Siena (Figure 3, 4 5 e 6), la settimana di metà aprile è iniziata con piogge consistenti. Dalla mattina di domenica 13 aprile le centraline segnalano piogge che vanno dai 32 mm di Casetta (Castelnuovo Berardenga, Si) ai 51 mm di Racciano (San Gimignano, Si). Le precipitazioni non sono state di forte intensità, salvo alcuni casi, ma continue e con bagnature prolungate. Nella stessa data, le previsioni segnalavano, per la giornata stessa, lunedì 14 aprile e giovedì 17 aprile dai 27 mm di pioggia a Bagnaia (Murlo, Si) ai 40 mm di Racciano, con uno spiraglio, per un possibile intervento fitosanitario, nelle giornate di venerdì 18 e sabato 19 aprile. Le precipitazioni hanno fatto supporre l’imminente manifestazione di numerose infezioni sia di peronospora che di oidio, anche perché la temperatura media, causa venti da sud, è stata superiore ai 10 °C. Le bagnature prolungate generano anche le condizioni ottimali per lo sviluppo della botrite. La discriminante per la pericolosità dell’infezione è lo stadio fenologico della vite; nell’appezzamento oggetto di monitoraggio a metà aprile si osservavano 4/5 foglie visibili in alto e punte verdi nel fondovalle. Chiaramente le varietà più avvantaggiate sono Sangiovese, Chardonnay e Colorino risultano essere le varietà più avvantaggiate, mentre sono molto più indietro Vernaccia, Cabernet e Trebbiano.
Figura 3

Figura 4

Figura 5

Figura 6
