Profondo, elegante, garbato, discreto. Eppure solido, ostinato, tenace e combattivo fino all’ultimo. Un vero pugno di ferro in guanto di velluto, difficile da superare in qualsiasi disputa tecnica, scientifica, accademica, persino editoriale.
Cesare Intrieri è vissuto così, un signore di altri tempi che ha saputo invece interpretare con passione ed entusiasmo, fino all’ultimo respiro, un ruolo da incisivo innovatore della viticoltura non solo italiana.
Il padre della meccanizzazione integrale
Ha approfondito tutti gli aspetti della fisiologia della vite e ha preconizzato l’avvento della meccanizzazione integrale della gestione del vigneto in un’epoca in cui si pensava che solo artigianalità facesse rima con qualità.
Ha investito il suo impegno di ricerca nel miglioramento genetico dei portinnesti, dei cloni e nelle varietà di vite quando, prima dell’invenzione del termine sostenibilità e dei timori per il climate change, si postulava che il materiale a diposizione dei viticoltori fosse più che sufficiente.
Una presenza costante sulle nostre pagine
Professore emerito delll’Università di Bologna dal 2009, dove è titolare della cattedra di viticoltura dal 1974, membro dell’Accademia della vite e del vino e dell’Accademia nazionale di agricoltura, dei Georgofili di Firenze, dell’American Society for Viticulture and Enology, Cesare Intrieri è stato un intenso collaboratore della nostra casa editrice, sia per la produzione di libri che per i puntuali articoli pubblicati su VigneVini, Rivista di Frutticoltura, VVQ, dove è stato una presenza costante fino all’ultimo con i suoi articoli e i suoi editoriali capaci, in modo mai banale, di raddrizzare derive e sbavature.
Ha saputo curare intense collaborazioni con il mondo produttivo quando l’attività di ricerca rimaneva invece arroccata all’interno degli Atenei. Si è preoccupato dell’attività di divulgazione quando la terza missione era un neologismo di significato solo ecumenico, disseminando i risultati dei suoi lavori in tutti i Paesi vitivinicoli a partire dalla Francia fino alle nuove frontiere del Sud America e dell’Oceania.
Riconoscimento unanime ma tardivo
Eppure, nonostante questa intensa attività, Cesare ha raccolto meno di quanto seminato. Solo la sua longevità scientifica, durata più di 50 anni, gli ha consentito di realizzare l’ambizione di un riconoscimento unanime e trasversale all’inizio, se non negato, quanto meno discusso.
Se n’è andato nella notte di ieri e il settore vitivinicolo italiano ha perso così una delle sue colonne portanti. Lo salutiamo così, in queste poche righe, stringendoci in un abbraccio ai suoi cari, ai suoi colleghi del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna, a quelli degli altri Atenei e a tutti quelli che lo hanno conosciuto, apprezzato, talvolta combattuto, e che ora lo rimpiangono.