Il vino è un prodotto strategico all'interno del sistema di Distribuzione Moderna. Lo conferma una ricerca condotta da IRI per Vinitaly, nel corso della cui ultima edizione è stato ospitato un confronto tra cantine e insegne distributive per riflettere sull'andamento dei prezzi. Il costo delle bottiglie di vino nei supermercati sembra destinato ad aumentare a causa della tempesta inflattiva ma la conferma della sua portata arriverà dalle statistiche post-pasquali. Certo è che, già nei primi mesi dell’anno, la Distribuzione Moderna è stata chiamata ad evitare di ritoccare i prezzi a scaffale riducendo lo sconto medio per i consumatori, recuperando in questo modo marginalità. Si è registrata comunque ad inizio 2022 una flessione delle vendite che però non ha destato particolare allarme, in quanto il 2021 era partito troppo bene per il canale della DM, favorita da un semi lockdown, e quindi il confronto viene valutato come fuorviante.
DISTRIBUZIONE MODERNA CANALE PRIMARIO NEI CONSUMI
Il canale della Distribuzione Moderna si conferma primario nei volumi, con una costante qualificazione verso l’alto, vendendo sempre più bottiglie a denominazione d’origine, a un prezzo medio crescente. E’ quanto emerso dalla 18° tavola rotonda su vino e Distribuzione Moderna, organizzata da Veronafiere al Vinitaly in collaborazione con Federvini e Unione Italiana Vini e rappresentanti delle insegne distributive. I consumatori sembrano prediligere sullo scaffale sempre più le bottiglie da 0,75 a denominazione d’origine. Il loro prezzo medio continua a crescere: 5,55 euro per la bottiglia da 0,75 nel 2021 (con un aumento del 4,1% sul 2020), per un valore complessivo di quasi 1 miliardo e mezzo di euro. I prezzi medi delle bottiglie che compaiono nella speciale classifica IRI dei vini a maggior tasso di crescita sono indicativi delle tendenze: una bottiglia di Lugana costa 7,42 euro, l’Amarone 17,68 euro, il Valpolicella Ripasso 7,22 euro, il Nebbiolo 6,70 euro, il Sagrantino 9,35 euro; il Brunello di Montalcino 20,44 euro, il Lagrein 7,18 euro. E’ vero anche che un supermercato non è un’enoteca e quindi lavora sui grandi volumi, ma anche il vino più venduto nella DM italiana, il Chianti spunta un prezzo medio di 4,09 euro a bottiglia, per un valore complessivo di circa 83 milioni di euro.
LE BOLLICINE CRESCONO GRAZIE AL RITO DEGLI APERITIVI
Un discorso a parte va fatto per le bollicine: nel 2021 sono cresciute a volume del 17,9% e a valore del 20%, un successo dovuto alla loro prepotente entrata nel rito degli aperitivi, dal sempre maggiore gradimento dei giovani, e dallo sdoganamento come vino da pasto. Bisognerà, anche in questo caso, attendere i dati di Pasqua, una ricorrenza importante per le bollicine, per capire se performance così rilevanti potranno essere, almeno in parte, mantenute. La crescita delle bollicine è certamente trainata dall’exploit del Prosecco, ma vendono bene anche Moscato, Fragolino, Asti, Brachetto. Da sottolineare anche il fenomeno crescente della spumantizzazione dei vini tipici, molto gradita dai consumatori: Vermentino, Passerina, Negroamaro, Garda, Falanghina, Grillo, Ribolla, Pignoletto, Muller Thurgau, Novebolle (Romagna doc), Pecorino, Gewurztraminer, Fior d'Arancio (Colli Euganei doc) ed altri.
CALA LA QUOTA DELL'E-COMMERCE
Le difficoltà di inizio anno sono state riscontrate dalla ricerca in tutti i canali distributivi, con quello discount che risulta essere quello che tiene meglio sul vino (-4,2%) mentre l'e-commerce registra il calo più vistoso dopo la grande crescita del 2021 (-15,1%). Ad incidere sui risultati anche lo stop delle promozioni o comunque la diminuzione degli sconti proposti dalla catene. La ricerca evidenzia anche come alcune categorie basilari per gli italiani abbiano registrato dei rialzi allo scaffale, dinamiche ancora non pervenute sul settore del vino, dove però sono sicure: è incerto solo il quando arriveranno e quanto saranno intense.
PREZZI FERMI MA L'INFLAZIONE E' IN AGGUATO
In sintesi: allo scaffale si sono comprati meno vini; vi sono state meno promozioni; i cali non sono soltanto rispetto al 2021 ma anche sul 2020; l'inflazione è ancora abbastanza ferma. La vera incognita sull’andamento del mercato riguarderà dunque i prossimi mesi quando i nuovi listini andranno a scaffale, contestualmente al calo del potere di acquisto del consumatore finale, agli aumenti dei materiali di packaging e dei costi energetici e alle conseguenze sociali e economiche che il conflitto Russia/Ucraina sta generando: tutto questo porterà inevitabili effetti sulle vendite con una contrazione dei volumi.