Viviamo tempi di climate change e di necessità di irrigare il vigneto.
Quando possibile è quindi sempre meglio pensare all’impianto fisso di irrigazione a goccia per il vigneto fin dall’impianto. La primavera particolarmente siccitosa che stiamo vivendo quest’anno dimostra infatti come si possa essere chiamati a salvare l’investimento sin dalle prime fasi, idratando fin da subito le giovani piantine.
Articolo pubblicato sul numero 10/2021 di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Il gioco vale la candela
Non si dimentichi in effetti che al momento del trapianto la profondità dell’apparato radicale è particolarmente modesta e pertanto il terreno, peraltro generalmente smosso in superficie, è più soggetto ad asciugarsi rapidamente.
L’apporto idrico in questi casi, oltre ad essere vitale per le giovani piantine favorisce il corretto assestamento del terreno a ridosso delle radici a tutto vantaggio di una vegetazione pronta e regolare. In queste prime fasi non serve molta acqua ma è importante essere tempestivi e non procrastinare troppo l’intervento.
Non è fuori luogo affermare che i benefici derivanti da un sistema fisso di irrigazione a goccia realizzato fin dall’impianto, favorendone il successo in termini di regolarità ed uniformità di buono sviluppo vegetativo delle barbatelle, giustificano da soli il costo dell’impianto stesso.
Questo sistema fisso poi resterà a disposizione del vigneto per tutta la vita residua dello stesso con evidenti ulteriori vantaggi sia in termini di irrigazione che di nutrizione idrica.
Calcolare i giusti apporti
La giusta umidità del terreno è un fattore fondamentale al successo di un nuovo impianto. Immediatamente dopo il trapianto non sempre è necessario irrigare ma la presenza di un sistema fisso a goccia permette innanzitutto di favorire l’assestamento del terreno a ridosso dell’apparato radicale.
In annate particolarmente aride invece la presenza di un impianto a goccia può fare la differenza assicurando una regolare frequenza di apporti che non devono mai essere eccessivi ma sufficienti a creare le condizioni di sviluppo ideali al giovane apparato radicale. In questi casi occorre prestare particolare attenzione ai tempi di somministrazione in funzione della portata dei gocciolatori e della tessitura del terreno.
Su di un giovane impianto nei primi giorni dalla messa a dimora non serve che l’area di bagnatura si approfondisca in modo eccessivo in quanto il terreno molto probabilmente sarà molto asciutto in superficie ed idricamente più dotato in profondità.
Ovviamente la parte superficiale del terreno sarà anche quella che nei giorni successivi all’irrigazione si asciugherà più rapidamente ed un minimo di profondità dell’area di bagnata potrà essere di stimolo per il giovane apparato radicale, che il primo anno ha uno sviluppo molto rapido, a spingersi in profondità.
La profondità di distribuzione dell’acqua irrigua comunque non deve mai essere eccessiva e soprattutto non deve generare sprechi. A questo proposito non guasta realizzare dei sondaggi aziendali in campo per acquisire conoscenza sia del livello di profondità dell’apparato radicale, anche per piante in pieno sviluppo, sia dei tempi di approfondimento dell’area di bagnatura in relazione all’impianto ed alla tessitura di cui si dispone.
Non da ultimo va ricordato che rispetto ad altri sistemi di irrigazione l’irrigazione a goccia su impianti appena realizzati ha il grande vantaggio di contenere lo sviluppo di erbe infestanti.
Il tipo di impianto
Se sull’importanza dell’impianto a goccia fin dall’impianto non esistono dubbi restano ancora forti le perplessità circa la tipologia di impianto a goccia più adatto per il vigneto dal punto di vista del tipo di posizionamento dell’ala gocciolante.
Questa, come ormai noto, può essere fissata ad un filo a 60/70 cm da terra, posata a terra od interrata nel caso dei cosiddetti sistemi di subirrigazione. La soluzione posata a terra è ormai desueta perché di intralcio alle sempre più diffuse lavorazioni meccaniche nelle sue varie tipologie di intervento mentre sulle altre due soluzioni si continua a dibattere sugli aspetti positivi o negativi di una soluzione nei confronti dell’altra.
Ala appesa al filo. La soluzione di posa dell’ala gocciolante appesa al filo è la più classica e diffusa oltre che pratica ed economica. Per le barbatelle al primo anno di impianto ha il grande vantaggio di assicurare il corretto assestamento del terreno smosso a ridosso delle radici e di generare una bagnatura precisamente localizzata a livello dell’apparato radicale. Fra gli svantaggi di questa soluzione va ricordato che per alcune tipologie di attrezzature può ostacolare le operazioni di spollonatura meccanica.
Problema che tuttavia può essere risolto individuando un’altezza adeguata innalzandola ad un livello che la allontani dai flagelli. Un’ala gocciolante ad altezza maggiore oltretutto sarà in grado di generare una area di bagnatura più larga rispetto allo stesso tipo di ala posizionata più in basso: questo per il fatto che la goccia più alta è molto meno probabile che cada sempre nello stesso punto. Non da ultimo si ricorda che un’ala fuori terra è direttamente controllabile e di rapida e pratica manutenzione/riparazione. L’ala gocciolante appesa al filo non intralcia la vendemmia meccanica e può entrare nel tunnel di raccolta della macchina senza subire o provocare danni.
Subirrigazione. I sistemi di subirrigazione consistono nell’interramento delle ali gocciolanti alla profondità di 20/30 cm. ad una distanza dalla linea del filare di altrettanti 20/30 cm. In questo modo all’anno di impianto il tubo gocciolante si trova distante 30/40 cm. dall’apparato radicale delle barbatelle.
Questo, per generare una adeguata bagnatura, dovrà essere fatto funzionare per più tempo al fine di poter sfruttare la risalita capillare dell’acqua con lo svantaggio di dovere però inumidire un maggior volume di terreno. Ovviamente questo problema, per risolvere in quale talvolta si assiste alla realizzazione di linee piovane provvisorie posate a terra da utilizzare solo all’anno di impianto, scompare già al secondo anno. Per l’interramento delle ali gocciolanti servono attrezzature specifiche e trattrici di potenza adeguata oltre che ali gocciolanti dedicate, più costose, adatte ad evitare l’intrusione radicale all’interno del tubo. L’impianto interrato è anche un sistema più complesso generalmente costituito da doppio collettore e specifiche valvole di sfiato d’aria.
Il suo costo è sempre superiore rispetto ad un sistema di ala fissata al filo di sostegno con l’ulteriore svantaggio rappresentato dall’invisibilità del sistema e dalla difficoltà di localizzazione delle eventuali perdite e della loro riparazione. I vantaggi consistono nell’assenza assoluta di intralcio in campo e nel fatto che su piante già sviluppate anche la prima goccia erogata viene collocata ad una profondità utile per l’apparato radicale.
Il sistema ideale, non solo per l’irrigazione
Un sistema fisso di irrigazione a goccia al servizio di un vigneto non deve essere visto come uno strumento di forzatura ma come una soluzione per assicurare equilibrio nella nutrizione idrica ma non solo.
L’impianto a goccia in effetti è anche un preciso strumento che permette la distribuzione dei nutrienti che grazie alla particolarità del sistema di bagnatura permette la precisa localizzazione degli elementi a diretta disposizione dell’apparato radicale come con nessuna altra tecnica risulta possibile in modo così razionale.
L’irrigazione a goccia in effetti, per sua particolarità, permette di definire con precisione la profondità di bagnatura grazie al tempo di somministrazione adottato. Il livello di approfondimento dell’area bagnata, che dipende anche dalle caratteristiche di tessitura del suolo, sarà tanto superiore quanto maggiore sarà il tempo di irrigazione e di questo aspetto occorrerà sempre tenere particolarmente conto per evitare di utilizzare tempi di irrigazione troppo prolungati che rischierebbero di approfondire l’area bagnata oltre il livello esplorato dalle radici.
Tempi e turni
In funzione di questo è evidente che i tempi di irrigazione da adottare varieranno, anche in modo rilevante, in funzione dell’età del vigneto e saranno inferiori all’anno di impianto per aumentare, gradualmente, nelle stagioni successive in funzione dello sviluppo dell’apparato radicale.
A livello di turni invece si consideri che in ogni caso sono sempre da preferire, sia su giovani impianti che su vigneti in piena produzione, turni brevi e frequenti piuttosto che viceversa. In questo modo oltre ad assicurare la regolarità della distribuzione idrica per la pianta sarà possibile ottimizzare la distribuzione in profondità dell’acqua, che non raggiugerà livelli eccessivi, favorendo l’allargamento dell’area di bagnatura anche in senso orizzontale. Solo in questo modo sarà oltretutto possibile capitalizzare al meglio anche eventuali piogge che dovessero verificarsi.
Impianti già in produzione
Pur con la consapevolezza dei vantaggi derivanti dalla possibilità di disporre di un sistema fisso di irrigazione a goccia fin dall’impianto non va dimenticato che questo metodo, che potrebbe essere definito ‘parsimonioso’, porta importanti benefici anche su vigneti già in piena produzione sui quali può essere tranquillamente realizzato soprattutto se in alternativa ad altri metodi di irrigazione sicuramente meno razionali.