Si sono amati, si sono traditi e si sono lasciati. Ma il tempo cancella ogni ferita, facendo ricomporre quella che, nel 2004, era stata una traumatica frattura. Dall’incontro al vertice tra i presidenti Lorenzo Libera di Cavit e Pietro Patton di LaVis si sono sviluppate le condizioni per le clamorose seconde nozze tra il primo e il terzo gruppo vitivinicolo trentino (al secondo posto c’è Mezzacorona) dopo 14 anni di separazione.
Un debito da ricomporre
L’effettivo rientro di LaVis nell’alveo del consorzio di secondo grado dovrebbe avvenire nella primavera 2019, subito dopo l’approvazione dei bilanci. Da una parte, LaVis avrebbe alle sue spalle un partner forte e molto solido economicamente che potrebbe permetterle di accelerare il piano di rientro dal debito di 42 milioni, la cui fine è prevista nel 2032. Dall’altra Cavit potrebbe contare sui prodotti di alta qualità della viticoltura della Val di Cembra che andrebbero ad arricchire la già vasta offerta del Consorzio di Ravina. Non solo, Cavit con i suoi 190,5 milioni di ricavi è già ora il primo gruppo del Trentino e uno dei primi in Italia, ma aggiungendo i 70 milioni di ricavi di LaVis salirebbe in terza posizione nazionale dietro il Gruppo italiano vini e la Caviro, superando Antinori e Fratelli Martini, e rafforzerebbe la supremazia trentina rispetto a Mezzacorona che ha ricavi per 185 milioni di euro.
Andata e ritorno da Ravina
Un’operazione in cui ci guadagnerebbero entrambi. Da valutare gli impatti sui 140 dipendenti e sui gruppi dirigenti. LaVis si era stata separata da Cavit nel 2004 andando a costituire il terzo polo del vino trentino, con ottimi asset e l’obiettivo di conquistare il mercato americano grazie a consolidati rapporti con importatori statunitensi. Poi per la LaVis sono venute le acquisizioni importanti come la Cesarini Sforza, Casa Girelli e le toscane Poggio Morino e Villa Cafaggio. Ma, con alcune difficoltà sul mercato Usa, sono anche arrivati i debiti e i guai con le banche. Il rosso è arrivato a 80 milioni e la cantina è stata commissariata prima con Marco Zanoni e poi con Andrea Girardi. Ora è tornata la gestione ordinaria con il presidente Patton e il direttore Massimo Benetello e il debito è ridotto a 42 milioni, con 72 milioni di fatturato consolidato (e un utile di 300mila euro) .