SOStain, l’approccio più sostenibile di tutti

Alberto Tasca nel vigneto sostenibile gestito con le indicazioni del protocollo SOStain
Lo sostiene nel corso del simposio “Interazioni sostenibili” di Palermo Alberto Tasca. «Non basta il bio o l’integrato, serve anche attenzione al benessere dei lavoratori e alla salute dei consumatori». E riguardo allo standard unico di sostenibilità certificata adottato dal Governo: «Ne facciamo parte, ma andiamo oltre con il divieto al diserbo chimico concesso invece da questo nuovo standard»

Adottato già da ventisei aziende vitivinicole, per gli ideatori e i sostenitori può rappresentare un importante driver di competitività, soprattutto nei mercati esteri.

Parliamo di SOStain, il programma di sostenibilità della vitivinicoltura siciliana sostenuto da Assovini Sicilia e Consorzio di Tutela della Doc Sicilia, aperto a tutte le aziende vitivinicole del territorio regionale e che in Sicilia può contare già su quindici strutture certificate per un totale di quasi 4,5 mila ettari e oltre 19 milioni di bottiglie certificate. Se n’è parlato a Palermo lo scorso 2 maggio durante il simposio “Interazioni sostenibili” dedicato ai temi della sostenibilità vista in un’ottica multidisciplinare organizzato dalla Fondazione SOStain di cui Assovini Sicilia e Consorzio Doc Sicilia sono i soci fondatori.

Non basta il bio o l’integrato

L'intervento di Alberto Tasca al simposio "Interazioni sostenibili"

Non basta, dunque, che in vigna si adotti il metodo biologico o biodinamico o ancora l’integrato perchè l’azienda vitivinicola sia considerata sostenibile. Bisogna andare oltre e partire dal presupposto che gli impatti delle attività agricole vanno oltre i confini dei campi che si coltivano, poiché riguardano anche il benessere dei lavoratori e la salute dei consumatori, il coinvolgimento delle comunità locali, la valorizzazione del territorio circostante, la conservazione delle risorse naturali.

«La sostenibilità - ha detto Alberto Tasca, presidente della Fondazione SOStain - abbraccia le definizioni di biologico, biodinamico, integrato, ma va oltre, attraverso un approccio basato sulla misurazione e sulla riduzione dell’impatto e non solo in agricoltura».

Un approccio che dà una marcia in più

Senza essere polemico, il Ceo di Tasca d’Almerita indica nel programma SOStain prerogative particolari e un approccio più “sensibile” rispetto ad altri programmi di sistemi di sostenibilità, compreso il protocollo unico nazionale varato recentemente dal Mipaaf. Chi ha abbracciato la filosofia di SOStain, infatti, tra le tante altre cose, si obbliga a non ricorrere al diserbo chimico che invece non è escluso dallo standard nazionale di viticoltura sostenibile che fa riferimento al Sqnpi, il sistema di qualità nazionale di produzione integrata.

Insomma, le aziende vitivinicole certificate SOStain, a detta di Alberto Tasca, si presentano con una marcia in più al pubblico dei consumatori attenti ai temi della sostenibilità agricola, economica, sociale e territoriale.

Il disciplinare di SOStain Sicilia è basato su dieci requisiti minimi che includono aspetti che vanno dalla misurazione della “water footprint” e della “carbon footprint” al controllo del peso della bottiglia, dalla conservazione della biodiversità floristica e faunistica alla valorizzazione del capitale umano e territoriale, dal risparmio energetico alla salute dei consumatori. Solo le aziende che li rispettano possono ottenere la certificazione rilasciata da parte di un ente terzo indipendente e possono inserire in etichetta il marchio SOStain detenuto dalla omonima Fondazione.

I principi nella gestione del vigneto

Ma vediamoli uno per uno questi requisiti.

Il primo riguarda la gestione vigneto. Le aziende, nella produzione delle uve, sono tenute a rispettare o il disciplinare del Sistema di Qualità Nazionale per la Produzione Integrata (SQNPI) o il disciplinare regionale (valido per la Sicilia) di produzione integrata o adottare i metodi di gestione delle aziende eco-sostenibili (quelli previsti per chi ha aderito alla Misura 10.1.b del Psr Sicilia) o ancora il disciplinare di produzione biologica.

Ciò che caratterizza il disciplinare SOStain è il divieto assoluto di praticare il diserbo chimico.

Per le aziende estese più di 15 ettari c’è l’obbligo di mantenere zone naturali per almeno il 5 per cento della superficie aziendale.

Nel vigneto devono essere utilizzati materiali eco-compatibili. Questo requisito vale per i nuovi vigneti nel cui impianto devono esclusi tutti i materiali che non siano riciclabili o biodegradabili.

Privilegiate le materie prime locali. La totalità delle uve e dei vini eventualmente acquistati devono essere di provenienza regionale.

Le aziende sono tenute a calcolare, a livello di organizzazione, gli indici proposti dal programma VIVA (Aria, Acqua, Vigneto) e a soddisfare l’indicatore “Territorio”.

Le tecniche per la fase di cantina

Il disciplinare impone anche l’adozione di tecnologie tecnicamente efficienti. Nella vinificazione sono considerati efficienti i processi che consentono di produrre vini con un consumo energetico inferiore a 0,7 kwh/l di vino.

Attenzione anche al peso delle bottiglie utilizzate per il vino fermo (sono esclusi vini frizzanti e gli spumanti): il peso medio di quelle prodotte nel corso dei due anni deve essere inferiore o uguale a 550 g/0,75 litro. E a proposito di bottiglie, durante il Simposio di Palermo è stato descritto il progetto finalizzato alla produzione di bottiglie leggere di tipo “bordolese” realizzate a Marsala in provincia di Trapani con vetro riciclato e raccolto in Sicilia che peseranno solo 500 grammi. Il tutto perfettamente in tema con il tema più ampio della sostenibilità (ridotto impatto dei trasporti e riciclo delle materie prime).

Report di sostenibilità obbligatorio

Trasparenza anche nella comunicazione. Le aziende aderenti al programma di certificazione sono tenute a redigere un Report di sostenibilità prima del 31 marzo di ogni anno.

E infine niente residui nei vini. Ogni anno su un campione di almeno il 25% delle referenze commercializzate devono essere fatte le analisi di laboratorio allo scopo di verificare l’assenza residui di agrofarmaci.

Leggi anche:

La sostenibilità nella filiera vitivinicola.

VIVA Sustainable Wine, quando la sostenibilità è misurabile

 

SOStain, l’approccio più sostenibile di tutti - Ultima modifica: 2022-05-05T13:05:20+02:00 da Lorenzo Tosi

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