Quando la vite diventa laboratorio urbano

All’interno degli spazi del Politecnico di Torino, da alcuni mesi è nata Campus Grapes, una vigna inserita nel contesto urbano dove si fa sperimentazione e si avvicina la popolazione all’agricoltura

Campus Grapes è un progetto partecipato e condiviso, con il coinvolgimento di istituzioni accademiche come il Politecnico di Torino, con il suo nuovo corso di Laurea Magistrale in Agritech Engineering, e il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari - DISAFA dell’Università di Torino, insieme a Citiculture, startup green tech che trasforma spazi urbani in luoghi di grande impatto sociale e ambientale attraverso la viticoltura. Abbiamo incontrato i protagonisti del progetto.

Un laboratorio a cielo aperto

«Sono professore di Elettronica al Politecnico di Torino - afferma Danilo Demarchi - e da lungo tempo mi occupo di biomedica, ad esempio di dispositivi per il monitoraggio di malattie. Da una decina d’anni ho iniziato ad applicare le stesse tecnologie alle piante, studiandone e monitorandone i biosistemi. Con Luca Balbiano abbiamo dato vita a questo progetto, che unisce tecnologia e agricoltura. Volevo offrire agli studenti della laurea in Agritech Engineering, nata solo tre anni fa, un luogo dove fare ricerca concreta. Il vigneto, oltre a essere bellissimo esteticamente, è diventato così un laboratorio a cielo aperto, uno spazio di formazione e socialità da vivere ogni giorno. In più, il Politecnico sta investendo molto in sostenibilità e innovazione green, e questo progetto rappresenta perfettamente quella visione».

Trasformare i dati in conoscenza utile e soluzioni pratiche

«Insegno viticoltura all’Università di Torino in diversi corsi – gli fa eco Paolo Sabbatini - tutti relativi alla viticoltura applicata, pratica. Conduco progetti di ricerca inerenti la fisiologia della vite. Da un punto di vista tecnico, la mia expertise è relativa soprattutto al carbon partitioning, quindi fotosintesi, studi sui metaboliti che vengono impattati da gestioni diverse del vigneto, fino ad arrivare ad analisi trascrittomiche, in cui si studia l’espressione molecolare dei geni in specifici contesti e con diverse gestioni delle piante. Sono entrato nel progetto grazie a Luca: inizialmente dovevamo occuparci di due piante in vaso, oggi ne abbiamo più di 700. Per me è un laboratorio di ricerca unico: ci permette di studiare come la pianta reagisce agli stress e di sperimentare tecnologie applicate in campo. Spero che in futuro ci siano studenti che magari vorranno fare tesi di laurea o tesi di dottorato su aspetti specifici della gestione di questo vigneto un po’ particolare. Oggi la viticoltura dispone di molti strumenti digitali e tanta tecnologia per i vigneti, che spesso non sono semplici da applicare e gestire. Gli studi in merito dicono che, della tecnologia dei nuovi trattori prodotti, solo il 5% viene utilizzata dall’agricoltore. Il nostro obiettivo è trasformare i dati in conoscenza utile e soluzioni pratiche».

Il potenziale sociale della viticoltura urbana

«Io sono vignaiolo - gli fa eco Luca Balbiano - fondatore di Citiculture, e con Danilo ho creato Campus Grapes per unire la tradizione della vite alla cultura urbana e tecnologica. La mia esperienza nella vigna di Villa della Regina (unico vigneto urbano in Italia a produrre un vino cru certificato Doc, Ndr) mi ha fatto scoprire il potenziale sociale della viticoltura urbana: non solo produzione, ma coesione e senso di appartenenza. In molte città europee la vigna è un simbolo di comunità e sostenibilità. A Parigi, ad esempio, c’è la Fête des Vendages, che intorno a una vigna grossa come la nostra porta mezzo milione di persone in occasione della vendemmia. Un evento intorno al quale ruota una dinamica sociale che crea un senso di appartenenza enorme, attraverso la celebrazione di un luogo sottratto all’edificazione e divenuto di appartenenza sociale. Campus Grapes nasce proprio da questa idea: integrare viticoltura, tradizioni, innovazione e cultura, e in più con un approccio concreto alla sostenibilità in un modello che unisce pubblico e privato. Una collaborazione non sempre facile, ma straordinariamente formativa. Il fatto che sia mezzo al Politecnico di Torino è un valore aggiunto enorme».

Sintesi di articolo tratto da VVQ 8/2025

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Quando la vite diventa laboratorio urbano - Ultima modifica: 2025-12-01T09:24:33+01:00 da Redazione

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