Solo in agricoltura ci sono legami così saldi non solo da superare il tempo ma, addirittura, da rafforzarsi con il suo inevitabile trascorrere, creando una trama di circostanze ed eventi che finiscono con l’abbracciare, quasi misteriosamente, generazioni distanti fra loro. È questo legame il senso che unisce il marchio Pasquali, storico interprete della meccanizzazione agricola, nato nel 1949 e dal 1999 entrato a far parte del Gruppo BCS, con l’Azienda agricola Elena Fucci di Barile, costituitasi nel 2000 ed oggi protagonista, con il suo superbo Titolo, un esplosivo Aglianico del Vulture in purezza, della scena enologica del nostro Paese. Un legame tanto profondo, quanto inatteso e, per ciò stesso, quasi magico. A scovarlo e portarlo alla luce, in modo pressoché occasionale, è stato lo stesso presidente di BCS SpA, l’ing. Fabrizio Castoldi, conquistato dall’ampia struttura e dal complesso profumo che un bicchiere di quel Titolo gli stava trasmettendo, al punto da indurlo a ricercare chi ne fosse il produttore, individuando nella giovane Elena Fucci (nella foto) l’enologa autrice di quella stupenda creazione. E il Fato vuole che, ad aiutare Elena e suo nonno Generoso nella cura appassionata dei sei ettari di vigneti di proprietà situati in Contrada Solagna del Titolo, ai piedi del Monte Vulture, fosse proprio un trattore Pasquali, capace di muoversi con agilità fra quei filari stretti addossati alla montagna, posti a 600 metri di altezza sul mare. “È stata una rivelazione sorprendente. - racconta il presidente di BCS SpA - Scoprire che, accanto alla passione, alla determinazione e alla competenza di una così giovane e già affermata enologa come Elena Fucci, a contribuire alla riuscita di un vino così straordinario per potenza e gusto quale il “Titolo” fosse, per molti versi, anche un trattore Pasquali, mi ha colpito, quasi commosso. E mi ha spinto ad invitare Elena e la sua famiglia a visitare lo stabilimento di Luzzara del nostro Gruppo, dedicato proprio alla costruzione dei trattori, a marchio BCS, Ferrari e Pasquali”. L’incontro, in occasione del Vinitaly, è carico di serena allegria, sincera cordialità e immediata empatia. C’è Elena con il marito Andrea, ingegnere gestionale toscano da poco al suo fianco nella gestione dell’Azienda agricola, e il padre Salvatore. Nonno Generoso, oggi ottantaseienne, non se l’è sentita di prendere l’aereo. Ma è virtualmente presente, grazie alle foto che Elena Fucci mostra all’ing. Fabrizio Castoldi: immagini che ritraggono il nonno Generoso alla guida del suo Pasquali 970 da 33 cavalli, motore Lombardini a 2 cilindri e 4 tempi raffreddato ad aria, da 1332 cc di cilindrata, che risale al 1980. “È come se fosse suo figlio. - racconta Elena, sorridendo - Ne è così geloso che non ha mai permesso a nessun altro di salirvi. Lo guida solo lui. E guai a chi glielo tocca!”. A nonno Generoso Elena è particolarmente legata: “È merito suo se, negli anni ‘60, la mia famiglia decise di acquistare questi sei ettari di vigneti, prendendosene cura per quasi quarant’anni. E, quindi, è in gran parte a lui che devo la scelta di aver intrapreso questa strada, sostenuta in questa decisione dai miei genitori, entrambi insegnanti. Del resto sono nata fra questi filari e sono cresciuta circondata dai grappoli d’uva. Respiro da sempre l’aria di questo territorio, che offre una delle migliori espressioni nei vitigni di Contrada Solagna del Titolo, grazie al particolare mix di microclima e terroir”. Fin dalla prima vendemmia, nel 2000, la cantina decise di puntare tutto su una sola etichetta, il Titolo appunto, un vino pensato subito per essere unico: “Su questa scelta, che oggi posso definire strategica visti anche i risultati ottenuti, ha certamente pesato sia la dimensione e la resa dei vigneti, sia la qualità data dalla maturità delle piante. Ma, vorrei dire, anche il desiderio di poter rappresentare al meglio la specificità dell’Aglianico e la territorialità del Vulture. Un vino che fosse, cioè, riconoscibile grazie alla sua capacità di esprimere i valori di un terreno vulcanico, fortemente minerale, dal colore scuro e pozzolanico, con tutti i profumi di questo meraviglioso e per molti aspetti sconosciuto angolino d’Italia”. Se la strada della massima qualità è quella intrapresa da Elena Fucci per il suo vino, ciò si traduce in una cura meticolosa per ogni fase del processo produttivo: “Come dico sempre a mio nonno, il lavoro che svolgiamo in vigna non è viticoltura ma una e vera e propria opera di giardinaggio, tant’è la cura che viene dedicata alle nostre viti. Rispetto della natura e dei suoi cicli; nessun impiego di prodotti chimici, anche per legare le viti viene utilizzata la ginestra che lasciamo essiccare durante l’estate. Il lavoro in vigna è fondamentale: vinifichiamo soltanto le nostre uve e, quando l’uva arriva in cantina per iniziare la vinificazione, ho quasi il terrore di poterla soltanto rovinare. Fortunatamente il risultato finale appaga tutti gli sforzi fatti in vigna e in cantina”. E in effetti, per il Titolo i riconoscimenti si sprecano, a cominciare dai Tre bicchieri tributati, per dieci anni consecutivi, dalla guida Gambero Rosso: “È una grande soddisfazione, per me e per tutta la mia famiglia, oltre che per quanti lavorano nella nostra azienda. Così come il successo che il nostro vino, di cui produciamo all’anno circa 20 mila bottiglie, sta ottenendo in giro per l’Europa e nel mondo: dagli stati Uniti al Canada, dalla Nuova Zelanda al Giappone”. Una storia di successo, dunque, che guarda al domani. E se il passato e il presente del lavoro nei filari di Contrada Solagna del Titolo porta iscritto il marchio Pasquali, ovvero il trattore di nonno Generoso, anche per il futuro questo legame si consoliderà: “Per sostituire il vecchio trattore del nonno, abbiamo deciso di acquistare un nuovo Pasquali. Qui a Luzzara l’ho potuto guidare io stessa, nel campo prove. E mi ha conquistato”.
Da tre generazioni nei vigneti dell’azienda agricola Elena Fucci
Oggi come ieri, un Pasquali al lavoro a Barile, nelle vigne del “Titolo”
Oggi la tradizione si rinnova