Dal dopoguerra ad oggi la vitivinicoltura europea ha registrato in un susseguirsi cronologico: abbandono degli ibridi; introduzione in vasti areali di varietà internazionali; massimizzazione delle rese produttive; valorizzazione delle varietà locali e dei vini del territorio; introduzione del concetto di viticoltura sostenibile per la riduzione dell’impatto sull’ambiente; valorizzazione delle IGT e di nuove tipologie di vini (e di conseguenza di varietà). Rimane però aperto un aspetto che si ritiene possa essere, almeno in parte, risolto solo dalla genetica: la resistenza alle malattie. È necessario ricordare che negli ultimi decenni nuove molecole sono state messe a disposizione dei viticoltori per la lotta alle patologie della vite e, sebbene abbiano mostrato avere un minor impatto ambientale rispetto ai prodotti tradizionali, sono risultate nel contempo essere più costose, di maggior difficoltà gestionale e talora anche di minor efficacia. In conseguenza di ciò, non potendo percorrere la strada OGM date le limitazioni legislative esistenti, l’ibridazione assistita da marcatori molecolari risulta oggi una strada percorribile per la creazione di nuovi ibridi ad uva da vino e da tavola resistenti alle malattie (peronospora ed oidio in primis). I vecchi ibridi erano caratterizzati da due caratteristiche fondamentali: il basso livello qualitativo del prodotto finale (aspetto molto negativo) e il mantenimento del grado di resistenza alla/e malattia/e inalterato nel tempo anche in presenza di ceppi resistenti a determinati prodotti (aspetto senz’altro positivo). Al contrario, gli ibridi di nuova generazione sono in grado oggi di dare vini comparabili a quelli delle varietà di Vitis vinifera; la loro resistenza alle malattie è definitiva e pressoché assoluta permettendo così di ridurre il costo della lotta alle crittograme di oltre il 90%. Ritenendo di fondamentale importanza poter fruire nel medio-lungo termine dei risultati di ricerche finalizzate all’ottenimento, attraverso l’ibridazione, di varietà resistenti alle malattie, nel 2006 VCR ha avviato con l’Istituto di Genomica Applicata di Udine un’importante collaborazione su questo tema; nel 2011 è cominciata una collaborazione anche con l’università di Novi Sad (Serbia) e con l’Istituto di Chisinau (Moldavia) e, nella primavera 2011, con l’Istituto di Novocercass (Russia). Attualmente sono in coltivazione sperimentale 15 ibridi da vino I.G.A. a bacca bianca e 15 a bacca rossa, 6 ibridi da vino e 2 ibridi da tavola dell’Istituto di Novi Sad, 3 ibridi da vino e 4 ibridi da tavola dell’Istituto di Chisinau (Moldavia) e un ibrido tedesco (Hibernal). Nella foto: il clone resistente I.G.A. 31-103.
L'importanza dell'ampliamento dell'offerta varietale
L’innovazione ai Vivai Cooperativi Rauscedo
Grandi potenzialità negli ibridi di nuova generazione