Proteggere il vigneto in modo puntuale e tempestivo, limitando gli interventi alle dosi di effettivo bisogno e riducendo i consumi e la dispersione nell’ambiente dei fitofarmaci: questo l’obiettivo che il progetto Kattivo si prefigge di raggiungere con la messa a punto di un kit in grado di modficare gli atomizzatori per eseguire i trattamenti con la tecnologia innovativa della dose variabile ottimizzata.
Un gruppo operativo per il trasferimento tecnologico
I primi risultati del progetto e le caratteristiche della tecnologia sono stati presentati il 12 novembre scorso nel corso del convegno online organizzato dall’Accademia dei Georgofili e da ERATA con la moderazione di Maurizio Bogoni, direttore tecnico delle Tenute Ruffino, azienda capofila del progetto, realizzato nell’ambito del bando regionale 2017 di sostegno ai Gruppi Operativi per il Parternariato Europeo per l’lnnovazione (Go Pei).
L’idea dei partecipanti al gruppo operativo è stata quella di sviluppare un tecnologia modulare, applicabile alle trattrici e agli atomizzatori già presenti nelle aziende e di conseguenza economicamente più sostenibile per i produttori.
Sensori a ultrasuoni e elettrovalvole proporzionali
Il prototipo consiste in un sistema di sensori a ultrasuoni di ultima generazione in grado di misurare in modo preciso il volume e la densità delle vegetazione, una centralina di gestione degli ugelli a diverse portate, un sistema di elettrovalvole proporzionali, un’interfaccia hardware e un software che trasforma i dati relativi alle caratteristiche della chioma nell’informazione sul volume di miscela da erogare.
Risparmi fino al 75%
«Un sistema di questo tipo - ha spiegato Jacopo Cricco di Ager agricoltura e ricerca, citando i dati raccolti in un precedente progetto - consente, adeguando la dose al volume della chioma, di arrivare a un risparmio di prodotto del 75%, con una copertura della vegetazione paragonabile e una migliore uniformità del trattamento rispetto a quanto ottenibile con una distribuzione di tipo tradizionale».
Collaudo in pieno lockdown
Il nuovo kit è stato collaudato, come hanno spiegato Daniele Sarri del DAGRI dell’Università di Firenze e Simonpaolo Kartsiotis del CREA Viticoltura ed Enologia, nei mesi primaverili ed estivi di quest’anno nei vigneti delle due aziende agricole partner del progetto, le Tenute Ruffino e l’Azienda Agricola San Felice. I dati raccolti dai sensori del sistema sono stati comparati con quelli ottenuti con diversi metodi di campo in grado di descrivere le caratteristiche bidimensionali e tridimensionali della parete nelle diverse fasi di sviluppo vegetativo. Per valutare l’efficacia del trattamento sono stati poi analizzati la qualità della copertura con metodi tradizionali e di analisi dell’immagine, ed è stata monitorata la presenza e l’incidenza dei sintomi delle principali fitopatie per tutto il corso della stagione.
Analisi costi benefici (tangibili e intangibili)
A conclusione del progetto saranno analizzati i costi e la sostenibilità economica oltre che ambientale derivante dall’introduzione del kit nelle aziende, aspetto fondamentale nel momento in cui si vanno a valutare gli aspetti di trasferibilità dell’innovazione.
La messa a punto del nuovo strumento nel progetto Kattivo si inserisce in una lunga esperienza di introduzione dell’agricoltura di precisione nelle due aziende agricole partner del progetto.
«Il passaggio alla gestione sito specifica e a rateo variabile - ha spiegato Luca Cavallaro delle Tenute Ruffino - ha portato sicuramente a un miglioramento della produttività e della qualità del prodotto, una riduzione degli input e dei tempi impiegati nei processi decisionali, con la conseguenza di una produzione molto più sostenibile dal punto di vista economico e ambientale». «Ma sono stati raggiunti anche altri benefici intagibili importanti, quali una gestione aziendale più consapevole e la disponibilità e l’organicità dei dati e informazioni che rappresentano una base di grandissimo valore nella costruzione del futuro dell’agricoltura 4.0».
L’uomo rimane al centro
«Un passaggio che - ha sottolineato Roberta Pugliese, responsabile della gestione agronomica dell’Azienda San Felice -, non può dimenticare la centralità delle risorse umane presenti nelle aziende e l’importanza di individuare e formare i soggetti più adatti».
«Occorre investire- ha ribadito Pugliese - sul personale e lavorare di maieutica, tirando
fuori le potenzialità che talvolta sono già presenti ma che dobbiamo accompagnare con una giusta formazione ogni volta che ci approcciamo a un progetto di viticoltura di precisione».
Un invito accolto e confermato anche da Antonio Tonioni, presidente di Erata e da Marco Vieri dell’Università di Firenze, responsabile scientifico del progetto, che ha sottolineato come «l’introduzione della precision farming non si debba fermare allo sviluppo di nuovi strumenti tecnologici, ma debba realizzarsi nell’ambito di un ecosistema multidimensionale e territoriale che comprende non solo gli agricoltori ma anche i fornitori di macchine agricole e di tecnologie hardware e software, i centri di assistenza sul territorio, i terzisti, il mondo della formazione, la consulenza, le infrastrutture e la governance».