Il settore dei trasporti rappresenta una delle priorità su cui intervenire immediatamente, dato che da esso proviene circa un quarto delle emissioni totali di gas serra. D’altra parte le proiezioni fatte dal PAN (Programma d’Azione Nazionale) e dai documenti Ue suggeriscono che i consumi energetici del settore aumenteranno costantemente, in particolare per il gasolio. L’Ue è intervenuta sul problema chiedendo l’inserimento di quote crescenti di biocarburanti prodotti da biomasse nel mercato comunitario della mobilità, con le Direttive 30/2003/CE e 28/2009/ CE (recepita dal Dlgs 28/2011 e che supera la precedente) per cui sono fissati gli obiettivi del 5% al 2014 e del 10% al 2020 di consumo di biocarburanti sostenibili (come definiti dal Dlgs 55 del 31/3/2011) nei trasporti. Inoltre, i carburanti di origine biologica possono svolgere un ruolo strategico dal punto di vista della tutela ambientale, in quanto permettono di differenziare gli approvvigionamenti e ridurre allo stesso tempo le emissioni di gas a effetto serra e altri inquinanti. Da tempo, anche in Italia, sono state avviate ricerche e studi finalizzati a produrre biocarburanti a partire dalla valorizzazione di scarti dell’industria agroalimentare, del legno e dal settore dei rifiuti solidi urbani, oltre che da colture dedicate. La produzione di biocarburante di seconda generazione, ovvero ottenuto dal materiale di base lignocellulosico di biomasse, anche se ancora non economica in modo soddisfacente e tecnologicamente matura, parte proprio dal presupposto di reperire materia prima abbondante e a basso costo, che nel ciclo di vita di utilizzo di un bene di consumo costituisce scarto o rifiuto.