L’armonia tra vigne e boschi segnata da cicatrici indelebili

Paolo Babini, titolare assieme alla compagna Katia dell'azienda Vigne dei Boschi colpita dall'impatto dell'alluvione
L’impatto della doppia alluvione ha sconvolto il progetto di rinaturalizzazione perseguito da Paolo Babini nell’azienda Vigne dei Boschi a Valpiana di Brisighella nell’alta valle del Lamone. Dove frane e smottamenti hanno cancellato impianti e creato nuovi dislivelli. «Qui il paesaggio è tutto da ricostruire, partendo dal rispetto del territorio e del clima»

Un vantaggio che è diventato un duplice svantaggio.

Vigne dei Boschi, l’azienda di Paolo e Katia Babini è un piccolo gioiello della viticoltura romagnola. Perfetta sintesi tra il carattere tenace dell’alta collina e l’esuberanza della pianura. Il grosso dei vigneti cresce ad un'altitudine media di 400 metri s.l.m a Valpiana di Brisighella, sulla dorsale appenninica solcata dalla valle del torrente Lamone che da Marradi, in Toscana, scende fino a Faenza. Una Romagna con un’impronta di “frontiera” a dir la verità, rarefatta e quasi austera.

La cantina (e circa un ettaro di Trebbiano) è invece a Solarolo, nella “bassa”, a metà strada tra Castelbolognese e Lugo, una terra vivace che si muove al ritmo di bande musicali e di balere.

Schivati per pochi metri dal Senio

Un doppio domicilio che in tempi normali poteva dare qualche vantaggio logistico. Ma in Romagna i tempi non sono normali. Così i Babini, dopo il doppio fronte “monsonico” del 2 e soprattutto del 16 maggio, hanno dovuto subire sia gli effetti del forte dissesto idrogeologico in collina che quelli degli allagamenti in pianura.

«Per gli allagamenti – ammette Paolo Babini – siamo stati in realtà fortunati. L’ondata di acqua e fango esondata dal Senio che ha sommerso per giorni Solarolo ci ha infatti dribblato per pochi metri, obbligandoci comunque ad un prolungato stop logistico». Diversa la situazione sopra le rive del Lamone.

Alta collina isolata

«A causa delle numerose frane – testimonia Babini - siamo riusciti ad accedere alle vigne di Valpiana solo dopo una settimana dall’evento meteorico e la strada per San Cassiano, poco più in alto, è ancora interrotta: ci si arriva solo dalla Toscana».

Una zona, quella di Valpiana, che Babini ha scelto con cura quando, nel 1989, ha deciso di produrre vini di qualità. L’altezza elevata allunga infatti le maturazioni donando eleganza e aromaticità. E la particolare orografia di questa zona caratterizzata, come suggerisce il nome, da un’alternanza di pianori e rilievi ha consentito  di realizzare veramente quello che viene dichiarato dal nome aziendale: incastonando i vigneti in mezzo a boschi e impiantando i vitigni in base ai microclimi più adatti.

Obiettivo biodiversità

Così, a fianco degli autoctoni Albana, Pagadebit e Sangiovese, coltivato però ad alberello, trovano spazio gli alloctoni Riesling, Pinot Nero, Syrah, Malbo e anche il resistente Sauvignon Rytos. Sei ettari di vigna più un ettaro di olivi in mezzo a 35 di bosco. Una gestione che mira alla massima tutela della biodiversità.

Lo scivolamento del terreno

Una zonazione viticola completamente da rifare perché gli oltre 600 millimetri di pioggia caduti in questa zona non hanno generato solo smottamenti e frane, ma completamente alterato il profilo altimetrico dell’azienda. «L’acqua si è infiltrata in profondità, facendo scivolare in alcune zone gli accumuli franco argillosi sopra lo strato impermeabile di marna». Si sono così create nuove depressioni e innalzamenti causati dallo scivolamento dei terreni più a monte.

In mezzo a filari una volta perfettamente allineati sono comparsi gradini di oltre un metro. Le spaccature del terreno hanno portato i vigneti su diversi livelli. Un vigneto sovrastante è franato coprendo in parte quello sottostante, alcune carraie di bordo sono smottate e tra gli accumuli franosi ci sono ancora persistenti ristagni idrici.


Edagricole sostiene l'iniziativa di raccolta fondi
per l'Emilia-Romagna alluvionata. 

L'Iban per la donazione, intestato a “Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile dell'Emilia Romagna” è il seguente:

IT69G0200802435000104428964

La causale da indicare è “Alluvione Emilia-Romagna"


Produzione compromessa anche in futuro

«L’intera azienda è da riprogettare, la rete idrica e carrabile da ritracciare, alcuni vigneti occorre ripiantarli in posizioni più arretrate e tutti i crinali sono da riconsolidare». La produzione dell’annata sembra fortemente compromessa, ma occorre valutare anche l’impatto su quelle del prossimo futuro».

A incidere è anche l’impatto diretto dell’acqua sulla vite, che ha causato danni meccanici e colatura dei fiori, ma anche quello indiretto per l’impossibilità ad eseguire trattamenti anti-crittogamici. «In questo la nostra realtà è più fortunata -commenta Babini – perché già da molti anni abbiamo ridotto i trattamenti all’osso».

Dal 1994 la coltivazione dei vigneti di Vigne dei boschi si caratterizza infatti per il ricorso al metodo dell’agricoltura biologica e dal 2002 è iniziata la conduzione aziendale secondo i dettami della agricoltura biodinamica, con sovesci e preparati dinamizzati direttamente in azienda da Babini.

Un rispetto del ritmo naturale ora definitivamente alterato da quello che ha combinato l’uomo al clima e alla natura. «Il paesaggio rinaturalizzato, nitido e ordinato che avevamo costruito è stato profondamente ferito da fessure che diventeranno cicatrici indelebili in un territorio stravolto».

«Nulla sarà più come era prima, se l’uomo non imparerà a gestire il territorio con maggiore rispetto».

L’armonia tra vigne e boschi segnata da cicatrici indelebili - Ultima modifica: 2023-05-26T03:21:52+02:00 da Lorenzo Tosi

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