Nei lavori in corso al MIPAAF per giungere ai decreti di programmazione dei finanziamenti legati all’OCM vino per il periodo 2014-2018, si discute anche di finanziamenti alla Vendemmia Verde per le prossime campagne. FIVI, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, ha contestato la proposta avanzata da alcune Regioni di procedere a finanziare la Vendemmia Verde e soprattutto di potersi avvalere di sostanze chimiche da distribuire in vigneto per far avvizzire i grappoli direttamente sulle viti. Né l’Europa, né il Ministero avevano proposto tale modalità in applicazione della misura nº 102 del Regolamento Comunitario 1234/2007 a sostegno del settore vitivinicolo. Per Vendemmia Verde si intende la distruzione o eliminazione totale dei grappoli non ancora giunti a maturazione, riducendo a zero la resa del vigneto. L’obiettivo di tale misura (inserita nel PNS-vino previsto dalla OCM 2013-18) è quello di mantenere l’equilibrio tra domanda e offerta, diminuendo la produzione vitivinicola e privilegiando le produzioni di vini di qualità che hanno maggiore capacità di penetrazione nei mercati e maggiore ritorno economico. FIVI ritiene che, alla luce del grande calo di produzione registrato nella vendemmia 2012 (il più significativo da alcune decine d’anni), si ponga la questione dell’utilità di una simile misura (che ovviamente sottrae risorse altrimenti destinabili ad altri capitoli, come la ristrutturazione vigneti o gli investimenti produttivi e commerciali). Ma se la misura può essere di sostegno, in determinate aree e determinati contesti, è giusto venga attuata tramite pratiche manuali o meccaniche, e assolutamente NON si debba procedere per via chimica. Il risultato certo di una simile pratica, infatti, sarebbe un ulteriore inquinamento dei suoli e delle piante stesse. Risulterebbe peraltro paradossale diffondere nell’ambiente molecole atte a distruggere ciò che molto probabilmente si è fatto crescere in precedenza con l’uso di altri agenti chimici. FIVI evidenzia che queste richieste di Vendemmia Verde chimica indicano una programmazione regionale delle aree vitate non ottimale e il rischio di possibili danni ambientali. I Vignaioli FIVI, che mantengono rapporti con le autorità territoriali, sono impegnati in ogni contesto in cui operano a chiedere con fermezza che si desista da scelte incomprensibili, lesive della reputazione dell’agricoltura e della viticoltura e meno che mai lungimiranti. Attualmente sono 700 i produttori associati a FIVI, da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 7.000 ettari di vigneto, quindi una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola. 412.000 sono gli ettolitri di vino prodotti, 55 i milioni di bottiglie commercializzate e oltre 0,5 i miliardi di euro di fatturato. I 7.000 ettari di vigneto sono condotti per il 44 % in regime biologico/biodinamico, per il 18 % secondo i principi della lotta integrata e per il 38 % secondo la viticoltura convenzionale.
L'impegno sul fronte della programmazione della prossima OCM Vino per l’Italia
FIVI pone la questione della vendemmia verde
Duramente contestato l'uso di sostanze chimiche per la sua attuazione